GenZ e mondo del lavoro

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Non cercano la macchinetta del caffè gratis, né la palestra aziendale. Cercano di capire se ha senso stare lì, in quell’ufficio, con quella scrivania, per otto ore al giorno.
La Generazione Z è entrata in azienda senza bussare troppo, ma con idee piuttosto chiare: non vogliono essere “gestiti”, vogliono crescere. Non chiedono benefit, chiedono fiducia.
Il nostro Osservatorio, ascoltando oltre cento giovani che si affacciano al mondo professionale nelle scienze della vita, racconta una rivoluzione silenziosa. Una che passa per parole come flessibilità, formazione, coerenza. Parole che fanno meno rumore di “performance” o “KPI”, ma che a quanto pare pesano di più.
Non si tratta di vizio generazionale. Si tratta, forse, di lucidità. Perché se le aziende vogliono ancora attrarre talento, devono imparare a essere credibili, prima che competitive.
È questo il Fattore GenZ: non un problema da risolvere, ma una domanda da ascoltare.

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