La trasformazione digitale della salute non è più una prospettiva: è una traiettoria in atto. Questo il messaggio netto emerso dalla XVI sessione del Simposio AFI 2025, che ha riunito accademia, industria e istituzioni per mappare lo stato dell’arte e le prossime sfide della digital health in Italia.
In un panorama in cui il 40% degli italiani convive con una patologia cronica, il sistema sanitario deve affrontare contemporaneamente il peso della multimorbilità, la scarsa aderenza terapeutica e la crescente richiesta di assistenza personalizzata. La risposta? Un nuovo ecosistema bio-digitale, che integra farmaco, software, dati e dispositivi in un modello assistenziale continuo e predittivo.
Le Terapie Digitali: software che curano
Andrea Bracci, AD di Polifarma, ha presentato il caso QPress, terapia digitale sviluppata per la gestione dell’ipertensione arteriosa. Si tratta di un intervento cognitivo-comportamentale somministrato tramite app, integrato con strumenti di monitoraggio e una piattaforma web per il medico. QPress, come altre DTx, è riconosciuto come dispositivo medico ai sensi del Regolamento UE 2017/745, e punta a modificare i comportamenti disfunzionali dei pazienti, migliorando gli esiti clinici e l’aderenza.
Le DTx sono già rimborsabili in paesi come Germania e Belgio, mentre in Italia sono in esame tre proposte di legge. In questo scenario, Bracci ha sottolineato il valore strategico di un modello ibrido farmaco+DTx, capace di potenziare l’efficacia delle terapie tradizionali e di generare nuove metriche di valore clinico ed economico.
RITA: il compagno digitale dell’emato-oncologo
Altro esempio virtuoso è RITA, presentato da Davide Gaudesi (Advice Pharma), un software progettato per migliorare l’aderenza terapeutica nei pazienti onco-ematologici. Utilizzato in uno studio prospettico presso l’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, RITA ha triplicato la probabilità di aderenza alla terapia rispetto al gruppo di controllo.
Non si tratta solo di reminder o di raccolta dati (ePRO), ma di una piattaforma bidirezionale che informa, coinvolge e avvicina medico e paziente. RITA riduce gli accessi impropri in pronto soccorso, migliora la comunicazione e consente decisioni terapeutiche più tempestive, restituendo centralità al paziente lungo tutto il percorso di cura.
myPlenity: tecnologia al servizio del peso
Nel contesto della gestione dell’obesità, Laura Lazzarotti (Theras Group) ha illustrato myPlenity, app complementare al dispositivo medico Plenity®, che accompagna l’utente in un percorso di perdita di peso tramite notifiche, monitoraggio ponderale, consigli nutrizionali e mindfulness.
Non è una terapia digitale in senso stretto (non è un DM), ma rappresenta un valido supporto comportamentale, pensato per aumentare l’awareness e contrastare l’abbandono terapeutico. La forza del progetto sta nell’empowerment dell’utente e nella capacità di generare engagement continuo.
AI e dati: dalla cura alla previsione
Il professor Enrico Caiani (Politecnico di Milano) ha esplorato le frontiere dell’intelligenza artificiale applicata alla salute, distinguendo tra machine learning e deep learning, e analizzando l’uso crescente di modelli generativi (GenAI) nella drug discovery e nella personalizzazione delle cure.
Un caso emblematico è quello di Merck, illustrato da Andrea Paolillo, che impiega l’AI per prevedere l’aderenza futura di pazienti con deficit dell’ormone della crescita, grazie a oltre 30 milioni di dati raccolti su 10.000 pazienti. L’algoritmo suggerisce interventi mirati al clinico, migliorando esiti e riducendo gli sprechi.
Smart packaging: la terapia comincia dalla scatola
Gabriele Molari (Palladio Group) ha presentato le soluzioni di smart packaging per migliorare l’aderenza terapeutica. Blister intelligenti, tappi interattivi, app integrate e sensori RFID tracciano l’assunzione dei farmaci e forniscono dati in tempo reale sul comportamento del paziente.
Il valore è duplice: clinico e industriale. Sul piano clinico, queste soluzioni supportano i pazienti fragili e i medici nella gestione della terapia. Sul piano industriale, aiutano a ottimizzare la supply chain, ridurre i costi di non aderenza (fino a 200.000 decessi l’anno in Europa) e contrastare la contraffazione, che genera perdite globali stimate in 200 miliardi di euro annui.
Ecosistemi digitali e collaborazione pubblico-privato
L’intervento di Valeria Lovato (AstraZeneca) ha evidenziato l’importanza di ecosistemi collaborativi, come il Milano Innovation District (MIND), dove pubblico e privato si uniscono per accelerare la ricerca. L’innovazione non è più un atto isolato, ma un processo sistemico che coinvolge aziende, startup, università e centri clinici in un modello circolare.
Chiara Sgarbossa (Politecnico di Milano) ha infine sottolineato come il PNRR rappresenti una leva fondamentale per la digitalizzazione del SSN: 15 miliardi di euro investiti in telemedicina, FSE, interoperabilità e formazione. Tuttavia, i dati dell’Osservatorio mostrano ancora un mismatch tra domanda e offerta, e una penetrazione limitata delle tecnologie tra medici e cittadini.
Quali prospettive future?
Il futuro della salute sarà digitale, ma non virtuale. Le tecnologie oggi disponibili – dalle DTx all’AI, dallo smart packaging alle app – hanno un impatto reale su aderenza, esiti clinici e sostenibilità del sistema. La vera sfida sarà l’integrazione: tra soluzioni, attori e livelli decisionali.
Non si tratta solo di adottare nuovi strumenti, ma di ridisegnare l’intero modello di presa in carico del paziente, ponendo al centro dati, interoperabilità e valore condiviso. Il Simposio AFI lo dimostra: l’industria farmaceutica è pronta. Tocca ora a politica, istituzioni e clinici cogliere la sfida.