La sfida dell’antibiotico-resistenza e il ruolo del sistema Italia

Il 18 novembre si è celebrata la Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici, momento centrale della Settimana mondiale dedicata al contrasto dell’antibiotico-resistenza. L’Italia mostra consumi ancora elevati, ampie differenze regionali e un aumento dell’impiego di molecole ad ampio spettro. Un quadro che contribuisce alla crescita della resistenza batterica, con impatti clinici e sanitari significativi.

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Il 18 novembre 2025 si è celebrata la Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici, appuntamento centrale della Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antimicrobici (WAAW). Lo slogan – Act Now: Protect Our Present, Secure Our Future – sintetizza un’urgenza non più rinviabile: ridurre gli usi impropri degli antibiotici e contenere l’avanzata della resistenza antimicrobica (AMR), una delle principali minacce per la salute pubblica globale.

L’Italia rimane uno dei Paesi europei con i consumi più elevati e con una variabilità regionale molto ampia. La fotografia che emerge dai dati più recenti di AIFA ed ECDC restituisce un quadro in cui uso eccessivo, prescrizioni non ottimali e resistenze crescenti si intrecciano in un circolo vizioso che rischia di compromettere l’efficacia delle cure.

Consumi di antibiotici: un trend in risalita

Secondo i dati AIFA più aggiornati, nel 2023 il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico (pubblico + privato) ha raggiunto 22,4 DDD/1000 abitanti, registrando un aumento del 5,4% rispetto all’anno precedente. Un segnale critico, perché interrompe la tendenza decrescente osservata tra il 2013 e il 2019.

Nell’assistenza territoriale l’incremento è ancora più marcato: +6,3% rispetto al 2022, con una prevalenza d’uso del 36,8% della popolazione. A preoccupare non è solo la quantità, ma anche la qualità delle prescrizioni: solo il 54,4% degli antibiotici appartiene al gruppo Access, ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 65%.

Un’Italia divisa in tre: Nord, Centro, Sud

La variabilità geografica è uno degli aspetti più critici. Le regioni meridionali continuano a mostrare consumi significativamente superiori rispetto al resto del Paese.

  • Sud: 18,9 DDD/1000 ab.
  • Centro: 16,4 DDD/1000 ab.
  • Nord: 12,4 DDD/1000 ab.

In termini di prevalenza d’uso:

  • Sud e Isole: 43,6%
  • Centro: 40,1%
  • Nord: 30,6%

Si tratta di scarti che non possono essere spiegati solo da differenze epidemiologiche. Incidono fattori strutturali: accesso alla diagnostica, organizzazione della medicina territoriale, disponibilità di servizi di consulenza infettivologica e rapidità degli iter assistenziali.

Pediatria e anziani: gli estremi più esposti

L’uso di antibiotici nei bambini e negli anziani continua a essere superiore alla media nazionale.

  • 0–13 anni: dal 33,7% al 40,9% in un solo anno.
  • Over 65: 48% della popolazione ha ricevuto almeno una prescrizione nel 2023.

Sono fasce vulnerabili per fisiologia e comorbilità, ma anche indicative di possibili margini di miglioramento nell’appropriatezza, soprattutto nella gestione delle infezioni respiratorie stagionali.

Antibiotico-resistenza: la minaccia che cresce

Il consumo elevato e l’impiego frequente di molecole ad ampio spettro alimentano la pressione selettiva sui batteri. L’Italia è attualmente al 7° posto in Europa per consumo territoriale di antibiotici, con un uso di molecole ad ampio spettro più del doppio rispetto alla media UE.

Alcuni indicatori chiave:

  • E. coli resistente alle cefalosporine di terza generazione: dal 23,8% (2021) al 26,7% (2023).
  • Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi: tra i valori più alti dell’area europea.
  • Mortalità attribuibile all’AMR: oltre 12.000 casi l’anno secondo le stime più recenti.

L’AMR non è un problema confinato ai reparti ospedalieri: aumenta la complessità delle cure, allunga i tempi di ricovero, complica interventi chirurgici, terapie oncologiche e la gestione delle infezioni croniche.

Dove il sistema si inceppa: diagnosi lente e prescrizione empirica

L’inappropriatezza prescrittiva è spesso la conseguenza di un problema a monte: una diagnostica microbiologica non abbastanza rapida o diffusa. In molte aree del Paese il medico di famiglia non ha a disposizione test rapidi affidabili o un accesso veloce a consulenze infettivologiche. Il risultato è una prescrizione “difensiva”, che privilegia molecole ad ampio spettro.

A ciò si aggiungono fattori culturali – attese dei pazienti, percezione dell’antibiotico come “cura universale” – e organizzativi, come l’insufficiente integrazione tra territorio e ospedale.

Il ruolo strategico del settore farmaceutico

La crescente pressione dell’AMR impone un cambio di paradigma: il contrasto alla resistenza non può essere affidato solo alle istituzioni o al personale clinico. L’industria farmaceutica è chiamata a un contributo più ampio, che va oltre la ricerca di nuove molecole.

Le direttrici di intervento più promettenti includono:

  • Integrazione farmaco–diagnostica–digitale
    Soluzioni combinate che aiutino a decidere se, quando e quale antibiotico prescrivere, supportando la stewardship attraverso strumenti digitali e algoritmi decisionali.
  • Progetti territoriali di stewardship
    Programmi pilota in collaborazione con ASL e regioni per ridurre la variabilità d’uso, con raccolta di dati real-world e valutazione dell’impatto.
  • Formazione continua multicanale
    Non solo webinar e congressi, ma contenuti digitali, micro-learning, piattaforme omnicanale per supportare la medicina generale e i professionisti territoriali.
  • Ricerca e incentivi all’innovazione
    Antibiotici di ultima linea, terapie fagiche, vaccini, immunomodulazione: filoni che richiedono modelli “push/pull” più attrattivi e collaborazioni pubblico–privato.
  • Sorveglianza e monitoraggio
    Le aziende possono contribuire allo sviluppo di dashboard, sistemi di alert e strumenti di governance utili alle regioni per identificare anomalie e correggere rapidamente i trend.

Limiti, nodi aperti e prospettive

Nonostante l’attenzione crescente, il quadro italiano presenta ancora limiti strutturali. I dati disponibili, pur migliorati, non sempre consentono analisi granulari utili a valutare l’appropriatezza reale. La riduzione dell’AMR richiede anni, e l’innovazione antibiotica procede lentamente per mancanza di ritorni economici adeguati.

Anche il fronte culturale rimane debole: l’idea che “con l’antibiotico si guarisce più in fretta” è ancora radicata nella popolazione, e ostacola gli sforzi di stewardship. Servono campagne continuative e non episodiche, capaci di raggiungere i cittadini nei luoghi – fisici e digitali – dove si informano.

Guardare avanti: perché serve un cambio di passo ora

La Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici non è un rituale, ma un richiamo concreto alla responsabilità. L’Italia si trova in un territorio critico: consumi alti, qualità prescrittiva sotto gli standard europei, resistenze in aumento e diseguaglianze regionali marcate.

Affrontare la sfida dell’antibiotico-resistenza significa rafforzare governance, diagnostica, stewardship e innovazione, ma anche costruire un nuovo patto culturale tra medici, cittadini e istituzioni. È davvero “ora di agire”: il presente da proteggere e il futuro da difendere dipendono dalla capacità del sistema, nel suo insieme, di assumersi questo impegno.