Se da un lato l’approccio delle grandi aziende farmaceutiche verso le attività in outsourcing si sta evolvendo verso partnership più solide e strutturate, dall’altro un diffuso sentimento di prudenza sta spostando la loro attenzione dai fornitori impegnati negli early stage verso quelli attivi in fasi più avanzate dello sviluppo o su farmaci consolidati, percepiti come meno rischiosi rispetto alle terapie emergenti.
Questo fenomeno si accompagna alla crescente riluttanza degli investitori a finanziare le prime fasi di ricerca e sviluppo di terapie geniche e cellulari sia in termini di venture capital che di quotazioni in Borsa. A farne le spese potrebbero essere anche le Cdmo e Cro impegnate nelle fasi precoci di sviluppo, il cui raggio d’azione si sta progressivamente riducendo.
M&A preclinico in calo
A disegnare questo scenario è il CphI annual report 2024, pubblicato in concomitanza con l’omonimo evento internazionale dell’industria farmaceutica tenutosi a Milano a inizio ottobre. Secondo il rapporto, negli ultimi anni le grandi aziende farmaceutiche hanno ridotto significativamente l’outsourcing delle attività di ricerca e sviluppo (R&D) nelle fasi iniziali, privilegiando l’acquisizione di aziende con pipeline di sviluppo già nelle fasi cliniche. Iqvia ha calcolato che le attività di M&A precliniche del 2023 rappresentano meno del 5% del totale.
Big pharma may also be pursuing a fundamental pivot away from outsourcing discovery and early R&D.
CphI annual report 2024
Un quadro economico critico
Charles River Labs (CRL), uno dei principali fornitori di servizi di outsourcing per le fasi iniziali di sviluppo dei farmaci, ha annunciato nell’agosto 2024 di aver tagliato significativamente le sue previsioni a causa di un calo sostanziale e permanente dei servizi di ricerca e sviluppo richiesti dalle big pharma.
Stando al report, questo trend è pesantemente condizionato dalla fase di razionalizzazione e de-risking intrapresa della grandi farmaceutiche dopo la pandemia di Covid19. Nell’ultimo anno, infatti, è continuata la corsa alla riduzione dei costi anche per la pressione delle molte criticità economico-finanziarie, come la perdita di esclusività su molti prodotti (gli analisti calcolano che big pharma perderà diritti per 180 miliardi di dollari fino al 2033), gli elevati tassi di interesse USA e la persistente pressione inflazionistica.
L’indicatore biotech
Un indicatore per determinare lo stato di salute del settore CRO/ CDMO – spiega ancora il report Cphi – è rappresentato dai finanziamenti alle biotecnologie (quasi due terzi di tutti i farmaci sottoposti all’approvazione della FDA provengono da queste aziende), che negli ultimi due anni hanno subìto un significativo arresto (vedi grafico).
Sebbene nella prima metà del 2024, i finanziamenti complessivi mostrino segnali di ripresa, gli investimenti privati di venture nelle biotecnologie in fase preclinica erano circa il 28% del totale fino alla metà del 2024 (~3,5 miliardi di dollari), in calo rispetto agli anni precedenti.
Anche la quotazione in Borsa sembra una soluzione sempre meno praticabile: la percentuale di IPO (offerta pubblica iniziale) in aziende precliniche è circa la metà di quella registrata nei quattro anni precedenti.
L’impatto su Cdmo e Cro
La scarsità di finanziamenti per le biotech early-stage ha accentuato il rallentamento iniziato nel 2023 e destinato a proseguire almeno fino al 2025.
Secondo gli analisti, questo spostamento di interesse verso aziende in fasi R&D più avanzate potrebbe avere ripercussioni profonde: sebbene i servizi per le fasi cliniche stiano migliorando, le aziende attive nelle fasi iniziali continuano a soffrire una forte carenza di finanziamenti. Questo potrebbe rallentare l’innovazione nelle CGT, tanto che la ripresa di questo comparto non è attesa prima del 2025.
Good news
Il taglio dei costi nelle aziende farmaceutiche potrebbe, però, anche rappresentare un fattore positivo. Secondo il Fierce Biotech Layoff Tracker, nel 2023 c’è stato un aumento del 57% nel numero di licenziamenti rispetto all’anno precedente e si stima che fino alla metà del 2024, circa 25.000 dipendenti siano stati licenziati nel settore farmaceutico.
Questo fenomeno potrebbe giovare alle CRO/CDMO generando un aumento della domanda di servizi in outsourcing, dato che le aziende farmaceutiche dovranno esternalizzare sempre più le loro attività, comprese R&D e produzione.
Bene lo sviluppo clinico
La situazione per le CRO e CDMO focalizzate sui programmi di sviluppo clinico dovrebbe invece essere più rosea, con la domanda di servizi prevista in crescita per il prossimo anno. Le biotech in fase clinica e le grandi aziende farmaceutiche continuano a investire nello sviluppo di asset clinici, considerati investimenti più sicuri rispetto alle fasi precoci.
Questo trend dovrebbe garantire una certa stabilità, offrendo opportunità di crescita per le aziende che operano in questo ambito.
Regge la domanda per ADC, small molecule e biologici
Le modalità terapeutiche consolidate come gli anticorpi monoclonali (mAbs), le piccole molecole e gli ADC (Antibody drug conjugates) sono tra le aree di maggiore crescita, grazie al fatto che vengono percepite come meno rischiose rispetto alle terapie emergenti: le Cro/Cdmo che si concentrano su questi prodotti vedranno una domanda stabile, se non in aumento, fino al 2025.
L’impatto del Biosecure Act
Il Biosecure Act in approvazione negli Stati Uniti potrebbe provocare un cambiamento radicale nella catena di fornitura globale, accelerando lo spostamento della produzione al di fuori della Cina. Il Biosecure Act ha l’obiettivo di proteggere la sicurezza nazionale americana limitando le interazioni commerciali e i contratti con aziende provenienti da Paesi considerati avversari.
Prevedibilmente, le aziende cinesi, in particolare nel settore delle biotecnologie, sono tra i principali target di questa legge. Tra le società che potrebbero risentirne ci sono nomi come WuXi AppTec, WuXi Biologics, e BGI Group, che forniscono servizi cruciali come Cro/Cdmo ritenute troppo rischiose per la sicurezza degli Stati Uniti. Questo scenario dovrebbe favorire i fornitori in regioni extra-Cina, come Nord America, Europa e India.
Sebbene la nuova versione della legge preveda una fase cuscinetto, con un periodo di cinque anni per sciogliere i contratti in essere (sette per alcune specifiche società), gli accordi stipulati dopo l’entrata in vigore della legge dovranno seguire le nuove disposizioni.