Il mondo nuovo della salute globale

Equità, clima e cooperazione: l’OMS rilancia l’agenda sanitaria per il 2025-2028 in un’epoca di crisi intrecciate e nuove promesse

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Nel 2023, oltre 340 milioni di persone hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria. Quasi 5 miliardi non godono di una copertura sanitaria universale, e una su quattro ha subito spese catastrofiche per curarsi. Le emissioni globali crescono, le temperature medie aumentano, e con esse le ondate di calore, le malattie trasmesse da vettori e la pressione sulle risorse idriche e alimentari. È in questo contesto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato il suo nuovo programma quadriennale: “A Global Health Strategy for 2025–2028“, quattordicesimo “General Programme of Work” (GPW 14), adottato alla 77a Assemblea Mondiale della Sanità.

Non è un documento qualsiasi. È un’agenda operativa, una bussola strategica, un grido di allarme ma anche una proposta di fiducia nel potenziale trasformativo delle politiche sanitarie globali. E, come vedremo, è anche un segnale preciso rivolto all’industria farmaceutica, ai governi e ai portatori d’interesse della salute pubblica mondiale.

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Una strategia per un mondo che cambia

Il documento parte da una constatazione tanto banale quanto vertiginosa: il mondo è cambiato. E lo ha fatto in modo “fondamentale”, con effetti sistemici sulla salute delle popolazioni. Il cambiamento climatico, ad esempio, è definito senza mezzi termini “una minaccia sanitaria crescente”: secondo il Lancet Countdown, nel 2023 circa 7 milioni di morti sono state associate all’inquinamento atmosferico, mentre altri 8 milioni sono legate a diete non salutari e 3 milioni all’uso nocivo di alcol.

Anche i dati demografici pesano. Entro il 2030, il 25% della popolazione mondiale vivrà in contesti di fragilità, conflitto o vulnerabilità. Le migrazioni forzate hanno superato il miliardo di persone. Nel 2023, il mondo ha perso 5 milioni di bambini sotto i cinque anni, quasi la metà nel primo mese di vita. La mortalità materna resta inchiodata a circa 300.000 decessi l’anno, un numero stabile da quasi un decennio.

E poi c’è il fardello delle malattie croniche: 41 milioni di morti all’anno, il 74% del totale, sono causate da malattie non trasmissibili (cardiovascolari, respiratorie, cancro, diabete). Una persona su sei nel mondo vive oggi con una disabilità; 2 miliardi hanno bisogno di riabilitazione; 1 miliardo convive con un disturbo mentale; e 700.000 persone ogni anno si tolgono la vita.

Promuovere, fornire, proteggere

Su queste basi si costruisce la missione del GPW 14: “promuovere, fornire e proteggere” la salute. Per farlo, la strategia definisce sei obiettivi strategici, tradotti in 15 “joint outcomes” (azioni comuni di Stati, OMS e partner) e 4 “corporate outcomes” che descrivono il contributo specifico dell’organizzazione.

I sei assi fondamentali sono:

  1. Rispondere alla crisi climatica come minaccia sanitaria;
  2. Rafforzare la prevenzione agendo sui determinanti della salute;
  3. Sviluppare sistemi sanitari resilienti con un approccio di Primary Health Care;
  4. Garantire la copertura sanitaria universale (UHC) e la protezione finanziaria;
  5. Prepararsi e rispondere meglio alle emergenze;
  6. Potenziare i sistemi di sorveglianza e risposta rapida.

Il tutto sostenuto da una teoria del cambiamento che mette al centro la leadership sanitaria, la produzione di beni pubblici globali (dati, ricerca, standard), il supporto operativo differenziato per Paese e l’innovazione tecnologica.

Un’OMS più forte, ma servono 11,2 miliardi

La strategia punta a rafforzare il ruolo dell’OMS come nodo centrale dell’ecosistema globale della salute. Non solo in termini di autorità tecnica e normativa, ma anche come piattaforma di supporto per i Paesi. Per farlo, servirà un investimento importante: 11,2 miliardi di dollari per il periodo 2025–2028, di cui 7 miliardi da raccogliere attraverso un apposito investment round. Un modello ispirato a quelli di GAVI e Global Fund, con l’obiettivo di garantire finanziamenti prevedibili, sostenibili e “earmarked-free”.

A cosa serviranno? A raggiungere tre traguardi chiave:

  • 6 miliardi di persone con una salute e un benessere migliori
  • 5 miliardi coperte da UHC, senza oneri economici
  • 7 miliardi meglio protette dalle emergenze sanitarie

L’industria farmaceutica e la sfida dell’equità

Uno dei messaggi più forti del GPW 14 riguarda l’equità nell’accesso ai prodotti sanitari essenziali: farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi e tecnologie digitali. La pandemia ha mostrato — con drammatica chiarezza — quanto profonde siano le disuguaglianze. Nel 2022, oltre 20 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni di routine. Le catene di approvvigionamento sono risultate fragili, e l’accesso ai farmaci in molti Paesi è peggiorato.

In questo quadro, l’industria è chiamata non solo a fornire soluzioni, ma a collaborare attivamente per garantire accessibilità, sostenibilità e trasparenza. La strategia cita il problema dell’antimicrobico-resistenza, ancora largamente fuori controllo, e rilancia la necessità di piani d’azione nazionali e strumenti regolatori condivisi.

Anche le innovazioni devono seguire una logica di salute pubblica: le tecnologie digitali, l’AI in medicina, i nuovi strumenti di diagnostica devono essere sicuri, validati e inclusivi. L’OMS ha annunciato una nuova piattaforma per la digitalizzazione della salute globale, supportata da partner come Banca Mondiale, BMGF e UNEP.

La salute al tempo della complessità

Nel documento affiora una consapevolezza matura: la salute, oggi, è un problema complesso che si nutre di interdipendenze. Clima, cibo, mobilità, istruzione, finanza pubblica: tutto influisce. L’85% dei più poveri del mondo vivrà in contesti fragili entro il 2030. Il 99% della popolazione mondiale respira aria inquinata oltre i limiti raccomandati. Più di 735 milioni di persone soffrono la fame cronica, e 333 milioni sono in condizione di grave insicurezza alimentare.

Il GPW 14 insiste dunque sulla necessità di un approccio intersettoriale: dalla scuola alla finanza, dall’agricoltura all’urbanistica, ogni politica pubblica può e deve contribuire al benessere collettivo. Si punta a misurare il progresso non solo in PIL, ma in “benessere prodotto lordo“.

Un’agenda globale per risultati locali

Infine, il cuore operativo: l’impatto nei Paesi. Il nuovo programma mira a rafforzare la presenza dell’OMS sul campo, con investimenti specifici per gli uffici locali, meccanismi di “delivery for impact” e nuovi strumenti di accountability. Il principio è semplice: misurare i risultati dove conta davvero, nei territori, nelle comunità, nei servizi sanitari reali.

Per l’industria life sciences italiana ed europea, questo è un messaggio importante: l’innovazione non basta. Serve traduzione pratica, collaborazione, rispetto dei contesti. E serve una visione condivisa, in cui il valore non è solo quello economico, ma anche quello sociale, ambientale e democratico.

La strategia OMS 2025–2028 non è quindi un esercizio teorico, ma un programma d’azione. Ambizioso, sì, ma realistico. In un mondo segnato da crisi e transizioni, ridare centralità alla salute — come diritto, come bene comune, come chiave di sviluppo — è un atto politico e culturale.

È una sfida per tutti: istituzioni, cittadini, scienza e industria. E il tempo per agire è ora.