Volata finale del PNRR in sanità: tra promesse, ritardi e rischi reali

A meno di un anno dalla rendicontazione finale (giugno 2026), molti obiettivi della Missione Salute del PNRR appaiono lontani: le strutture “territoriali”, la digitalizzazione, il personale, restano punti critici. Il rischio è che soldi e intenti restino su carta anziché tradursi in servizi concreti.

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Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), lanciato per rilanciare l’Italia dopo le difficoltà economiche e sociali innescate dalla pandemia, ha posto al centro della sua Missione 6 un radicale potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’obiettivo è ambizioso: rafforzare la rete territoriale, innovare la sanità digitale, mettere in sicurezza le strutture, formare personale, aggiornare le infrastrutture e le attrezzature, garantire equità di accesso su tutto il territorio nazionale.

Ma a undici mesi dalla scadenza ultima (30 giugno 2026), le analisi indipendenti, i rapporti ufficiali e le fonti del settore rivelano che molti obiettivi non sono nemmeno prossimi al traguardo, alcuni risultano in forte ritardo, altri rischiano di non essere raggiunti. Questo articolo esamina lo stato attuale, i punti di forza, le debolezze e i rischi, offrendo anche alcune riflessioni critiche.

Cosa prevedeva il PNRR per la sanità

Secondo il Focus tematico n. 3/2025 redatto dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la Missione Salute dispone di 15,63 miliardi di euro destinati agli interventi del PNRR, cui si aggiungono risorse del Piano Nazionale Complementare (PNC) per alcune misure.

Le linee principali sono:

  • potenziamento dell’assistenza territoriale tramite Case della Comunità (CdC), Ospedali di Comunità (OdC), Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), Centrali Operative Territoriali (COT)
  • ammodernamento dell’assistenza ospedaliera e delle infrastrutture (tra cui terapie intensive e semi-intensive), ristrutturazione edilizia e programmi antisismici
  • digitalizzazione, infrastruttura dati, telemedicina, evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e interoperabilità dei sistemi sanitari
  • ricerca biomedica, formazione del personale sanitario e management sanitario

Per molte delle misure erano previsti target (numerici) e milestone (normative/regolatorie), con scadenze intermedie e una deadline generale: 30 giugno 2026.

Come stanno andando le cose: risultati e ritardi

Risultati positivi

Alcuni target sono già stati raggiunti o superati prima del termine:

  • Assistenza Domiciliare Integrata (over 65): il target di aumento del numero di pazienti seguiti è stato ampiamente superato entro la fine del 2024.
  • Grandi apparecchiature sanitarie: quasi tutte ordinate, buona parte consegnata e collaudata; l’obiettivo è prossimo al completamento.
  • Contratti di formazione specialistica: l’obiettivo numerico sembrerebbe formalmente completato.

Questi esempi mostrano che, per alcune dimensioni del PNRR, la macchina ha compiuto passi avanti reali.

I ritardi più gravi

Ma sono molti gli obiettivi in ritardo, o per i quali non è chiaro se verranno rispettati i tempi.

Tra i principali:

  1. Case della Comunità (CdC):
    Target: almeno 1.038 strutture pienamente operative con servizi e personale sanitario entro giugno 2026.
    Stato a dicembre 2024: solo 164 strutture (15,8 %) avevano attivato tutti i servizi previsti, e solo 46 (4,4 %) disponevano del personale medico/infermieristico necessario.

  2. Ospedali di Comunità (OdC):
    Target: 307 strutture.
    Stato: 124 strutture (40,4 %) avevano almeno un servizio attivo; ma non è chiaro il livello del personale e dell’effettiva operatività.

  3. Posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva:
    Target ridotti rispetto alle versioni iniziali, ma comunque impegnativi (~5.900 letti complessivi).
    Stato al 21 marzo 2025: circa 890 letti intensivi (33,1 % del target) e 1.199 semi-intensivi (37,1 %) attivati.

  4. Interventi di antisismica negli ospedali:
    Mentre i cantieri attivi/conclusi sono molti (86), la spesa effettiva è ferma all’11 % del totale previsto. Ancora più basso al Sud (circa 6 %)

  5. Digitalizzazione / FSE / telemedicina:

    • Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): solo alcune regioni hanno completato determinati documenti obbligatori in tutte le Regioni; inoltre, solo ~42 % dei cittadini ha dato il consenso all’utilizzo dei propri dati per il FSE.

    • Telemedicina: pochi dati aggiornati; le strutture infrastrutturali (gare, appalti) avviate, ma fatturazione e uso reale rimangono modesti.

  6. Disparità regionali e territoriali:

    • Le Regioni meridionali spesso sono meno avanzate nella realizzazione delle Case/Ospedali di comunità e nella digitalizzazione.

    • La spesa finora realizzata è concentrata nel Nord e nel Centro; anche se le risorse stanziate prevedono una quota consistente destinata al Mezzogiorno, ci sono problemi di aggiornamento dati, capacità amministrative e operative.

Problemi generali che rallentano

  • Spesa effettiva vs risorse assegnate: al 31 dicembre 2024 erano ancora da spendere circa 12,8 miliardi, pari all’82 % delle risorse assegnate per la Missione Salute. Ciò significa che solo il 18 % era stato speso concretamente.

  • Capacità amministrativa e burocratica: molti cantieri/strutture non sono “popolati”, cioè privi del personale, delle dotazioni tecnologiche o infrastrutturali necessarie per entrare in funzione. Le procedure di gara, appalto, autorizzazioni spesso richiedono tempi lunghi.

  • Costo dei materiali, inflazione e revisione obiettivi: alcune misure hanno subito rimodulazioni al ribasso per far fronte all’aumento dei costi e per problemi legati alle risorse complessive.

  • Dati e trasparenza: per vari target non sono disponibili dati pubblici aggiornati o sufficientemente dettagliati per valutare lo stato di attuazione. Questo rende difficile una valutazione indipendente credibile.

Sanità digitale: dove sta il vero nodo

Una parte fondamentale del PNRR riguarda la digitalizzazione, compresa la telemedicina, il fascicolo sanitario elettronico (FSE), piattaforme dati, interoperabilità, infrastrutture digitali. Le promesse sono alte, ma anche qui sono evidenti luci e ombre.

Il rischio tempo: la “volata finale”

Con la scadenza fissata al 30 giugno 2026, la fase attuale è critica: è la volata finale, come la stessa Fondazione GIMBE ha evidenziato.

Tre rischi principali:

  1. Non raggiungere i target europei: ciò significherebbe restituire parte dei fondi a fondo perduto, con un effetto disastroso in termini politici e pratici.

  2. Aumentare le disuguaglianze territoriali: se il Nord riesce a recuperare e completare, ma il Sud resta indietro, l’idea della sanità nazionale rafforzata perde sostanza.

  3. Missed opportunity nella trasformazione reale: rischiare che infrastrutture rimangano vuote, attrezzature inutilizzate, strutture senza personale, tecnologie digitali non integrate, benefici per i cittadini minimi.

Le radici dei ritardi e la sfida dell’ultimo miglio

I ritardi accumulati dal PNRR in sanità non sono casuali, ma il risultato di problemi strutturali. Il primo riguarda il divario tra pianificazione e attuazione: i progetti sulla carta appaiono solidi, ma la fase operativa — fatta di gare, appalti e cantieri — sconta lentezze burocratiche e scarsa capacità di coordinamento tra Stato e Regioni. A questo si somma la carenza di personale, in particolare medici e infermieri: nuove strutture rischiano di restare gusci vuoti senza professionisti che le rendano operative. Anche il quadro normativo contribuisce alle incertezze: decreti e modelli spesso generici rallentano le decisioni, soprattutto nelle Regioni meno forti dal punto di vista amministrativo. Non mancano poi i costi imprevisti legati a inflazione e logistica, mentre la scarsa trasparenza dei dati rende difficile valutare l’effettiva funzionalità delle opere.

In questo scenario, i prossimi mesi saranno decisivi. Occorre un’accelerazione amministrativa con procedure più snelle, insieme a un serio investimento sul capitale umano: non solo più medici e infermieri, ma anche figure capaci di gestire digitalizzazione e nuovi modelli organizzativi. La sfida è trasformare edifici e inaugurazioni in servizi funzionanti, con personale e utenti reali. Cruciale sarà anche la trasparenza: senza dati pubblici e aggiornati, è impossibile correggere la rotta. Altro nodo è il riequilibrio territoriale, perché il rischio è che il Nord proceda e il Sud resti indietro, ampliando disuguaglianze storiche. Infine, la gestione del rischio finanziario dovrà tenere conto dei rincari, prevedendo margini e supporto alle Regioni più fragili.

Il PNRR resta un’occasione unica per innovare e ridurre le disparità della sanità italiana. Fondi e strategie non mancano, ma il tempo stringe: a meno di un anno dalla scadenza, il divario tra obiettivi e realtà resta ampio. La “volata finale” può ancora tradurre le promesse in risultati, ma il rischio che tutto si risolva in un’occasione sprecata è più che concreto.