Divario digitale e sanità tra esclusione e opportunità

Il report “The Digital Divide: A Barrier to Social, Economic and Political Equity”, realizzato da Deloitte in collaborazione con l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), mostra come l’accesso diseguale alle tecnologie non sia solo un limite economico, ma anche un ostacolo per salute, inclusione sociale e stabilità politica.

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Il documento “The Digital Divide: A Barrier to Social, Economic and Political Equity”, pubblicato da Deloitte in collaborazione con ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), analizza il divario digitale come uno dei fattori determinanti di disuguaglianza del nostro tempo. Nonostante il tasso di penetrazione di Internet sia salito al 68% nel 2024, 2,6 miliardi di persone restano ancora offline, in gran parte concentrate nei Paesi a basso e medio reddito.
Il report evidenzia come l’accesso diseguale alle tecnologie digitali abbia ripercussioni non solo economiche, ma anche sociali, politiche e sanitarie, con un effetto amplificatore delle disparità già esistenti.

Le dimensioni del digital divide

Il divario digitale si manifesta su più livelli:

  • Tra Paesi: nei Paesi a basso reddito solo il 27% della popolazione è connessa, contro il 93% delle economie avanzate.
  • All’interno dei Paesi: l’uso di Internet nelle aree urbane arriva all’83%, ma nelle zone rurali si ferma al 48%.
  • Sul piano economico: la spesa per connettersi pesa fino a 19 volte di più sul reddito medio nei Paesi poveri.
  • Nelle tecnologie emergenti: l’AI Preparedness Index mostra un punteggio medio di 0,68 per le economie avanzate, contro lo 0,32 dei Paesi a basso reddito.
  • Nelle disuguaglianze sociali: le donne e le ragazze restano le più escluse. Nei Paesi a basso reddito, il 90% delle adolescenti è offline, contro il 78% dei coetanei maschi.

Impatti economici e politici

Il digital divide non è un problema marginale. Gli effetti economici sono concreti: un aumento del 10% nella penetrazione della banda larga mobile genera una crescita del PIL pro capite dell’1,5-1,6%. La mancanza di servizi digitali finanziari limita l’accesso al credito e l’imprenditoria, frenando fino al 33% la crescita attesa del PIL nei Paesi emergenti. Anche gli investimenti esteri diretti risentono del gap: i Paesi con servizi digitali più avanzati attraggono in media l’8% di flussi in più.
Sul piano politico, la carenza di connettività ostacola la partecipazione civica. Nei Paesi a basso reddito il 75% dei parlamenti segnala la mancanza di accesso a Internet come barriera alla partecipazione pubblica, contro appena il 6% dei Paesi ricchi. Inoltre, la vulnerabilità a cyberattacchi, fake news e deepfake amplifica i rischi per la stabilità istituzionale.

La salute al centro del divario digitale

Uno degli aspetti più rilevanti del report è l’impatto sulla sanità digitale. Le tecnologie possono trasformare la cura dei pazienti attraverso telemedicina, cartelle cliniche elettroniche e diagnostica basata sull’AI, ma senza infrastrutture adeguate intere popolazioni ne restano escluse.
Nonostante oltre il 70% dei Paesi abbia adottato una strategia di sanità digitale, molte non dispongono di finanziamenti stabili, standard comuni e governance efficaci. La conseguenza è che la telemedicina, potenzialmente decisiva per le aree periferiche, è spesso inapplicabile proprio dove sarebbe più necessaria. Allo stesso modo, l’assenza di cartelle cliniche elettroniche riduce la qualità e la continuità delle cure, soprattutto per le malattie croniche.

Diagnostica avanzata e barriere di accesso

La diagnostica supportata dall’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la medicina nei Paesi sviluppati, ma il digital divide rischia di trasformare questa innovazione in un ulteriore fattore di esclusione. Anche laddove le infrastrutture sono disponibili, la carenza di competenze digitali limita l’effettiva fruizione delle nuove tecnologie. Senza alfabetizzazione digitale, i pazienti non riescono a beneficiare delle soluzioni offerte dai sistemi sanitari più evoluti.

Le disuguaglianze di genere nella salute digitale

Il divario digitale incide in modo particolare sulle donne. Nei Paesi a basso reddito, le adolescenti hanno minore accesso a Internet e a competenze digitali, riducendo la loro possibilità di fruire di servizi sanitari digitali. Questo si traduce in un duplice svantaggio: sul piano della salute, perché prive di strumenti essenziali per la prevenzione e la cura, e sul piano sociale, perché escluse da percorsi formativi e professionali legati alle nuove tecnologie.

Costi e investimenti necessari

Secondo il report, per garantire connettività universale sono necessari 418 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture digitali, con la gran parte del fabbisogno concentrata nei Paesi emergenti. Per digitalizzare pienamente scuole e famiglie, il costo può arrivare fino a 1,4 trilioni di dollari entro il 2030.
La spesa è elevata, ma il costo dell’inazione è maggiore: il digital divide potrebbe costare ai Paesi a basso e medio reddito fino a 2 trilioni di dollari di mancata crescita economica nel prossimo decennio.

Un diritto universale ancora incompiuto

Il messaggio conclusivo del report è chiaro: colmare il divario digitale non è solo una sfida tecnologica, ma una scelta politica e sociale che riguarda il futuro stesso della salute, dell’economia e della democrazia. La sanità digitale deve essere considerata un diritto universale, non un privilegio. Senza un impegno globale in infrastrutture, alfabetizzazione digitale e sicurezza informatica, milioni di persone rischiano di restare escluse da cure essenziali, opportunità economiche e partecipazione civica.