Come in quasi tutti i settori produttivi, anche nelle life science l’interesse per l’AI è in rapida crescita e oltre la metà dei leader della supply chain si aspetta un ritorno sugli investimenti in AI e machine learning (ML) entro i prossimi 2-3 anni. Il LogiPharma AI Report 2024, che ha coinvolto in un sondaggio 100 leader della supply chain in posizioni chiave come direttori della logistica e responsabili della pianificazione, ha rivelato che le aree di investimento principali sono:
• Gestione e ottimizzazione dell’inventario (40%)
• Visibilità e tracciabilità della supply chain (34%)
• Gestione del rischio (32%)
Da notare che una percentuale pari al 12% è ancora più ottimistica, aspettandosi un ritorno già entro il biennio successivo all’implementazione.
Il problema della segmentazione
Nonostante le promesse dell’AI, le difficoltà non mancano: da un lato, l’AI offre enormi potenzialità per migliorare la gestione dell’inventario, la visibilità e la sostenibilità; dall’altro, però, restano ancora ostacoli significativi da superare. Il problema più sentito dagli intervistati è quello della lacunosa integrazione dei dati.
Il 55% del campione segnala infatti che l’incompatibilità tra i sistemi informatici e la conseguente suddivisione dei dati in silos ostacolano la gestione efficace della supply chain farmaceutica, specialmente nella catena del freddo. La qualità dei dati è un fattore cruciale: oltre il 90% dei dati necessari per sfruttare appieno l’AI risiede al di fuori dei sistemi aziendali tradizionali, rendendo essenziale una stretta collaborazione con i partner della supply chain.
Un’integrazione ancora da raggiungere
Eppure, la maggior parte dei partecipanti al sondaggio (55%) ha dichiarato di ricevere informazioni continue e in tempo reale da appena l’11-25% dei propri partner commerciali. Un ulteriore 39% ha indicato di avere una copertura leggermente migliore, ricevendo dati in tempo reale dal 26-50% dei partner.
La dipendenza da dati frammentati e sistemi isolati può causare un aumento dei costi operativi dovuto a ritardi, sprechi di magazzino e inefficienze logistiche.
La difficoltà nel reagire prontamente ai problemi può causare disservizi e costi aggiuntivi per spedizioni urgenti, mentre una gestione inefficace delle scorte aumenta il rischio di eccedenze o carenze. Inoltre, l’assenza di una tracciabilità completa può impedire la conformità con le normative, con conseguenti sanzioni e costi di adeguamento. Tuttavia, solo l’1% degli intervistati ha riferito di ricevere dati in tempo reale da oltre il 50% dei partner della propria rete.
Soluzioni diverse
Migliorare i collegamenti tra i nodi della propria rete è quindi una priorità, e il 44% delle aziende si concentra sulle ottimizzazioni della pianificazione interna (es. S&OP) mentre il 38% è impegnato a rafforzare la collaborazione con i partner tramite la condivisione dei dati.
Su quest’ultimo punto, in particolare, il 38% degli intervistati dà priorità a fornitori di logistica terzi per migliorare metriche come la visibilità dell’inventario e i livelli di servizio, mentre il 34% si concentra sui produttori a contratto per ottimizzare altri parametri, come il capitale circolante, tramite il tracciamento dei prodotti. Altre soluzioni sono gli accordi coi trasportatori e i fornitori diretti. Solo l’1% pensa di far leva sui clienti (farmacie, ospedali ecc) per migliorare l’integrazione dei dati provenienti dai punti vendita e dai servizi sanitari in modo da essere in grado di anticipare la domanda e velocizzare la comunicazione.
I costi di implementazione e la necessità di formazione del personale rappresentano ulteriori barriere all’adozione diffusa dell’AI. Tuttavia, una visione strategica e investimenti mirati potrebbero consentire di superare queste sfide e ottenere significativi miglioramenti operativi.
AI e cold chain
Una sezione dello studio è specificamente dedicata alla catena del freddo che “si trova in un punto cruciale, in equilibrio tra sostenibilità, visibilità e controllo. Sul lato della sostenibilità ambientale, l’industria è impegnata soprattutto nel tracciamento delle emissioni di gas serra: tutti gli intervistati hanno dichiarato di monitorare questo parametro, e il 52% delle aziende utilizza strumenti specifici per il calcolo della CO₂, mirando a una sorta di standardizzazione delle misure.
Molti sistemi e molti dubbi
Tuttavia – sebbene il 78% dimostri una certa fiducia nei calcoli – solo il 5% è altamente sicuro della loro accuratezza, ed è consapevole delle limitazioni degli attuali standard ISO e GLEC. Sul fronte della visibilità e controllo in tempo reale, il 69% delle aziende utilizza avvisi automatici per le deviazioni di temperatura, mentre il 59% ha visibilità centralizzata su spedizioni, modalità di trasporto e partner e il 52% è in grado di intervenire in real time per adeguare packaging o tragitti.
Tuttavia, persistono ostacoli come la frammentazione dei sistemi e la mancanza di analisi predittive, segnalati rispettivamente dal 55% e 44% degli intervistati. Per quanto riguarda le implementazioni future la principale priorità sembra essere quella legata all’aumento della sostenibilità (voto medio 3,42) seguita dal miglioramento dei sistemi di visibilità e tracking in real time (3,15).