Il rapporto SVIMEZ 2024, nella sezione “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla Salute“, evidenzia le profonde disuguaglianze esistenti tra le regioni italiane in termini di accesso e qualità dei servizi sanitari. Queste disparità si manifestano in vari indicatori, dalla speranza di vita alla spesa sanitaria pro capite, sottolineando una realtà in cui il diritto alla salute non è garantito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Speranza di vita e mortalità evitabile
Gli indicatori relativi alla speranza di vita mostrano un differenziale territoriale marcato e crescente negli anni. Nel 2022, la speranza di vita alla nascita per i cittadini meridionali era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno rispetto al Centro e al Nord-Ovest, e 1,5 anni in meno rispetto al Nord-Est. Analoghi differenziali sfavorevoli al Sud si osservano per la mortalità evitabile causata da deficit nell’assistenza sanitaria e nell’offerta di servizi di prevenzione.
Spesa sanitaria: un divario significativo
La spesa sanitaria pro capite evidenzia ulteriormente queste disuguaglianze. A fronte di una media nazionale di 2.140 euro, le regioni meridionali registrano valori significativamente inferiori: Calabria (1.748 euro), Campania (1.818 euro), Basilicata (1.941 euro) e Puglia (1.978 euro). Anche la spesa in conto capitale segue questo trend, con la Campania che investe solo 18 euro per abitante, rispetto a una media nazionale di 41 euro.
Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): performance regionali a confronto
Il monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) offre un quadro delle differenze nell’efficacia e qualità delle prestazioni fornite dai diversi Sistemi Sanitari Regionali (SSR). In particolare, nell’ambito della prevenzione oncologica, il ritardo è evidente nei tassi di adesione ai programmi di screening, riflettendo le carenze di offerta dei SSR meridionali.
Migrazione sanitaria: un fenomeno in crescita
Le carenze nei servizi sanitari al Sud spingono molti cittadini a rivolgersi a strutture del Centro e del Nord. Nel 2022, dei 629 mila migranti sanitari, il 44% era residente in una regione del Mezzogiorno. Per le patologie oncologiche, la Calabria registra l’incidenza più elevata di migrazioni, con il 43% dei pazienti che si rivolge a strutture sanitarie di regioni non confinanti.
Le cause delle disuguaglianze
Le disuguaglianze territoriali sono aumentate in un contesto di generale debolezza del Sistema Sanitario Pubblico italiano, che, nel confronto europeo, risulta sottodimensionato per stanziamenti di risorse pubbliche. In media, l’Italia destina il 6,6% del PIL alla spesa sanitaria pubblica, contro il 9,4% della Germania e l’8,9% della Francia. A ciò si aggiunge una distribuzione regionale delle risorse basata principalmente sulla dimensione e struttura per età della popolazione, senza considerare adeguatamente i reali bisogni di cura e assistenza dei diversi territori, influenzati anche da fattori socio-economici.
Quali soluzioni?
Per affrontare queste disuguaglianze, SVIMEZ propone di:
- Investire in sanità: Rendere la salute una priorità nazionale, aumentando gli stanziamenti per il Sistema Sanitario Pubblico.
- Rivedere i criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale: Introdurre indicatori di deprivazione che riflettano i reali bisogni dei territori.
- Evitare l’autonomia differenziata in ambito sanitario: Questa potrebbe ampliare le disuguaglianze nell’accesso al diritto alla salute.
In conclusione, il rapporto SVIMEZ 2024 evidenzia l’urgenza di interventi strutturali per garantire un accesso equo e universale al diritto alla salute in Italia, superando le attuali disuguaglianze tra Nord e Sud.