Dati sanitari per lo sviluppo della medicina di genere

L’applicazione dell’approccio di genere alla medicina richiede un profondo cambiamento di mentalità che sposti la prospettiva sulla persona e l’utilizzo di strumenti innovativi.

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Le differenze di genere influenzano l’accesso alla cura e la qualità dell’assistenza che i cittadini ricevono. Per la rilevanza di tale impatto, la prevenzione degli stereotipi e delle disuguaglianze nell’assistenza è parte integrante del Piano nazionale di prevenzione (PNP) 2020-2025 ed è richiamata in una normativa specifica che identifica l’Italia come un Paese pioniere in questo ambito.

Tuttavia, l’approccio alla complessità del tema non può limitarsi a un aggiornamento parziale dei PDTA, ma richiede un generale cambiamento di mentalità rispetto alla
visione tradizionale della medicina, che sposti la prospettiva sulla persona e sull’utilizzo di strumenti nuovi. L’innovazione digitale può contribuire a implementare il cambiamento?

Nello Martini, fondatore ed ex DG di Aifa e presidente di Fondazione ricerca e salute

Ne abbiamo parlato con Nello Martini, fondatore ed ex DG di Aifa e presidente di Fondazione ricerca e salute (ReS).

Qual è l’area terapeutica in cui le differenze di genere sono maggiormente sottovalutate?

Per valutare le aree terapeutiche su cui le differenze di genere sono maggiormente evidenti e rilevanti, la Fondazione ricerca e salute (ReS), sulla base del proprio database costituito da oltre sei milioni di assistiti con dati anonimizzati, ha valutato la maggiore incidenza delle patologie per genere sulle principali categorie terapeutiche.

Sulla base di tali analisi, le categorie terapeutiche a prevalenza femminile sono riferibili a patologie della tiroide, alle neoplasie e all’asma, mentre nei maschi prevalgono patologie cardio-metaboliche (diabete, cardiomiopatie, vasculopatie) e BPCO.

Tuttavia, la modalità più adeguata per stabilire differenze di genere è la stratificazione per singola patologia, secondo cinque strati, sulla base della presenza del numero di comorbidità, perché le differenze di complessità clinica da essa derivanti richiedono un percorso assistenziale (PDTA) diverso e specifico per genere.

Di conseguenza, adeguando e personalizzando i percorsi assistenziali in fun

zione del genere si garantisce la base per una presa in carico più equa e adeguata, che tiene conto delle differenze.

 

In che modo l’innovazione digitale e l’utilizzo dei big data possono accelerare lo sviluppo della medicina di genere?

Il modo più concreto per sviluppare la medicina di genere è quello di utilizzare i flussi sanitari (farmaci-ricoveri ospedalieri- specialistica) che sono disponibili in maniera anonima per ogni singolo individuo a livello nazionale, regionale e di ASL: tali dati rappresentano uno strumento molto rilevante ai fini di una applicazione dell’as

sistenza di prossimità prevista dalla Missione 6 del Pnrr e dal DM 77, che tenga conto delle differenze di genere.

 

Il Pnrr prevede il potenziamento della medicina territoriale: nell’ambito di questo epocale piano di investimenti esiste margine di azione per ridurre il gender gap nell’assistenza?

Il punto chiave del Pnrr e del DM 77 nell’ambito della medicina territoriale è costituito dalla stratificazione degli assistiti in base alle comorbidità, che stabilisce il diverso grado di complessità clinica di ogni assistito e che risulta essere il parametro più affidabile attraverso cui collocare il paziente nel suo specifico setting assistenziale, secondo il modello organizzativo del DM 77: case di comunità, ospedali di comunità, hospice, assistenza domiciliare integrata (ADI – I,II,III livello), sulla base del coordinamento delle

Centrali operative territoriali (Cot). In particolare, Fondazione ReS ha esaminato le stratificazioni per genere di diabete, BPCO e scompenso cardiaco evidenziando le diversità in generale e per singolo strato, che risultano rilevanti e richiedono un p

ercorso assistenziale (PDTA specifico e diverso) per genere.

 

Ritiene che un maggiore coinvolgimento delle associazioni di pazienti possa contribuire al miglioramento dell’inclusione nella cura?

Il coinvolgimento dell’associazione dei pazienti risulta essenziale sia nella fase iniziale della programmazione dell’assistenza di prossimità, sia nella definizione di PDTA diversificati, sulla base del genere e sulle modalità di valutazione della assistenza secondo indicatori di processo e di esito.

Un maggior coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, ma anche dei caregiver, rende il processo assistenziale più vicino alle esigenze del paziente e favorisce la umanizzazione delle cure.

L’Italia è stato il primo Paese al mondo ad aver approvato una normativa specifica per promuovere la medicina di genere: a che punto è il Paese sotto il profilo del coinvolgimento dei cittadini e degli operatori sanitari?

La Legge n.3 del 2018 (la cosiddetta Legge Lorenzin) è la prima legge in Italia e nel mondo che prevede la promozione della medicina di genere, anche con specifico riferimento allo sviluppo di sperimentazioni cliniche in cui le donne siano adeguatamente rappresentate.

In particolare, il decreto attuativo dell’art.3 (Applicazione e diffusione della medicina di genere nel Ssn) prevede varie iniziative a sostegno della ricerca biomedica e farmacologica, di promozione e di sostegno all’insegnamento e anche dell’informazione pubblica della medicina di genere.
Per capire a che punto è il Paese sotto il profilo del coinvolgimento dei cittadini e degli stessi operatori risulta essenziale la relazione, prevista dal decreto attuativo, che il ministro della Salute deve trasmettere alle Camere anche attraverso la istituzione di un osservatorio dedicato alla medicina di genere.