Fondazione Praexidia presidio strategico per l’Italia industriale

Dalla difesa alle biotecnologie, una nuova realtà si propone di rafforzare la competitività nazionale e proteggere il patrimonio tecnologico. Il primo studio lanciato fotografa venticinque anni di acquisizioni di imprese italiane da parte di operatori esteri: due casi su tre.

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Il 2 settembre 2025 è stata presentata ufficialmente a Milano la Fondazione Praexidia, un organismo pensato per diventare punto di riferimento nella tutela e nella valorizzazione dei settori industriali strategici italiani. Il nome scelto, evocativo di presidio e protezione, si lega a una missione dichiaratamente nazionale: rafforzare la competitività del Paese e proteggere il patrimonio tecnologico delle imprese considerate vitali per sicurezza, innovazione e sviluppo economico.

La Fondazione nasce con un mandato preciso, sancito dallo statuto, che prevede un’interazione formale con la Presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri competenti e le agenzie governative titolari di funzioni di controllo e indirizzo sui comparti industriali sensibili, quelli sottoposti alla disciplina del cosiddetto Golden Power. Dalla difesa all’aerospazio, passando per le tecnologie dual use, le infrastrutture critiche, l’energia e le biotecnologie, la Fondazione intende svolgere un ruolo di presidio, con un’attenzione particolare alle small-mid cap, le piccole e medie imprese a capitale intermedio che rappresentano l’ossatura di questi settori.

Governance di alto profilo

Il progetto Praexidia si fonda su una compagine di personalità di primo piano, capaci di coniugare esperienza operativa, visione strategica e relazioni internazionali. Nel Comitato Nomine siedono figure come Gianni Letta, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sotto quattro governi; Giuseppe Orsi, ex amministratore delegato di Finmeccanica-Leonardo e AgustaWestland; e Pierluigi Paracchi, fondatore e CEO di Genenta Science, nominato presidente della Fondazione.

Il Consiglio di Amministrazione annovera tra gli altri Alessandro Aresu, saggista ed ex consigliere di Mario Draghi, Alvise Biffi, presidente di Assolombarda, e due ex capi di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, i generali Luca Goretti e Leonardo Tricarico. A completare il quadro, un Comitato Consultivo composto da imprenditori e analisti del settore difesa e aerospace, tra cui Antonio Alunni (Fucine Umbre, AIAD) e Giacomo Fogazzaro (Martec).

Un aggregatore industriale per le imprese strategiche

Tra le prime iniziative promosse spicca l’idea di dar vita a un aggregatore industriale quotato dedicato al consolidamento delle imprese italiane ad alto valore strategico. L’obiettivo è intervenire in segmenti tecnologici di rilievo ma caratterizzati da frammentazione e sottocapitalizzazione, acquisendo partecipazioni, stimolando sinergie e creando campioni nazionali ed europei in grado di competere nelle catene del valore globali.

La garanzia di piena conformità alla normativa Golden Power, sottolinea la Fondazione, sarà un elemento distintivo del progetto, offrendo un vantaggio competitivo nell’ingresso nel capitale delle imprese emergenti e assicurando al tempo stesso tutela degli interessi nazionali.

Il primo studio: venticinque anni di company flight

Il battesimo della Fondazione è stato accompagnato dalla pubblicazione di un’analisi approfondita, condotta in collaborazione con Banca Investis, sul fenomeno del trasferimento di controllo delle imprese italiane attraverso operazioni di private equity tra il 2000 e il 2025.

I numeri tracciati parlano chiaro: su 5.221 operazioni censite, che hanno coinvolto 4.267 società italiane, ben 2.079 hanno riguardato passaggi di proprietà successivi (exit o rivendite). Nel 65% dei casi gli acquirenti finali sono stati operatori esteri, lasciando agli investitori italiani appena il 35% delle transazioni.

Il quadro è ancora più rilevante se si considera che molte di queste acquisizioni hanno interessato settori di valenza strategica: difesa, aerospazio, dual use, energia, biotecnologie, infrastrutture. Si tratta di comparti in cui l’Italia detiene eccellenze riconosciute a livello globale ma spesso vulnerabili di fronte alla maggiore capacità di investimento dei player internazionali.

Una questione di sovranità industriale

Il fenomeno del cosiddetto company flight non è nuovo, ma i dati di venticinque anni mostrano una dinamica costante che rischia di indebolire la capacità del Paese di trattenere e valorizzare asset tecnologici di pregio. Non a caso, il presidente Pierluigi Paracchi ha parlato di “sostanza stessa dello Stato” come posta in gioco:

«L’azione degli operatori finanziari, che rilevano aziende con l’obiettivo di cederle in pochi anni, e delle imprese internazionali, sempre più attive nel valorizzare le eccellenze produttive italiane, ha determinato il passaggio di controllo di numerose realtà, non sempre traducendosi in un rafforzamento del tessuto produttivo nazionale. Oggi siamo chiamati a definire quale futuro vogliamo assicurare alle imprese emergenti nei settori strategici dai quali dipende la sostanza stessa dello Stato».

Queste parole delineano il perimetro entro cui la Fondazione intende muoversi: un luogo di incontro tra imprenditori, investitori e istituzioni, con l’obiettivo di trasformare la frammentazione in coesione e la vulnerabilità in forza competitiva.

Dati e implicazioni geopolitiche

La ricerca non si limita a un’analisi quantitativa ma mette in luce le implicazioni geoeconomiche e tecnologiche delle acquisizioni. La prevalenza di investitori esteri, spesso provenienti da Paesi con strategie industriali aggressive, apre interrogativi sul rischio di cessione di know-how critico e sul posizionamento dell’Italia nelle filiere globali.

Per questo la Fondazione sottolinea la necessità di un approccio integrato: monitoraggio continuo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e supporto a strumenti finanziari che favoriscano la permanenza in mani italiane delle imprese strategiche.

Uno sguardo al futuro

La nascita della Fondazione Praexidia si colloca in un contesto internazionale di crescente competizione tecnologica e industriale, in cui l’Italia si trova a dover bilanciare apertura ai capitali e difesa degli interessi nazionali. La sfida è duplice: garantire la sicurezza economica e stimolare allo stesso tempo l’innovazione necessaria per restare competitivi.

Con la presentazione del suo primo studio, la Fondazione si propone come nuovo centro di gravità, capace di dare visibilità a un fenomeno troppo spesso sottovalutato e di promuovere soluzioni concrete per rafforzare l’autonomia industriale del Paese. Un banco di prova sarà proprio la realizzazione dell’aggregatore industriale: se riuscirà a raccogliere capitali, generare sinergie e consolidare il tessuto produttivo, potrà rappresentare un punto di svolta nella politica industriale italiana.