Accordo pandemico OMS. Equità e One Health al centro, Italia in bilico

L’Accordo Pandemico dell’OMS, adottato il 16 aprile 2025, promuove prevenzione e risposta alle pandemie attraverso l’approccio One Health, enfatizzando equità globale e accesso ai prodotti sanitari. L’astensione dell’Italia ha suscitato critiche per il rischio di isolamento scientifico. Questo articolo analizza il documento e il dibattito italiano

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Il 16 aprile 2025, l’Intergovernmental Negotiating Body (INB) ha finalizzato il testo dell’Accordo Pandemico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), adottato il 20 maggio 2025 alla 78ª Assemblea Mondiale della Salute. Questo documento storico, trasmesso dal Direttore Generale il 14 maggio 2025, punta a prevenire, preparare e rispondere alle pandemie, integrando l’approccio One Health e principi di equità e solidarietà. Per l’industria farmaceutica, l’Accordo rappresenta un’opportunità di innovazione, ma anche una sfida per bilanciare profitti e responsabilità sociali.

Frutto di negoziati iniziati nel 2021 (decisione SSA2(5)) e proseguiti con l’estensione del mandato INB nel 2024 (WHA77/20), il testo, guidato dai Co-Presidenti Precious Matsoso (Sudafrica) e Anne-Claire Amprou (Francia), riflette un compromesso globale. Con 40 articoli suddivisi in tre capitoli, l’Accordo affronta prevenzione, accesso equo ai prodotti sanitari e cooperazione internazionale, mirando a correggere le disuguaglianze emerse durante la pandemia di Covid-19.

L’approccio One Health come pilastro

L’Articolo 5 pone l’approccio One Health al centro della strategia, promuovendo una collaborazione multisettoriale per affrontare i driver delle malattie infettive all’interfaccia uomo-animale-ambiente. Le Parti sono invitate a sviluppare politiche nazionali, includendo formazione congiunta e misure per prevenire lo spillover zoonotico, tutelando al contempo mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare. Questo approccio apre opportunità per l’industria farmaceutica di investire in ricerca e sviluppo (R&S) su malattie emergenti, specialmente nei paesi in via di sviluppo, ma richiede risorse e coordinamento, come evidenziato dall’Articolo 5.2.

Equità globale e accesso ai prodotti sanitari

L’equità è il fulcro degli Articoli 10, 11 e 12. L’Articolo 10 promuove una produzione locale sostenibile e diversificata geograficamente, incentivando impianti nei paesi in via di sviluppo attraverso investimenti pubblico-privati. L’Articolo 11 facilita il trasferimento tecnologico “concordato”, con licenze non esclusive per i produttori dei paesi meno sviluppati. Il Pathogen Access and Benefit-Sharing System (PABS System, Articolo 12) introduce un meccanismo multilaterale per condividere patogeni con potenziale pandemico e i relativi benefici, come vaccini e terapie. Durante una pandemia, i produttori partecipanti devono destinare il 20% della produzione all’OMS, con un minimo del 10% come donazione, per garantire un accesso equo basato sul rischio sanitario.

Sebbene innovativo, il PABS System solleva interrogativi sulla sua fattibilità operativa, soprattutto per la partecipazione delle aziende in contesti di alta domanda. Per l’industria, ciò implica una revisione delle strategie di proprietà intellettuale, in linea con la Dichiarazione di Doha sul TRIPS, per bilanciare accesso globale e incentivi economici.

Catene di approvvigionamento e finanziamenti sostenibili

L’Articolo 13 istituisce la Global Supply Chain and Logistics Network (GSCL Network), coordinata dall’OMS, per garantire un accesso rapido e equo ai prodotti sanitari durante le emergenze, con un focus sui paesi in via di sviluppo. L’Articolo 14 promuove la trasparenza negli accordi di acquisto e scoraggia accumuli nazionali eccessivi. L’Articolo 18 introduce un Coordinating Financial Mechanism per finanziare le capacità pandemiche, operativo entro 12 mesi dall’entrata in vigore dell’Accordo. Questo meccanismo mira a mobilizzare risorse innovative, ma il suo successo dipenderà da finanziamenti adeguati e dalla cooperazione internazionale.

Per l’industria farmaceutica, queste disposizioni offrono opportunità di partnership con enti globali, ma richiedono adattamenti a modelli di governance trasparenti e inclusivi, con un impatto su catene di approvvigionamento e strategie di produzione.

La posizione italiana: sovranità o isolamento?

L’Italia si è astenuta dal voto sull’Accordo il 20 maggio 2025, insieme a 10 altri paesi, tra cui Polonia, Russia, Israele e Slovacchia, mentre 124 nazioni hanno votato a favore e 46 erano assenti. La motivazione ufficiale, come riportato da ANSA, cita la necessità di “riaffermare la sovranità degli Stati nella gestione delle questioni di sanità pubblica”. Questa decisione ha suscitato critiche diffuse, con timori che l’astensione possa isolare l’Italia scientificamente e limitare la sua partecipazione a meccanismi globali come il PABS System e la GSCL Network.

Alcuni osservatori hanno collegato l’astensione a pressioni interne di gruppi scettici sui vaccini e a una narrativa sovranista, che vede nell’OMS un’ingerenza nelle politiche nazionali. Tuttavia, l’assenza di un comunicato dettagliato dal governo italiano lascia spazio a speculazioni. La posizione italiana rischia di compromettere collaborazioni cruciali per l’accesso a vaccini e tecnologie, specialmente in un contesto in cui la cooperazione globale è essenziale per affrontare minacce transnazionali come le pandemie.

Il dibattito italiano si intensifica

Negli ultimi giorni, il dibattito sull’astensione dell’Italia si è intensificato. Fonti internazionali riportano che la decisione è stata influenzata da un clima politico che enfatizza la sovranità sanitaria, con alcuni esponenti che criticano l’OMS per presunta mancanza di trasparenza. Tuttavia, non sono emerse dichiarazioni ufficiali dettagliate dal Ministero della Salute o dal governo al 24 maggio 2025. La posizione italiana rimane ambigua, con il rischio di alienare partner internazionali e di limitare l’accesso a risorse condivise, come previsto dal PABS System.

Il confronto con altri paesi astenuti, come la Slovacchia, dove il Primo Ministro Robert Fico ha apertamente criticato l’Accordo per motivi legati allo scetticismo sui vaccini, evidenzia una tendenza verso il rifiuto di meccanismi multilaterali in favore di approcci nazionali. Questo potrebbe avere ripercussioni sull’industria farmaceutica italiana, che potrebbe trovarsi esclusa da reti globali di produzione e distribuzione.

Sfide e opportunità per l’industria farmaceutica

L’Accordo offre all’industria farmaceutica un ruolo centrale, ma pone sfide significative. La diversificazione della produzione (Articolo 10) richiede investimenti iniziali elevati, mentre il trasferimento tecnologico (Articolo 11) potrebbe incontrare resistenze da parte delle aziende che proteggono i brevetti. Il PABS System, con l’obbligo di condividere il 20% della produzione, potrebbe ridurre i margini di profitto, specialmente per le multinazionali.

Tuttavia, le opportunità sono notevoli: la collaborazione con l’OMS può aprire nuovi mercati nei paesi in via di sviluppo, e gli incentivi per la R&S (Articolo 9) favoriscono l’innovazione su vaccini e terapie zoonotiche. La posizione italiana, però, rischia di limitare queste opportunità, escludendo il paese da partnership strategiche e riducendo la competitività delle sue aziende nel panorama globale.

Una visione critica: tra ideali e realtà

L’Accordo è un passo avanti verso una governance pandemica equa, ma la dipendenza dalla “disponibilità di risorse” potrebbe rallentare l’implementazione nei paesi meno sviluppati. La natura non vincolante di alcune raccomandazioni (Articolo 19.6) rischia di indebolire l’efficacia, lasciando spazio a interpretazioni nazionali divergenti. L’astensione dell’Italia amplifica queste incertezze, sollevando dubbi sulla sua capacità di contribuire a un sistema globale coeso.

Per l’industria, il bilanciamento tra profitto e responsabilità sociale sarà cruciale. Senza incentivi concreti, le aziende potrebbero privilegiare mercati ad alto reddito, minando gli obiettivi di equità. La Conference of the Parties (Articolo 19) dovrà garantire un monitoraggio rigoroso per assicurare conformità.

Un futuro interconnesso a rischio

L’Accordo Pandemico dell’OMS, con il suo approccio One Health e il focus sull’equità, traccia una roadmap ambiziosa per un mondo più preparato alle pandemie. L’astensione dell’Italia, però, evidenzia tensioni tra sovranità e cooperazione globale, con potenziali ricadute sull’industria farmaceutica e sulla salute pubblica. Per il settore, il futuro dipenderà dalla capacità di abbracciare collaborazioni globali, mentre per l’Italia sarà cruciale superare le divisioni politiche per non rimanere isolata in un mondo interconnesso.