MakingLife, una storia nuova in una nuova era

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MakingLife

All’alba del 2021 è terribilmente affascinante dar vita a un’iniziativa editoriale importante come MakingLife, una nuova piattaforma di comunicazione e formazione nel settore Life Science & Healthcare, nata in un mondo che in qualche modo è costretto a fare i conti con se stesso e a ripartire da zero. Perché il presente è molto veloce e il futuro è accelerato da una pandemia non ancora sconfitta.

Un essere biologicamente microscopico e invisibile all’occhio umano ha prodotto, nel chiasso dell’emergenza sanitaria, un riassetto dell’ordine mondiale, e ancora non è finita. Il coronavirus ci consegna un mondo al tempo stesso più largo e più stretto, un pianeta contemporaneamente più piccolo e più grande. E il virus non è stato che la miccia per dar fuoco alle polveri di una crisi che salutiamo come l’inizio di una nuova era, che ci piaccia o no.

È necessario pensare a un nuovo futuro

Eccolo qua, il cambiamento: si impone con forza, non si fa scegliere ma ci sceglie e ci forza a modificare la nostra rotta di abitudini inveterate e sonnolenti pigrizie. Basta, occorre cambiare: pensare in un modo nuovo la realtà, metterla finalmente in sintonia con le aspettative e le esigenze della persona. Occorre pensare un nuovo futuro.

Condivisione e contaminazione di “saperi”

Per la verità, i mesi dell’emergenza sanitaria hanno prodotto una grande quantità di futuro, almeno a livello di previsioni e analisi. Ora tocca trasformare le lezioni apprese in progetti. Ma la creatività richiesta per pensare e gestire nuovi modelli nasce dall’incontro di competenze, culture e profili diversi, e il gruppo di lavoro che ha dato vita al progetto editoriale MakingLife – un gruppo composto da ricercatori e giornalisti, donne e uomini di marketing e di scienza, capitani coraggiosi di aziende che navigano per acque sconosciute e profonde – ha chiesto fin da subito ai più giovani salire a bordo: perché sono i millenials a possedere il nocciolo duro e il vero segreto del nuovo modo di pensare la realtà, che è la condivisione.

I giovani più talentuosi condividono volentieri conoscenze e competenze, cercano sempre feedback, non amano organigrammi e gerarchie: sono loro i padroni del nuovo linguaggio digitale, spetta a loro comprendere che cosa manca, individuarlo e mettersi in cammino. E spetta ai meno giovani accompagnare la crescita di persone nuove, dotate di visione creativa e di strumenti manageriali adatti a superare le zavorre del passato. Perché nessuno ce la fa da solo.