Rompere il silenzio sui disturbi alimentari

A pochi giorni dalla Giornata del Fiocchetto Lilla, i risultati di un recente progetto del Ministero della Salute mostrano la complessa e sottovalutata situazione dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione in Italia.

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I disturbi alimentari rappresentano un problema grave, in continuo aumento e molto sottostimato, in Italia e non solo. Il Ministero della Salute a partire dal 2013 ha portato avanti diverse azioni volte a portare alla luce questa problematica. La più recente è il progetto Piattaforma per il contrasto della malnutrizione in tutte le sue forme (triplo burden: malnutrizione per difetto, per eccesso e da micronutrienti). Svoltosi dal 2018 al 2021 nell’ambito della Risoluzione ONU che proclama il periodo 2016-2025 Decennio di azione sulla nutrizione, il progetto ha permesso di ottenere dati epidemiologici finora mancanti, fornendo alle regioni elementi oggettivi utili ad adeguare l’offerta assistenziale alle reali esigenze di chi soffre di disturbi alimentari e delle loro famiglie. Ma lo studio ha permesso anche di conoscere meglio l’entità di un problema che passa spesso sotto silenzio.

In Italia i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione costituiscono un problema di salute grave che, negli ultimi anni, ha assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia sociale.

Denise Giacomini, Dirigente Medico Segretariato Generale Ministero della Salute

Un’epidemia silenziosa

La definizione di epidemia sociale attribuita ai disturbi alimentari da Denise Giacomini, Dirigente Medico del Segretariato Generale del Ministero della Salute, può spaventare. Tuttavia definisce bene l’allargamento della fascia di popolazione italiana colpita da disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) negli ultimi anni, stimata in circa 3 milioni di persone. Il problema non riguarda più infatti prevalentemente ragazze in età adolescenziale, ma ha allungato la sua ombra sulla fascia prepuberale e sul mondo maschile.

I disturbi alimentari comprendono inoltre un ampio spettro di condizioni e comportamenti. Si passa dal rifiuto di mangiare per paura di ingrassare tipico dell’anoressia, alla voracità patologica della bulimia, spesso seguita da azioni compensatorie. In questi casi si parla di malnutrizione per difetto, ma esistono anche disturbi causati da un’alimentazione per eccesso. Un esempio è il binge eating, caratterizzato dall’assunzione di grandi quantità di cibo in poco tempo, senza azioni compensatorie ma con la generazione di un senso di colpa che porta a consumare il cibo di nascosto.

Infine l’obesità, che in tutte le sue forme e a tutte le età è sempre più diffusa. Il collegamento tra obesità e disturbi alimentari è diretto, sia perché in alcune sue forme anche questa condizione rientra nei DNA, sia perché ne è un fattore di rischio, soprattutto nel caso del binge eating.

Disturbi alimentari: lo studio

Le direzioni in cui ci si è orientati per ottenere un’analisi della situazione italiana relativa ai DNA sono quattro: ospedalizzazioni, accessi al Pronto Soccorso, tasso di mortalità, esenzioni. I dati considerati riguardano il periodo 2014-2018.

Ospedalizzazioni

Tra i ricoveri, il disturbo che si presenta più frequentemente è l’anoressia. La maggior parte dei pazienti ospedalizzati per disturbi alimentari inoltre è di cittadinanza italiana, anche se cominciano a evidenziarsi dei trend in crescita anche per i cittadini stranieri. Per quanto riguarda l’età di ospedalizzazione, nei maschi tende a essere molto bassa: la maggior parte dei ricoveri riguarda infatti bambini con meno di dieci anni o ragazzi fino ai 14 anni. Nelle femmine invece l’età più critica è tra i 15 e i 19 anni. Non si riscontrano infine differenze significative a livello sociale e culturale, segno che il problema sta colpendo la popolazione in modo trasversale.

Accessi al Pronto Soccorso

Sebbene il tasso di ricoveri ospedalieri sia rimasto piuttosto invariato nel tempo, lo stesso non si può dire degli accessi al Pronto Soccorso. Il dato risulta infatti pressoché raddoppiato dal 2014 al 2018. Nella maggior parte dei casi, inoltre, in questa fase non si ha individuazione del disturbo alimentare specifico. La quasi totalità di persone che accedono al Pronto Soccorso per DNA è italiana e nella maggior parte dei casi di sesso femminile, ad esclusione dei bambini sotto i 10 anni che sono soprattutto maschi. In aumento inoltre sono i pazienti minorenni. Solo il 21% degli accessi è infine sfociato in un ricovero diretto.

Tasso di mortalità

Benché in molti casi si ottenga una completa guarigione in tempi rapidi, soprattutto quando le cure sono tempestive e continuative, a volte la situazione è diversa. In particolare spesso il paziente non arriva alle cure, anche a causa della scarsa compliance dovuta alla mancata consapevolezza della malattia. O vi arriva tardi a causa della disomogeneità territoriale dell’assistenza o della mancanza di formazione specifica del personale. Il tasso di mortalità per disturbi alimentari è comunque in decremento e oscilla tra l’1,5 e il 5,5% a seconda della condizione considerata.

Esenzioni

Chi soffre di DNA ha diritto a esenzione e il numero di chi la ottiene è in crescita. Tuttavia secondo lo studio i dati sono sottostimati per due motivi principali: il fatto che molti pazienti non sanno di averne diritto e lo stigma sociale che ne consegue. Spesso chi offre di disturbi alimentari rinuncia infatti all’esenzione per paura del giudizio altrui. Esistono inoltre pazienti che hanno più esenzioni e che soffrono quindi di più disturbi alimentari concomitanti, o che cambiano tipologia di esenzione perché passano da un tipo di disturbo a un altro. Rispetto alle prestazioni erogate ai pazienti con esenzione, infine, un dato spicca sugli altri: la maggior parte degli interventi rientra nella sfera psichiatrica-psicologica, mentre quella nutrizionale è quasi totalmente assente.

I punti critici

La problematica principale che aggrava la situazione dei disturbi alimentari in Italia è quindi la difficoltà di accesso alle cure. Una prima criticità in questo senso emersa dallo studio è la disomogeneità territoriale dei posti letto ospedalieri dedicati. Data l’importanza della precocità e della continuità delle cure questa situazione risulta problematica. Senza contare la necessità di trattamenti tempestivi nei casi di acuzie, soprattutto per i pazienti colpiti da malnutrizione per difetto.

La formazione specifica del personale ospedaliero, inoltre, è di cruciale importanza per una diagnosi e un trattamento corretti. Tuttavia i dati dello studio mostrano come spesso la diagnosi sia generica, riportando diciture come disturbo alimentare non specificato o altri disturbi dell’alimentazione invece della condizione specifica. Questo accade sia a livello ospedaliero sia di pronto soccorso, accentuando così la dispersione o la cronicizzazione dei pazienti.

L’esplosione della pandemia da COVID-19 e le sue ripercussioni, infine, hanno acuito il problema. Le restrizioni sociali hanno avuto importanti ripercussioni psicologiche che risultano particolarmente evidenti in chi soffre di disturbi alimentari. Ad esempio gli operatori del numero verde SOS DCA, servizio di emergenza attivo dal 2011, hanno mostrato un incremento del 44% nelle chiamate ricevute durante il mese di aprile 2020 rispetto ai mesi precedenti. Tuttavia questa situazione non è stata fotografata dallo studio, che ha potuto considerare solo i dati fino all’anno 2018.