La salute nell’era dei dati tra radiofarmaci, gas medicinali e piante officinali

La digitalizzazione della filiera farmaceutica è una necessità strategica per garantire qualità, sicurezza e competitività. Alla VIII sessione del Simposio AFI 2025 si è parlato di radiofarmaci PET, ossigeno medicinale e fitoterapia computazionale. Dall’ottimizzazione predittiva dei processi industriali alle simulazioni in silico per lo sviluppo di nuovi farmaci vegetali, ecco come la conoscenza si trasforma in intelligenza digitale al servizio della salute.

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La sanità del futuro si gioca sul terreno della digitalizzazione. E non parliamo solo di cartelle cliniche e telemedicina, ma della trasformazione profonda delle filiere produttive che, dietro le quinte, alimentano ogni giorno ospedali e farmacie. La VIII sessione del Simposio AFI 2025 – intitolata “L’innovazione digitale nella ricerca, sviluppo e gestione delle produzioni speciali” – ha dato voce a tre storie apparentemente distanti: la produzione dei gas medicinali, l’allestimento dei radiofarmaci PET, lo studio computazionale dei fitocomplessi. Ma il messaggio che ne esce è univoco: senza dati e senza modelli, la salute rischia di diventare inefficiente.

L’ossigeno digitalizzato

Stefania Mariani, per conto di Assogastecnici, ha illustrato come anche un prodotto semplice e “invisibile” come l’ossigeno medicinale sia oggi al centro di un’evoluzione digitale profonda. Gli impianti di produzione primaria (ASU – Air Separation Units) sono ormai vere e proprie officine farmaceutiche, che lavorano 24 ore su 24 in modo automatizzato, sottoposti a severi controlli di qualità e conformità con la Farmacopea Europea.

Il cuore dell’innovazione è la Centrale Operativa Remota, capace di ottimizzare in tempo reale la produzione grazie all’applicazione del Model Predictive Control (MPC). Si tratta di una strategia che, attraverso modelli matematici predittivi, calibra continuamente variabili chiave come il flusso di ossigeno e le condizioni ambientali, anticipando deviazioni e migliorando l’efficienza energetica e produttiva.

Ma la digitalizzazione non si ferma alla produzione primaria. Anche la fase di analisi dei gas nelle officine secondarie è stata trasformata grazie a un sistema integrato hardware-software che consente, via tablet, di gestire in modo automatico l’identificazione del lotto, l’attivazione degli analizzatori, la stampa dei certificati di qualità e la tracciabilità completa delle analisi. Una rivoluzione silenziosa, ma essenziale.

Radiofarmaci PET: la corsa contro il tempo

Più che una filiera, quella dei radiofarmaci PET è una staffetta. Dalla produzione del radionuclide fino alla consegna al reparto di Medicina Nucleare, tutto deve avvenire in poche ore. La scadenza tipica è di 10 ore, e ogni imprevisto può compromettere la qualità o la sicurezza del trattamento.

Lo hanno raccontato Anna Tolomeo (ITELPHARMA) e Manuela Monti (IRST Meldola), presentando lo stato dell’arte e le prospettive della digitalizzazione del ciclo produttivo PET. La sfida qui è duplice: da un lato, garantire la compliance alle normative GMP, dall’altro coordinare una rete complessa di soggetti (officine, farmacie ospedaliere, trasportatori, centri utilizzatori) spesso ancora legata a strumenti eterogenei e poco interoperabili.

Il futuro, tuttavia, è già cominciato. Sistemi informatizzati per il batch record elettronico, software predittivi per la pianificazione dei lotti, AI per la verifica di compliance regolatoria e manutenzioni predittive, sono gli elementi chiave di una nuova organizzazione integrata. Le prospettive più affascinanti riguardano l’applicazione dell’intelligenza artificiale alla radiomica, alla dosimetria personalizzata e ai modelli in silico per lo sviluppo di nuovi radiofarmaci: un salto quantico che potrebbe ridurre drasticamente costi e tempi di sviluppo, limitando al tempo stesso l’uso di modelli animali.

Fitoterapia razionale: la scienza incontra le piante

La digitalizzazione può sembrare distante dal mondo della fitoterapia, ma l’intervento di Giorgio Cappellucci (Università di Siena) ha mostrato il contrario. Grazie alle tecniche computazionali e alla Network Pharmacology, è oggi possibile analizzare in modo sistemico la composizione e le interazioni di un fitocomplesso, identificando target multipli, sinergie molecolari, potenziali effetti avversi e meccanismi d’azione.

I casi studio di Sedum telephium e Baccharis dracunculifolia dimostrano come l’approccio in silico consenta di selezionare i composti bioattivi, testarne virtualmente la biodisponibilità e l’affinità per bersagli biologici chiave, e successivamente validarne l’efficacia in vitro e in vivo. Il risultato è un’accelerazione significativa del processo di sviluppo, accompagnata da una maggiore comprensione scientifica che può dialogare in modo più efficace con le autorità regolatorie.

In questo nuovo paradigma, la fitoterapia non è più l’alter ego “naturale” della medicina industriale, ma un terreno fertile per l’innovazione scientifica e tecnologica.

Una cultura della digitalizzazione che parte dai dati

Il filo rosso che lega questi tre interventi è chiaro: l’intelligenza della filiera dipende dalla qualità, accessibilità e interoperabilità dei dati. Sia che si tratti di gas respirabili, di isotopi radioattivi o di composti vegetali, il futuro dell’industria farmaceutica passa dalla capacità di modellare i processi, integrarli in ecosistemi digitali, e guidarli con strumenti predittivi.

E se le sfide non mancano – dalla formazione del personale alla validazione dei sistemi, dai costi di implementazione alla compliance con normative in rapida evoluzione – le opportunità sono ancora maggiori: efficienza, qualità, sostenibilità, sicurezza.

La sanità del XXI secolo sarà sempre più data-driven, e sessioni come quella organizzata da AFI sono fondamentali per diffondere una cultura industriale consapevole e al passo con i tempi. Perché il dato, se ben coltivato, può davvero salvare vite.