Nel 2023, il consumo giornaliero di medicinali in Italia ha raggiunto 1.899 dosi ogni 1000 abitanti. Di queste, il 69,7% è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale, mentre il 30,3% è stato acquistato direttamente dai cittadini. La spesa farmaceutica totale ha toccato i 36,2 miliardi di euro, con il 68,7% rimborsato dal SSN. Sono alcui dei dati che emergono dal report OsMed 2023 appena pubblicato da AIFA, che fotografa l’uso dei farmaci nel nostro Paese.
Con una spesa pro capite di 612 euro, l’Italia si posiziona dietro a Germania (673 euro), Austria (672 euro) e Belgio (627 euro), ma supera significativamente la media europea (384 euro) e diversi altri Paesi come Polonia (276 euro), Portogallo (439 euro), Gran Bretagna (502 euro) e Svezia (455 euro).
La spesa per compartecipazione a carico del cittadino sfiora il miliardo e mezzo di euro (circa 25 euro pro-capite), dato in calo dell’1,3%, attribuibile alla riduzione del 2,5% del differenziale di prezzo tra farmaci generici e “originator”.
In aumento, invece, la la spesa per i ticket sulla ricetta o la confezione (+1,7%). Complessivamente, la spesa per i farmaci acquistati dalle strutture pubbliche ha raggiunto i 16,2 miliardi di euro (+8,4% rispetto al 2022).
Disparità regionali
Tuttavia, gran parte di questi dati “medi” risultano viziati da profonde differenze regionali nel consumo dei farmaci, “non spiegabili – secondo il report – dal punto di vista epidemiologico”. Il rapporto evidenzia infatti “in più di un caso un uso maggiore in aree dove non risulta una più alta incidenza delle patologie per il quale il farmaco è indicato”.
Un caso esemplificativo è quello degli antibiotici, complessivamente ancora in crescita nonostante l’allarme lanciato dalle istituzioni internazionali (OMS in testa) sulla diffusione dell’Antimicrobicoresistenza, una delle maggiori preoccupazioni sanitarie a livello globale (attualmente causa 11mila vittime all’anno in Italia e, secondo l’OMS, potrebbe provocare 39 milioni di vittime nel mondo entro il 2050).
Il consumo medio di questi farmaci in Italia (17,2 dosi giornaliere per 1000 abitanti) è la combinazione di un gradiente Nord-Sud che va dalle 14,5 dosi al Nord, alle 18,2 al Centro, fino alle 20,3 al Sud. Ancora più marcate le differenze tra singole regioni con estremi che vanno dalle 11,1 dosi della Provincia Autonoma di Bolzano alle 22,4 dell’Abruzzo, alle 21,7 della Campania e le 21,5 della Basilicata.
Queste differenze non trovano riscontro nei dati epidemiologici: ad esempio, “non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una maggiore prevalenza di ulcere peptiche o malattie da reflusso esofageo nelle regioni meridionali”, eppure il consumo di farmaci per queste patologie in Campania (122,4 dosi giornaliere) e Basilicata (100 dosi) è circa il doppio rispetto a regioni come Umbria (50,7), Bolzano (51,2) e Toscana (56,7).
Complessivamente, il Sud Italia registra un consumo medio superiore a 100 dosi giornaliere, in netto contrasto con le 70 dosi del Centro e le 77 del Nord.
Il paradosso dei generici
Anche la spesa per la compartecipazione della quota eccedente il prezzo di riferimento dei farmaci a brevetto scaduto vede consistenti differenze geografiche, con l’aggravante che le regioni a più basso reddito sono quelle che presentano una maggiore compartecipazione.
A livello nazionale, la spesa è stata pari a 18,0 euro pro capite (per circa 1,1 miliardi di euro), rappresentando il 71% della compartecipazione totale del cittadino ma con variazioni notevoli tra Sud/Isole (23,5 euro pro capite), Centro (19,7 euro) e Nord (13,3 euro).
Anche altri parametri mostrano differenze tra una regione e l’altra: la Regione con il valore più elevato di spesa lorda pro capite per i farmaci di classe A-SSN è stata la Campania con 196,1 euro pro capite, mentre il valore più basso si registra nella PA di Bolzano (116,3 euro pro capite), con una differenza tra le due Regioni del 69%.
In tema di consumi, la regione Basilicata mostra i livelli più elevati (1.289,5 DDD/1000 abitanti die) mentre i consumi più bassi si riscontrano nella PA di Bolzano (861,3 DDD/1000 abitanti die).
Un Paese a due velocità
Per quanto riguarda i farmaci di automedicazione i consumi regionali mostrano variazioni maggiori per le regioni del Sud (con un aumento del 7%) rispetto al Nord (+1,4%) e al Centro (+3,1%). Sardegna e Basilicata hanno evidenziato incrementi significativi rispettivamente del 6,3% e 4%, mentre la Valle d’Aosta ha ottenuto una contrazione del 2,5%.
Il rapporto evidenzia notevoli disparità anche nella spesa pro capite per i farmaci di fascia A acquistati privatamente: la Sardegna raggiunge il picco con 116,2 euro, un valore quasi sette volte superiore rispetto al Molise (16,98 euro). In generale, le regioni del Centro (41,52 euro) spendono di più rispetto a quelle del Sud (39,32 euro) e del Nord (27,79 euro).
Anche i canali di distribuzione dei farmaci (distribuzione diretta, DD e distribuzione per conto, DPC) variano per regione, influenzando i costi e il consumo. Al Nord, prevale la DD con un’incidenza del 78,1%, mentre al Centro è più diffusa la DPC (29,4%). Sardegna ed Emilia Romagna si distinguono per i valori più elevati di spesa pro capite attraverso la DD, rispettivamente 200,72 e 156,23 euro.