Il biotech del futuro

Il biotech del futuro guiderà l'innovazione: come orientare la sua direzione? Ne parliamo con Maria Luisa Nolli, CEO di NCNBio, membro del board di Assobiotec e di recente nominata Chair di SME Platform Europabio

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biotech futuro

Il biotech si propone di traghettare la ricerca nel futuro, di rappresentare un riferimento a tutto campo per l’innovazione. E, di fatto, sarebbe difficile immaginare un mondo senza le biotecnologie, perché sarebbe un mondo senza vita.

Ho parlato dei successi delle biotecnologie con un’imprenditrice che si occupa da vicino di trasferimento tecnologico e ne conosce bene i meccanismi, Maria Luisa Nolli, co-founder e CEO di NCNBio, membro del Board di Assobiotec e di recente nominata Chair di SME Platform Europabio.

L’intervista, che potrete leggere per esteso nel prossimo numero di MakingLife magazine, ha concesso molto spazio all’analisi del contesto attuale e delle modalità di orientamento della direzione di sviluppo futuro.

Il biotech del futuro: la governance dell’innovazione

Si parla da anni dell’istituzione di una agenzia nazionale dell’innovazione, ma siamo ancora in tempo o il treno è ormai passato?

“Il tempo sta passando e rischiamo di perderlo, questo treno. Pur non essendo un’idea nuova, sarebbe un grande valore aggiunto, un riconoscimento per il trasferimento tecnologico, che verrebbe riconosciuto a tutti gli effetti come strumento fondamentale per lo sviluppo di idee innovative e per la loro evoluzione verso il prodotto finale”.

Su questo fronte siamo purtroppo in ritardo, anche perché la stessa realizzazione del progetto richiederebbe comunque altro tempo.

“È bene dedicare attenzione all’organizzazione dell’agenzia, qualora si scegliesse di crearla. Non deve diventare una lobby, ma uno strumento cui tutte le realtà che ne hanno bisogno (centri di ricerca, micro e piccole imprese, università) possano accedere, un riferimento fruibile e concreto”.

Lo shift produttivo

Cosa manca, dunque, all’Italia per vivere da protagonista l’avventura del biotech del futuro?

“Quello che manca all’Italia non è la ricerca scientifica, ma i centri produttivi: il successo della nostra produzione farmaceutica  è legato alle piccole molecole di sintesi chimica tradizionale. Questo è il settore nel quale ci posizioniamo ai primi posti nel mondo, sia per produzione interna che per esportazione”.

Che fare per reinventarci?

“La riconversione degli impianti tradizionali in biotecnologici è impegnativa e richiede tempo. Per affrontare questa sfida abbiamo bisogno di un reclutamento di forze economiche, regolatorie e anche politiche. Però, è doveroso sottolineare che, se è vero che fatichiamo ad agire come sistema Paese, possiamo contare su un regolatorio d’eccellenza, sia per quanto riguarda AIFA che l’Istituto Superiore di Sanità“.

Le terapie one-shot: il fior fiore del biotech futuro

Le terapie one-shot stanno sovvertendo il paradigma della cura di tante gravi patologie: quali ulteriori sviluppi possiamo immaginare nel loro futuro?

“Le terapie one-shot non curano il sintomo, ma la malattia: questo è un concetto epocale, che ha cambiato l’approccio alla cura”.

Sono pensabili ulteriori margini di miglioramento?

“Sì. Un primo salto di qualità avverrà con il passaggio dall’approccio autologo a quello allogenico, per nicchie di pazienti o gruppi più ampi. Il secondo con i tumori solidi, un target molto più difficile da raggiungere rispetto a quelli ematologici. Questa è una direzione nella quale stanno investendo molte aziende, a livello mondiale”.

Soluzioni in arrivo per COVID-19?

Quello che tutti noi ci auguriamo è che il biotech del futuro riesca anche a portare verso la richiesta di approvazione terapie per l’infezione da SARS-CoV-2.

“Con il virus che muta in continuazione, la vaccinazione permetterà di raggiungere l’immunità di popolazione. E la terapia farmacologica, in particolare gli anticorpi monoclonali anti-Spike oggi al centro di progetti di ricerca e sviluppo di molte aziende, fornirà un ulteriore supporto alla protezione dalle forme gravi della malattia. Tuttavia non sappiamo ancora esattamente in quali termini potranno essere utilizzati nella terapia di COVID-19“.

Si tratta di una questione ancora aperta, ma i risultati messi a segno finora acquisiranno importanza (e molti la stanno già acquisendo) anche ai fini del trattamento di altre patologie.

Non perdete l’intervista completa sul prossimo numero di MakingLife magazine, interamente dedicato al pharma del futuro.

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