La robotica è umana

Il professore Bruno Siciliano della Federico II ribalta l’idea tradizionale di AI e robotica, mettendo al centro i talenti, la corporeità, l’etica e la collaborazione uomo-macchina

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Nel corso della tavola rotonda Le condizioni per lo sviluppo della fabbrica umano-centrica(ne abbiamo parlato nell’articolo Fabbrica umano-centrica, idee per il futuro industriale), promossa da SPS Italia, il professor Bruno Siciliano – keynote speaker dell’evento – ha aperto la discussione con un intervento denso di visione. La sua riflessione ha messo al centro il ruolo della robotica come leva di inclusione, intelligenza incarnata e valorizzazione umana. Un contributo che ha restituito profondità e senso all’idea di tecnologia umano-centrica.

“Parlare di AI e di robotica – afferma Bruno Siciliano, professore Ordinario di Automatica e Robotica all’Università di Napoli Federico Secondo – significa anche parlare di talenti. E a proposito di talenti, in questo scenario di forte tumulto ed incertezza geopolitica, possiamo sicuramente attirare, come paese europeo, giovani talenti che animano il flusso migratorio proveniente dai paesi americani, innanzitutto retribuendo in maniera competitiva i dottorandi, e poi inserendo nelle grandi realtà i più volenterosi, i più preparati, i più appassionati.

Intelligenza incarnata e robotica percettiva

Operando nel campo dell’AI Human Centre & AI Institute, certamente bisogna ricordare il fatto che non c’è alcunché di artificiale nell’AI, perché questa è progettata dalle persone e ha incidenza sulle persone. AI e robotica spesso vengono abbinate e altresì associate, come concetto, ad un qualcosa che assomiglia ad un “inganno” o ad una sorta di manipolazione. La robotica rispetto all’AI è più condizionabile, ecco perché alla Federico Secondo stanno lavorando sull’intelligenza incarnata. Come ho raccontato a Monica Gambino, regista della Rai, si è ribaltato il punto della questione sulla relazione uomo-macchina; non c’è da pensare ancora al termine sostituire, quanto invece ad integrare e potenziare.

L’azione fisica come valore di umanizzazione

L’azione fisica è una dimensione che conferisce un carattere personale e diretto all’interazione tra uomo e macchina ed all’interno della prospettiva umano-centrica permette alla parte percettiva ed attuativa di coesistere. La robotica, dunque, non dev’essere più vista come un elemento disumanizzante, ma piuttosto come uno strumento capace di valorizzare ed integrare le capacità umane grazie alla sua forte componente attuativa, che per la macchina fa la differenza. (Il professore ha avuto anche l’onore e l’onere di declinare il termine robotica per l’enciclopedia Treccani, ndr).

Inclusività e diversità nella robotica collaborativa

I cobot, o robot collaborativi, sono un esempio di come la tecnologia possa adattarsi alle esigenze ed alle caratteristiche fisiche di ciascun individuo, promuovendo la diversità e l’inclusività. La “physical AI”, vale a dire intelligenza artificiale fisica, è una tecnologia che va proprio in questa direzione, ed è l’obiettivo più ambizioso da perseguire.

Da Internet of Things a Internet of Skills

IOT, che sta per internet of things, vede avvicinarsi l’IOS, che sta per internet of skills. Internet che inizi a essere tattile, e che quindi si avvii verso un umanesimo tecnologico all’interno di un nuovo contest: un cambiamento della rete che veda il passaggio da un insieme di mere tecnologie a delle tecnologie in grado di usare e fornire informazioni secondo delle logiche. Questo soprattutto perché l’AI non è deterministica e il suo impiego indiscriminato all’interno della robotica è potenzialmente dannoso e foriero di pericoli.

Responsabilità, sicurezza e fede

“A San Francisco ho provato la macchina autonoma WAYMO, ed è stata un’esperienza indimenticabile, – continua il prof. Siciliano-.  Ma anche in questo caso, chiediamoci deontologicamente chi debba avere ragione, chi debba avere “l’ultima parola”, dinnanzi a una frazione di secondo che può essere l’ultima della nostra vita. Non è facile, né corretto probabilmente, delegare totalmente la nostra sicurezza e le nostre decisioni ad una macchina che abbia il compito di guidare se stessa con noi a bordo. Sono sempre più convinto che demanderemo tantissime attività routinarie alla tecnologia, ma sarà sempre più importante interrogarsi sulle conseguenze di ogni azione che chiederemo alla macchina di eseguire per noi”.

Umanesimo tecnologico e storie che ispirano

“Secondo la mia visione dobbiamo provare a creare un collegamento anche tra fede, emozioni e appunto deontologia rispetto alle macchine, intese nel senso più ampio del termine. In ultima istanza, voglio raccontarvi la storia di Nicola Vitiello, figlio di una famiglia umile, che a 18 anni inizia i suoi studi di ingegneria biomedica ed oggi è rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, peraltro eletto all’unanimità già al primo scrutinio. Se la nostra scuola è in grado di generare questi talenti, allora la storia di Nicola ci insegna che abbiamo la forza per districarci nelle sfide che il futuro ci porrà dinnanzi”, conclude Bruno Siciliano.

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