L’11 giugno, presso l’iconica location di Gioia 22 a Milano, Fideuram ISPB ha ospitato l’evento “Il futuro dell’economia”, un’importante occasione di confronto e analisi sui principali trend macroeconomici globali.
Ospite d’eccezione il Dott. Gregorio De Felice, Chief Economist e Head of Research di Intesa Sanpaolo, che ha offerto una visione approfondita degli scenari economici attuali e futuri, con particolare attenzione al contesto internazionale e alle implicazioni per l’Europa e l’Italia.
L’incertezza globale e il ritorno del protezionismo USA
Il clima economico internazionale è sempre più dominato da un’incertezza ai livelli record, paragonabili soltanto ai momenti più critici della pandemia. Al centro delle tensioni globali vi è il ritorno di un’agenda politica statunitense incentrata su protezionismo, reindustrializzazione e politiche fiscali espansive, con Donald Trump protagonista di una nuova fase di trasformazione dell’economia americana.
Dietro i dazi, l’ambizione di una nuova manifattura americana
Dietro l’apparente semplice leva dei dazi si cela una strategia più profonda: riportare l’industria manifatturiera negli Stati Uniti. Attualmente, la manifattura rappresenta appena il 10% del PIL americano, contro il 25% della Cina. Un dato che rivela una profonda vulnerabilità e dipendenza da servizi e importazioni. Per cambiare rotta, Trump propone una combinazione di tagli fiscali, aumento dei dazi e un’espansione della spesa pubblica, spingendo il deficit ancora più in alto del livello attuale.
Le sfide del reshoring: mancano capitale umano e infrastrutture
Tuttavia, la strada verso una vera reindustrializzazione si presenta in salita: mancano competenze tecniche diffuse, infrastrutture e una rete produttiva moderna. In questo scenario, più che una politica doganale aggressiva, servirebbero investimenti strategici in ricerca, istruzione e formazione. Le aziende statunitensi rischiano infatti di non riuscire a sostenere l’ondata di reshoring senza un adeguato capitale umano.
Verso le midterm: economia e consenso elettorale
In questo contesto si avvicinano le elezioni di midterm, che vedranno il rinnovo completo della Camera e un terzo del Senato. Storicamente, queste elezioni si vincono se l’economia “tira”, ma il rallentamento della crescita, unito all’inflazione percepita dalle famiglie, potrebbe rappresentare un ostacolo significativo per i repubblicani. Secondo i sondaggi, la maggioranza degli americani disapprova l’operato di Trump.
Debito, dollaro debole e inflazione: la nuova instabilità americana
Nel frattempo, il premio al rischio sul debito pubblico USA è aumentato, segnale di crescente nervosismo dei mercati. Un dollaro debole – voluto per stimolare l’export – comporta al tempo stesso un rialzo dell’inflazione, soprattutto in un momento in cui molte banche centrali stanno riducendo le loro riserve in valuta americana a favore dell’oro.
I dazi rallentano la crescita globale
I dazi, al 2,4% in media nel 2024, rischiano inoltre di rappresentare un freno alla crescita mondiale. Per gli USA viene penalizzata la domanda interna e se il calo del prezzo del petrolio aiuta l’Europa, per l’economia americana rappresenta invece un ulteriore danno.
Europa tra resilienza e vulnerabilità
Non si profila una recessione, ma una crescita più debole. A livello globale, il PIL dovrebbe rimanere stabile nel 2026, con una compensazione tra mercati emergenti e ripresa dell’Eurozona. Già nel primo trimestre del 2025, l’Europa ha mostrato segnali positivi grazie all’incremento delle scorte in vista dei dazi americani. Tuttavia, Italia e Germania, fortemente esposte verso il mercato USA, potrebbero soffrire più di altri. Il rafforzamento dell’euro – che da un lato riduce l’inflazione – peggiora però l’impatto reale dei dazi sulle esportazioni europee.
La BCE pronta a tagliare ancora i tassi
In risposta, la BCE opererà probabilmente un nuovo taglio di 25 punti base a settembre, portando il tasso sui depositi all’1,75%. Parallelamente, la Germania rivede la sua politica fiscale, rilanciando la spesa pubblica e il comparto difesa, mentre gli investimenti privati in Europa tornano a crescere. L’avanzamento del PNRR offre ulteriore impulso. I tassi, secondo le previsioni, torneranno a salire solo dal 2027.
Strategie aziendali: tra USA, Medio Oriente e India
Interessante, infine, uno sguardo alle strategie aziendali: secondo un recente sondaggio di Intesa Sanpaolo, il 46% delle imprese intervistate sta valutando l’apertura di filiali o stabilimenti produttivi negli USA, attratte da incentivi e potenziale di mercato.
Ma per le aziende italiane, le vere opportunità potrebbero arrivare altrove: Medio Oriente e India si confermano mercati in forte espansione e ad alto potenziale per l’export.