Prezzi dei farmaci in Italia tra sostenibilità e innovazione

Nel 2025 i prezzi dei farmaci in Italia sono sotto pressione per inflazione, dazi USA al 15% e riforme AIFA. Ticket regionali, Liste di Trasparenza e biosimilari (penetrazione al 58%) aiutano a contenere i costi, ma i tagli UE rischiano di generare carenze. Focus su spesa SSN a 23 mld e innovazione pharma.

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Il quadro italiano dei prezzi dei farmaci nel 2025 è segnato da dinamiche complesse, tra inflazione, dazi USA e riforme AIFA. Ticket regionali, Liste di Trasparenza e biosimilari contribuiscono a contenere la spesa, ma restano rischi di carenze e squilibri.

Liste di Trasparenza e ruolo dei generici

Nel corso del 2025, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha aggiornato le Liste di Trasparenza (ultimo aggiornamento il 15 maggio), definendo nuovi prezzi di riferimento per i farmaci equivalenti. Questo strumento permette di uniformare i rimborsi e promuovere l’uso dei generici, che continuano a garantire un risparmio medio del 20-30% rispetto agli originator.

Le analisi AIFA mostrano che i brevetti scaduti a partire dal 2021 hanno contribuito in modo significativo a questa riduzione.

Ticket regionali e differenze territoriali

Un tema molto discusso negli ultimi mesi è l’introduzione del ticket in Emilia-Romagna dal 2 maggio 2025. I cittadini non esenti pagano 2,20 euro per confezione, fino a un massimo di 4 euro per ricetta. La misura, assente fino a quest’anno in regione, ha sollevato un vivace dibattito politico e sociale, mettendo in evidenza il carattere decentrato del sistema sanitario italiano.

Le differenze territoriali restano marcate: in Lombardia il ticket arriva a 2 euro per confezione (max 4 euro per ricetta), mentre in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Marche e Sardegna non è applicato. Nel complesso, i ticket regionali generano per i cittadini un onere stimato in circa 441 milioni di euro annui, con impatti particolarmente pesanti per i pazienti cronici.

Biosimilari in crescita

Il fronte dei biosimilari resta uno dei più promettenti per la sostenibilità del SSN. Secondo il report AIFA aggiornato a marzo 2025, la penetrazione media ha raggiunto il 58% a volumi, ponendo l’Italia al primo posto in Europa. I risparmi potenziali sono stimati in 2-3 miliardi l’anno, grazie a prezzi che arrivano a costare fino al 75% in meno rispetto agli originator biologici.

Tuttavia, la variabilità regionale rimane significativa: in alcune aree la penetrazione si ferma attorno al 20%, in altre supera il 70%. Robert Nisticò, presidente AIFA, ha sottolineato che i prezzi italiani restano sensibilmente inferiori rispetto a quelli statunitensi, ma ha richiamato l’attenzione sulla necessità di riforme strutturali. Non a caso, nel 2025 i tempi medi di valutazione per la rimborsabilità sono già stati ridotti del 48%.

Legge di Bilancio e nuovi oneri

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto nuovi meccanismi di finanziamento e compartecipazione. È stata prevista una maggiorazione dello 0,65% sul prezzo al pubblico a carico delle aziende farmaceutiche e, per il biennio 2026-2027, un ulteriore contributo fisso di 0,05 euro per confezione sui farmaci di classe A.

Parallelamente, dal 1° gennaio 2025 è attivo un fondo da 900 milioni l’anno destinato ai farmaci innovativi. Se da un lato questo strumento sostiene l’accesso a nuove terapie, dall’altro alcune associazioni hanno espresso timori per possibili minacce all’indipendenza delle valutazioni e per l’aumento della discrezionalità nei criteri di innovatività introdotti dalla riforma AIFA.

Dazi USA e rischi globali

Sul piano geopolitico, un nodo cruciale è rappresentato dai dazi USA del 15% sui farmaci europei, entrati in vigore con l’accordo UE-USA di luglio 2025. Anche se l’impatto diretto sui prezzi negoziati da AIFA appare limitato, il rischio è che le aziende possano usare questi dazi come leva per giustificare aumenti indiretti o tagli agli investimenti, con un impatto stimato in circa 2,5 miliardi di euro.

Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha ricordato che nel 2024 l’export farmaceutico – trainato anche dai vaccini – ha generato un surplus commerciale di 21 miliardi, su un totale di 54 miliardi. La sua proposta resta quella di puntare a un regime di dazi zero e a un incremento di almeno 1% della spesa SSN dedicata all’innovazione.

Accesso alle nuove terapie

Nonostante le tensioni, il 2025 mostra segnali positivi sul fronte dell’accesso ai farmaci. A gennaio sono stati approvati 13 nuovi medicinali, tra cui orfani, generici e innovativi. I tempi di accesso si sono ridotti in media della metà rispetto al passato.

Nel corso dell’anno sono attesi fino a 113 nuovi ingressi post-EMA, di cui il 31% oncologici e una quota rilevante per malattie rare. Una prospettiva che apre sfide enormi sia per i budget pubblici sia per i modelli di valutazione costo-beneficio.

Un impatto economico da monitorare

L’industria farmaceutica resta un pilastro dell’economia nazionale: l’export ha toccato i 54 miliardi di euro nel 2024, pari all’11% del manifatturiero italiano. Sul fronte interno, la spesa del SSN per farmaci continua a rappresentare circa l’8% del budget sanitario.

La leva di generici e biosimilari potrebbe generare risparmi fino a 3 miliardi l’anno, ma eventuali ritardi nelle riforme rischiano di innescare un’inflazione dei prezzi tra il 5 e il 10% su diverse specialità.

Un equilibrio ancora da costruire

Ad agosto 2025, il quadro italiano dei prezzi farmaceutici resta quello di un equilibrio fragile. Le riforme AIFA stanno accelerando l’accesso e aumentando la trasparenza, ma il sistema deve ancora confrontarsi con la pressione dei dazi internazionali, le differenze regionali sui ticket e la necessità di mantenere alta la competitività dell’industria.

Per pazienti, istituzioni e imprese, la sfida dei prossimi mesi sarà trovare un bilanciamento sostenibile tra innovazione e affordability, evitando che le tensioni globali e i tagli disordinati a livello europeo compromettano la tenuta di un settore strategico.