Nella natura umana la prima forma di condivisione è il linguaggio che crea intersezione, incontro, confronto. Uno strumento che codifica e permette di tracciare percorsi che si plasmano a sequenze verbali sempre più strutturate fino a definirsi predicato verbale, che chiamano comunicare.
Incredibile quanto una parola, soggetto o verbo che sia, possa racchiudere una profondità etimologica quasi intuitiva, basti pensare a quel “communicare” evocante il “mettere in comune”, con dovere verso gli altri, da un pensiero a un contesto informato che può divenire dote anche altrui, poiché condiviso. Un comunicare quasi ancestrale che assume valore nel suo evolversi, giungendo a vera trasmissione di un’informazione, di un dato, un vero ordinario privilegio.
Da questo valore si è sviluppato, successivamente, quello più specifico del diffondere e trasmettere un pensiero articolato, un risultato di ricerca, una notizia.
Comunicare quindi diventa partecipazione, comunità, cerchi che si ampliano, si incrociano e si amalgamano. Una comunità di parole che potremmo definire meraviglie linguistiche per arricchire quel vocabolario di pensiero e di azione.
Nell’idea del comunicare democratico prende forma il dialogo partecipato come attestazione valoriale. Parliamo di salute, di mondo sanitario, quanto conta l’inter-relazione comunicazionale con il proprio interlocutore di cura?
Un domandarsi legittimo se pensato da paziente, un domandarsi forse doveroso se immaginato nel mondo clinico-istituzionale. Nella piena consapevolezza di una propria responsabilità di ruolo, la comunicazione sanitaria diviene un’espressione sociale, l’evidenza a quell’umanesimo di cura che vuole accorciare le distanze tra scienza e umano, tra ricerca e paziente.
Comunicare è cultura
La comunicazione declinata a divulgazione scientifica si pone a obiettivo il fornire un servizio di valore al lettore, lo stesso lettore che a sua volta diventerà interlocutore e promotore di un dialogo alla pari. Pensiamo alle attività di advocacy sanitaria, forza motrice del comunicare sempre più strutturato delle associazioni di pazienti, che acquisiscono competenze e capacità manageriali per creare contesti d’azione condivisi.
Obiettivo prematuro? Forse ambizioso, ma l’evoluzione della clinica, della cura, del sistema salute richiede la rivoluzione culturale del dialogare comunicando e del comunicare dialogando, in piena reciprocità.
Comunicare con la cultura del pensiero che valorizza la parola, crea ponti tra le persone, armonizza le identità assegnando il giusto significato. Perché non basta pronunciare o scrivere per comunicare; la comunicazione arriva a destinazione quando l’espressione è compresa, diventando patrimonio comune per la costruzione di un confronto, di un sapere, di una cultura, anche della salute.
Comunicare è parte della natura umana, le parole pensate ci appartengono, nella stessa maniera in cui ci appartiene il linguaggio frutto di un’evoluzione valoriale quasi filosofica. Un’evoluzione che porta a responsabilizzarci nello sforzo di utilizzarlo al meglio, per curare e avere cura, dal soggetto all’ambiente, fino a codificare una comunicazione quasi sartoriale per i difensori della salute proiettata alla vita prima che alla malattia. Comunicare è dunque cultura.
Engagement reciproco
Ogni comunità si alfabetizza all’interno di percorsi evolutivi di vita orientati a quel ben-essere che spinge a individuare punti fermi, concettualmente personalizzati, ma dalla ricaduta collettiva. È giusto parlare anche di comunicazione esperta, fino ad arrivare alla multicanalità. Per il mondo dei pazienti e dei caregiver diventa ogni giorno sempre più vitale e tutelante la divulgazione in-formativa, nell’ottica di quell’inclusione che è vera centralità.
La forza della condivisione delle informazioni ha responsabilizzato il cittadino a reclamare pronte risposte, con modalità di vero engagement; di contro gli interlocutori sanitari si ritrovano ingaggiati a una centralità comunicativa didattica, responsabilizzati a pieno titolo nel rimodulare al medesimo tempo la condivisione della conoscenza stessa come informazione a corretto ben-essere.
Comunicare la “salute” significa stimolare le persone a un corretto stile di vita, promuovendo prevenzione, ma anche fornendo informazioni corrette e autorevoli sulle modalità di accesso ai servizi e di presa in carico dei bisogni.
L’invito di un promotore di salute ambirebbe a essere un comunicare con il linguaggio perduto che diventa arte ritrovata. Umiltà geniale, che può divenire esempio di forza, di coraggio, di gentilezza, avvicinandosi a quel senso di comunicazione consapevole di salute proprio quando la comunicazione si fa salute, assumendo l’identità di esperta, inevitabilmente propria di ogni individuo informato pensante e interpellato.
Un dialogo aperto è incipit di progettualità intrinseca che vuole sbocciare e inondare con l’emozione di una primavera di parole pensate per chi le pronuncia, ma soprattutto per chi le accoglie, prediligendo l’esportazione che nasce in primis come culturale.
Comunicazione esperta
Inevitabile l’incontro con la filosofia delle parole che dialogano per tessere relazioni umane, secondo quel vero concetto della condivisione di contenuti generati tra due persone. Imprescindibile la tutela di un’etica che diviene riflessione critica per salvaguardarne la verità, sempre più relativa se pensata come forma di rispetto di altrui pensiero.
La chiamano democraticità, linguaggi armonizzati nella semplicità, si fa per dire, dell’umanesimo di cura che si appella a umanità. Il primo bisogno di cura nasce nel profondo di ogni interlocutore, che si ritrova difronte alla tortuosità del trasformarlo in conversazione, che non vuole essere filantropica, piuttosto autentica perché ragionata.
Comunicare salute è un atto sancito da linee guida istituzionali a proposito della medicina narrativa, come “strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura”.
La vera centralità dunque è concepire la pluralità necessaria per autenticare una conversare che ragioni con un’etica democratica, per tutti e non solo per molti. Vi presento la comunicazione esperta, per la cura della salute allargata. Buona conversazione a noi.
Articoli correlati:
Deblistering personalizzato per migliorare aderenza terapeutica