L’innovazione nelle scienze della vita richiede – più che in altri campi – la presenza di un ambiente idoneo, un complesso ecosistema che intrecci regolamentazioni, accesso al mercato e capacità di investimento. Il Life Sciences Index 2024, elaborato dallo studio legale DLA Piper, ha analizzato gli elementi che rendono più attrattivo un Paese per le aziende del settore che hanno l’innovazione come principale driver.
L’indice è il risultato di un sondaggio condotto tra 200 dipendenti delle principali aziende biotecnologiche e medtech globali, chiamati a valutare (con un punteggio da 1 a 7) diversi parametri, come investimenti in ricerca e sviluppo, regolamentazioni, attrattività del mercato e disponibilità di talenti.
L’indice complessivo per le life science è pari a 5,3: ciò significa che gli intervistati ritengono il settore “in qualche modo attrattivo” per incentivare l’innovazione e la crescita. Il report conferma che il principale hub globale per biotecnologie e medtech è rappresentato dagli Stati Uniti, con un punteggio di 6,1 e un significativo vantaggio sulle più prossime inseguitrici, che si trovano più o meno tutte allo stesso livello: Ue e Cina si attestano a 5,3, il Giappone a 5,2 e la Svizzera a 5,1. Più indietro le altre (vedi grafico).
Fattori chiave di attrattività
Ma cosa rende un ecosistema più attrattivo di altri?
Secondo il report, i Paesi che emergono come leader possono vantare massicci investimenti in ricerca e sviluppo, politiche favorevoli e infrastrutture avanzate. Dall’analisi delle risposte al sondaggio emergono alcune aree particolarmente critiche per stimolare – ma anche per ostacolare – l’innovazione (vedi grafico).
Determinazione dei prezzi e accesso
L’elemento più importante indicato dagli intervistati è rappresentato dalle modalità di determinazione dei prezzi e dei rimborsi. Se ben progettati, questi meccanismi possono rappresentare un incentivo importante per l’innovazione ma in molti casi rappresentano un serio ostacolo, soprattutto quando la normativa è variabile, confusa o differente da un Paese all’altro. Il 51% del campione, infatti, indica questo fattore come significativo driver dell’innovazione ma il 42% lo considera una barriera.
Negli ultimi anni sono emerse formule di rimborso innovative, come il success fee (il pagamento condizionato al raggiungimento di risultati concordati), i pagamenti annuali e alcune forme di “abbonamento” (come quella utilizzata in alcuni Stati americani per il rimborso dei farmaci per l’epatite C), ognuna con vantaggi e sfide specifiche.
Dal 2025 sarà implementato un processo di HTA (Health Technology Assessment) paneuropeo per trattamenti oncologici e ATMP (prodotti medicinali per terapie avanzate).
Entro il 2030, questo processo si estenderà a tutti i farmaci brevettati, IVD (diagnostica in vitro) e dispositivi medici ad alto rischio. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia di accelerare l’accesso ai nuovi trattamenti riducendo la duplicazione delle valutazioni e armonizzando i metodi di valutazione tra gli Stati membri, i dettagli metodologici sono ancora in via di definizione e gli innovatori temono che il sistema possa introdurre nuove sfide anziché risolverle.
Accesso alle cure
Associato ai meccanismi di determinazione dei prezzi vi è anche un altro elemento: l’ambiente di accesso alle cure, che rappresenta un sostegno all’innovazione per il 40% dei rispondenti e un ostacolo per il 29%.
Su queste valutazioni peserà probabilmente l’ambiente di provenienza. Come per i processi di determinazione dei prezzi, anche l’ambiente di accesso locale varia notevolmente tra i mercati, con diversi gradi di successo, in particolare per quanto riguarda l’equità sanitaria.
Questo fenomeno è particolarmente evidente in Europa, per i quali gli intervistati parlano di “postcode lottery” (lotteria del codice postale) poiché i diversi sistemi sanitari regionali possono implicare significative differenze nei tempi di attesa, nella disponibilità di trattamenti e nell’accesso a tecnologie mediche avanzate.
Protezione della proprietà intellettuale
Questo fattore è stato indicato come driver dal 37% del campione. Un sistema che protegge efficacemente i diritti di PI è essenziale per incentivare la ricerca e i Paesi con una legislazione chiara e applicabile in materia di brevetti si posizionano tra i migliori attraendo investimenti esteri e promuovendo collaborazioni innovative. La Corea del Sud, ad esempio, ha visto aumentare gli investimenti esteri e nazionali in seguito all’intervento sulla normativa di protezione delle proprietà intellettuale e sul quadro regolatorio.
Investimenti in ricerca e sviluppo
La tipologia di accordo con la priorità più alta tra i rispondenti è rappresentato dalle partnership strategiche per scopi di ricerca e sviluppo. Non stupisce, dunque, che il 26% degli intervistati consideri gli incentivi in questa attività un fattore cruciale per l’innovazione.
Gli Stati Uniti, ad esempio, investono in ricerca e sviluppo una percentuale significativa del PIL e offrono un accesso facilitato ai talenti. Anche il ruolo della Cina come leader emergente del settore è consolidato dalla presenza di tre hub di innovazione chiave a Shanghai, Suzhou e Shenzhen.
Viceversa, la progressiva riduzione di attrattività nel settore R&D ha sollevando diverse preoccupazioni in Germania (quarto mercato mondiale per il settore e considerata l’area più attrattiva in Unione europea) tanto da indurre il governo a varare un apposito piano di rilancio (Strategy Paper 4.0).