XV edizione del Lean Lab, come cambiano i laboratori Life Science

La XV edizione del Lean Lab, tenutasi a Bologna, ha riunito la community dei laboratorî del Life Science attorno ai temi della trasformazione digitale, della sostenibilità, del change management, dell’AI e della Real Time Release. Gli interventi di manager e professionisti hanno delineato una traiettoria chiara: QC, microbiologia e R&D stanno diventando infrastrutture strategiche, capaci di guidare qualità, efficienza e innovazione lungo l’intera filiera.

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Il Lean Lab 2025 si è presentato fin da subito come un osservatorio privilegiato per capire in quale direzione stiano andando i laboratorî del Life Science. La quindicesima edizione ha confermato una trasformazione che non riguarda più solo la tecnologia, ma la struttura stessa del lavoro in laboratorio: processi, persone, competenze, metriche, governance e cultura organizzativa sono sempre più intrecciati.

Nel suo intervento introduttivo, Raffaella Vaiani ha offerto una chiave di lettura molto semplice e, proprio per questo, particolarmente efficace: il laboratorio non è più un luogo isolato, ma un nodo centrale nella catena del valore industriale. È in laboratorio che si raccolgono dati decisivi per la qualità del prodotto, la continuità della supply chain, la sicurezza, la sostenibilità e, in ultima analisi, per la competitività dell’azienda.
Il passaggio da un laboratorio “di controllo” a un laboratorio “di governo” è il cuore del cambiamento.

Il cambiamento culturale come premessa

Il primo intervento tematico della giornata è stato affidato a Enzo De Santis, che ha riportato l’attenzione sull’ingrediente meno tangibile ma più determinante per il successo delle trasformazioni: il fattore umano. De Santis ha sottolineato come spesso ci si concentri sull’introduzione di nuove tecnologie – nuovi LIMS, strumenti integrati, dashboard, modelli analitici – senza interrogarsi davvero sulla dimensione organizzativa e culturale che ne permette l’adozione.

Un laboratorio che vuole diventare lean, digitale e data driven deve affrontare un percorso che parte da molto prima del software o dello strumento: occorre ridefinire i ruoli, chiarire la visione, stabilire obiettivi credibili e condivisi, e soprattutto creare un ambiente in cui sia possibile mettere in discussione i processi esistenti. La frase “abbiamo sempre fatto così”, ha osservato, è il principale ostacolo a qualsiasi trasformazione, tanto quanto lo sono la scarsa sponsorship o la mancanza di una strategia sulle competenze.

La trasformazione del laboratorio diventa così un esercizio di leadership diffusa, un processo di apprendimento continuo in cui analisti, supervisori e responsabili si trovano chiamati a ridefinire il proprio modo di lavorare, comunicare e collaborare.

Il laboratorio come piattaforma industriale

Il tema della trasformazione organizzativa ha trovato una declinazione concreta nel racconto di Chiara Olimpieri di Takeda, che ha illustrato il percorso multi-annuale di revisione globale dei QC aziendali. È un esempio emblematico di come un laboratorio possa diventare un’estensione della strategia industriale, non più un compartimento operativo da ottimizzare, ma una piattaforma capace di generare valore.

Il programma di Takeda mostra chiaramente come tecnologia e governance debbano procedere insieme. L’introduzione di un LIMS integrato con gli strumenti analitici consente di ridurre attività manuali, evitare duplicazioni e garantire una tracciabilità più solida. Al tempo stesso, l’istituzione delle Lab Academies punta a uniformare le competenze, creare una cultura condivisa e dare agli analisti un ruolo più attivo nella definizione dei processi.
In questa visione, il laboratorio è una struttura capace di anticipare i problemi, ridurre il time-to-release attraverso approcci di reduced testing basati sui dati, e rendere più robusto l’intero sistema produttivo.

Sostenibilità come architettura di laboratorio

Una parte significativa del programma è stata dedicata alla sostenibilità, una dimensione che i laboratori stanno abbracciando in modo sempre più consapevole e strutturato.

Il racconto di Lorena Antonelli e Alessandra Capezzone De Joannon del laboratorio di microbiologia di Angelini Pharma ha mostrato come la sostenibilità non sia un’aggiunta o un progetto collaterale, ma una lente attraverso cui ripensare organizzazione, strumenti e comportamenti.
Riduzione degli sprechi, uso più efficiente delle risorse, adozione di tecnologie a minore impatto, transizione verso un laboratorio quasi paperless e formazione continua sono elementi che compongono una strategia coerente, capace di creare valore sia ambientale che operativo.

Una prospettiva analoga è emersa nel caso di Valpharma International, presentato da Michele Bosi e Giacomo Ferranti. Qui la sostenibilità è parte di una visione più ampia, in cui il laboratorio diventa un attore rilevante all’interno delle politiche ESG aziendali. Il progetto Green Lab non si limita a ridurre consumi idrici ed energetici, ma interviene sulla configurazione dei processi, sui layout, sulle scelte strumentali e sulla cultura del personale, configurando il laboratorio come un ambiente che contribuisce attivamente agli obiettivi corporate.

Digitalizzazione multi-sito

Il tema della digitalizzazione, da anni al centro delle discussioni nel settore, è stato affrontato da Gaia Valsecchi e Cecilia Lisarelli di Menarini con una prospettiva che va oltre la semplice adozione di nuove piattaforme.

In contesti multinazionali, digitalizzare significa soprattutto armonizzare.
Implementare LIMS ed ELN in più siti contemporaneamente non è un esercizio tecnologico, ma un lavoro che richiede una regia accurata, un linguaggio comune e un costante lavoro di allineamento tra team geograficamente distanti.
Passare da sistemi cartacei a flussi completamente digitali comporta un cambiamento di mentalità che non può essere improvvisato: occorre superare abitudini radicate, rivedere i flussi di lavoro, ricostruire la tracciabilità documentale e garantire che ogni sito lavori secondo logiche comuni.

La digitalizzazione multi-sito diventa così sinonimo di coerenza, qualità dei dati e capacità di prendere decisioni informate a livello globale.

Il punto di vista del cosmetico: integrazione end-to-end

Un contributo particolarmente interessante è arrivato da Benedetta Suardi di Fine Cosmetics, che ha illustrato l’approccio integrato del settore cosmetico, dove R&D, qualità, regulatory e marketing dialogano in maniera molto stretta e rapida.

Il laboratorio cosmetico, ha spiegato Suardi, deve muoversi in un ecosistema che richiede velocità, flessibilità e al tempo stesso rigore scientifico e conformità normativa. Ciò significa orchestrare dati, validazioni, requisiti di mercato e documentazione regolatoria in un flusso end-to-end che, sempre più, si affida a strumenti digitali e a un approccio sistemico al ciclo di vita del prodotto.

AI, low/no-code e Real Time Release: nuovi acceleratori del laboratorio

Il blocco pomeridiano ha aperto lo sguardo sulle tecnologie abilitanti che stanno ridisegnando il laboratorio contemporaneo.

Le applicazioni low/no-code e GenAI sono state presentate come strumenti capaci di democratizzare la digitalizzazione: non più progetti complessi e centralizzati, ma soluzioni costruite direttamente dai team di laboratorio per affrontare problemi specifici.
Dashboard, strumenti di monitoraggio, sistemi di supporto alle decisioni possono nascere in modo più rapido, più sostenibile e con una maggiore aderenza alle esigenze reali.

Il tema della Real Time Release, illustrato da Marco Salvini, ha mostrato quanto sia vicino il momento in cui la logica tradizionale di rilascio sarà affiancata – e in alcuni casi sostituita – da modelli basati su analisi rapide, spettroscopia avanzata, modellistica chemometrica e machine learning.
La potenzialità è enorme: riduzione dei tempi, maggiore capacità predittiva, eliminazione di passaggi ridondanti. Tuttavia, come ha ricordato Salvini, un modello RTR credibile richiede un lavoro rigoroso di calibrazione, validazione e consolidamento scientifico, oltre a un dialogo costante con le autorità regolatorie.

La Lean Lab Survey 2025: una fotografia del presente

La giornata si è conclusa con la presentazione della Lean Lab Survey 2025 da parte di Vittorio Rossi, che ha offerto una sintesi preziosa dei trend in atto nei laboratorî europei e nordamericani.

Il quadro emerso racconta un settore impegnato in una doppia direzione: da un lato la spinta verso digitalizzazione, paperless, automazione e AI; dall’altro un crescente interesse verso lean, sostenibilità, KPI e processi strutturati di governance.
I laboratorî si stanno trasformando in sistemi sempre più proattivi, in grado di anticipare rischi, di migliorare la qualità dei dati e di sostenere con maggiore efficacia le decisioni aziendali.

Il laboratorio come architrave dell’impresa

Se c’è un messaggio che attraversa l’intera XV edizione del Lean Lab, è che il laboratorio sta diventando un’infrastruttura strategica. Lean, green, digitale e data driven non sono parole d’ordine, ma parti di un modello operativo che permette al laboratorio di sostenere qualità, efficienza e innovazione lungo tutta la filiera produttiva.

Il laboratorio del futuro non sarà definito dal software che utilizza o dalla tecnologia più avanzata, ma dalla sua capacità di integrare persone, processi e conoscenza scientifica in modo coerente, misurabile e sostenibile.
Un luogo che non solo analizza, ma pensa, apprende e guida.