App mHealth e resistenza antimicrobica in Italia

La resistenza antimicrobica rappresenta una minaccia crescente per la salute pubblica globale e in Italia i dati sono tra i più critici d’Europa. Uno studio pubblicato su JMIR mHealth and uHealth ha valutato le app disponibili per supportare i professionisti nella stewardship antimicrobica, evidenziando carenze ma anche opportunità di sviluppo. L’industria farmaceutica può giocare un ruolo chiave, puntando su soluzioni integrate con intelligenza artificiale, dati epidemiologici e approccio One Health.

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La resistenza antimicrobica (AMR) rappresenta una delle principali minacce per la salute globale. Le proiezioni stimano che entro il 2050 possa causare 10 milioni di morti all’anno, superando il cancro.

In Italia i tassi di resistenza agli antibiotici sono tra i più alti in Europa: oltre 284.000 infezioni associate all’assistenza sanitaria e migliaia di decessi annuali. L’urgenza di interventi efficaci è ormai evidente.

Il rapporto AIFA 2025 sugli antibiotici pone l’AMR al centro anche delle discussioni del G7 Salute. In risposta, il Paese ha lanciato un incentivo nazionale “pull” per stimolare lo sviluppo di nuovi antibiotici.

Il ruolo delle tecnologie digitali

In questo contesto emergono le tecnologie digitali, in particolare le app mHealth, come strumenti a supporto della stewardship antimicrobica (AMS). Queste applicazioni possono promuovere un uso più razionale degli antimicrobici e affiancare i professionisti sanitari nelle decisioni cliniche.

Lo studio dell’Università di Udine

Un recente studio pubblicato su JMIR mHealth and uHealth (Vol. 13, 2025) ha analizzato le app disponibili in Italia. La ricerca, condotta dall’Università di Udine insieme a un team multidisciplinare, evidenzia importanti lacune ma anche opportunità di innovazione.

Metodologia

I ricercatori hanno eseguito una ricerca sistematica negli store Apple App Store e Google Play con parole chiave in italiano e inglese.

Delle 115 app inizialmente identificate (31 Android, 84 iOS), sono state escluse quelle a pagamento, con pubblicità, giochi o contenuti non pertinenti.

Dopo una scrematura, 84 app sono state valutate: 57 escluse e 27 (6 Android, 21 iOS) analizzate a fondo attraverso una checklist di 86 item su otto domini principali.

Risultati: un potenziale inespresso

Nessuna app ha soddisfatto pienamente i criteri. Solo due hanno raggiunto un adempimento del 36%.

I punteggi migliori si registrano nel supporto diagnostico-terapeutico (37%) e nelle caratteristiche tecniche (23%). Molte app forniscono indicazioni su dosaggi, vie di somministrazione e terapie mirate, con l’81% funzionante anche offline.

Gravi lacune

  • AMS (8%): solo il 30% delle app include linee guida aggiornate, nessuna considera l’approccio One Health.

  • AMR (1%): mancano dati su meccanismi di resistenza e prevalenza epidemiologica.

  • Rete (2%): nessuna app è collegata a sistemi nazionali come Vigifarmaco.

  • Patogeni ed eziologia (4%): solo il 19% spiega i meccanismi d’azione dei farmaci.

Questi risultati confermano altri studi recenti, come quello pubblicato su Population Medicine (2025), che denuncia lo scarso collegamento tra app e dati epidemiologici.

Opportunità per l’industria farmaceutica

Per le aziende farmaceutiche, i risultati rappresentano un campanello d’allarme ma anche un’occasione di innovazione.

Le app mHealth potrebbero essere integrate con cartelle cliniche elettroniche e sistemi di intelligenza artificiale, come già avviene con tool OMS quali Firstline e Antibiogo di MSF.

Possibili sviluppi

  • Dashboard con dati AMR regionali e geolocalizzati.

  • AI per avvisi su interazioni farmacologiche e resistenze emergenti.

  • Educazione One Health, con focus sui rischi zoonotici.

  • Sponsorizzazione di app pediatriche, in linea con le classificazioni WHO AWaRe.

Lo studio dell’Università di Udine mostra chiaramente che, nonostante il potenziale, le app italiane attuali non sono ancora strumenti efficaci per l’AMS.

Invertire la tendenza dell’AMR richiede un impegno condiviso: istituzioni, professionisti e industria devono collaborare per creare soluzioni digitali gratuite, integrate e validate scientificamente.

I ricercatori stanno già lavorando a una nuova app in grado di colmare le lacune individuate. Per l’industria farmaceutica, investire nella salute digitale non è soltanto un’opportunità di mercato, ma un contributo concreto alla salute pubblica.

Riferimenti: Russo G et al. JMIR mHealth uHealth 2025;13:e51122. Rapporti AIFA e WHO consultati al 12/09/2025.