Il Rapporto ISTAT sulla competitività dei settori produttivi 2025 mostra come la manifattura italiana stia affrontando una fase complessa: rallentamento della domanda internazionale, aumento dei costi energetici e incertezza geopolitica. Le performance non sono uniformi: settori tradizionali come tessile, legno e arredo risentono più degli shock esterni, mentre comparti ad alto contenuto tecnologico – tra cui farmaceutico, elettronica e meccanica di precisione – mostrano maggiore resilienza.
Nel complesso, la crescita industriale resta contenuta e differenziata, con una competitività che dipende sempre più dalla capacità di innovare, diversificare e posizionarsi nei mercati globali.
Rapporto ISTAT sulla competitività dei settori produttivi | 2025
BOX APPROFONDIMENTO 1 – Territorio
Le geografie della farmaceutica italiana
Le analisi ISTAT mostrano come la distribuzione territoriale del settore sia fortemente polarizzata. Lombardia, Lazio e Toscana concentrano gran parte della produzione e della ricerca, mentre altre regioni come Emilia-Romagna e Abruzzo si distinguono per poli produttivi in crescita. Questo crea benefici significativi per i territori coinvolti – in termini di occupazione e indotto – ma accentua i divari rispetto alle aree escluse, in particolare nel Mezzogiorno.
La farmaceutica, punta di diamante
Dentro questo quadro diseguale, la farmaceutica emerge come settore trainante. Secondo ISTAT, negli ultimi anni ha registrato aumenti significativi di produzione e valore aggiunto, superando ampiamente la media manifatturiera. L’export rappresenta la quota maggiore della produzione e cresce in maniera costante, consolidando l’Italia tra i principali poli farmaceutici in Europa.
Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono in continua espansione, soprattutto in ambiti innovativi come biotecnologie, farmaci biologici e terapie avanzate. Anche l’occupazione presenta numeri positivi: la crescita riguarda in particolare giovani e donne, segno di un comparto capace di attrarre competenze qualificate.
Sul piano ambientale, la farmaceutica mostra un impegno concreto nella riduzione delle emissioni e nell’efficientamento energetico, posizionandosi sopra la media nazionale dei settori manifatturieri.
BOX APPROFONDIMENTO 2 – Tecnologia
Oltre la chimica: biotech e digitale
Il comparto farmaceutico, secondo ISTAT, è tra i più avanzati in termini di spesa in ricerca e innovazione. Alla chimica tradizionale si affiancano oggi biologici, biosimilari, terapie cellulari e geniche. Inoltre, la digitalizzazione sta trasformando la filiera: trial clinici decentralizzati, gestione dei dati con intelligenza artificiale, supply chain integrate. Questo rende la farmaceutica un punto di incontro tra scienza della vita, tecnologie digitali e ricerca universitaria.
Le criticità da affrontare
Non mancano, tuttavia, le ombre. ISTAT evidenzia che i costi energetici e la dipendenza dall’estero per materie prime e principi attivi rimangono vulnerabilità strutturali. A queste si aggiunge il peso della normativa nazionale, in particolare il meccanismo del payback, che genera incertezza per gli investimenti.
Il rischio è che l’Italia perda parte dell’attrattività conquistata, se non riuscirà a sciogliere questi nodi con interventi mirati di politica industriale.
La salute come asset strategico
Il Rapporto ISTAT conferma che la farmaceutica non è un comparto isolato, ma un modello di competitività per l’intero sistema produttivo: esporta, investe, innova, assume personale qualificato e riduce l’impatto ambientale.
BOX APPROFONDIMENTO 3 – Normativa
Regole e competitività
ISTAT segnala come la regolazione rappresenti un fattore chiave: da un lato tutela la qualità e la sicurezza, dall’altro può rallentare i processi e frenare gli investimenti. Il meccanismo del payback, insieme a iter autorizzativi spesso complessi, viene percepito dalle imprese come un ostacolo. Una maggiore stabilità normativa e incentivi mirati potrebbero rafforzare la competitività internazionale del settore
La sfida è trasformare questa eccellenza in leva sistemica, capace di trascinare anche altri settori della manifattura. Per farlo, servono politiche industriali coerenti, che riducano i divari territoriali e rafforzino le catene di fornitura strategiche.
In un’epoca di instabilità globale, la salute può diventare un vero asset geopolitico ed economico per l’Italia. La farmaceutica ha già dimostrato di saper resistere e innovare: resta da capire se il Paese saprà seguirne l’esempio.