La piazza AFI per il futuro dei giovani laureati: orientamento e innovazione

Nel webinar dedicato alle prospettive lavorative dei giovani laureati organizzato da AFI trovano spazio anche le biotecnologie, gli API e i dispositivi medici, con un focus sull'orientamento.

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Accanto ai ruoli più classici e trasversali dell’industria del farmaco, i giovani laureati hanno di fronte anche altre opportunità. Dalle aziende biotecnologiche a quelle che producono principi attivi, dal settore dei dispositivi medici a ruoli innovativi sorti solo negli ultimi anni. E per scegliere non c’è niente di meglio di un buon orientamento. Così continua il webinar organizzato da AFI per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, moderato da Carla Caramella, professoressa al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pavia e Maria Luisa Nolli, CEO di NCNbio.

Farmaci biologici e biotecnologici

Anche nella produzione di farmaci e dispositivi per le terapie avanzate si segue un processo simile a quello della produzione dei farmaci classici. Monica Gunetti, Direttore di Struttura Complessa e QP all’Ospedale Bambino Gesù, spiega infatti come anche in questo caso siano previste le funzioni di R&D, produzione, CQ, QA, affari regolatori e la presenza di una QP. In questo contesto quindi c’è ampio spazio sia per i ricercatori, sia per altre figure, soprattutto biologi e biotecnologi. Ma anche chi possiede competenze chimiche può lavorare in questo ambito, soprattutto nel CQ.

Insieme a un buon bagaglio di soft skills, a livello formativo è consigliabile non fermarsi alla laurea ma proseguire con il conseguimento di altri titoli e, nel caso si voglia lavorare in ambito ospedaliero, iscriversi al proprio albo professionale di appartenenza.

Produzione di API

Piero Iamartino di AFI parla invece del lavoro che ruota intorno alla produzione dei principi attivi. Lavorare a una fase così specifica richiede naturalmente grandi competenze: chimiche oppure biologiche e biotecnologiche, a seconda della natura del principio attivo prodotto. Ma anche una buona conoscenza impiantistica e in materia di sicurezza e protezione ambientale.

Per lavorare alla produzione di API si può quindi scegliere un percorso chimico, biologico, biotecnologico o ingegneristico, oppure entrare a far parte del comparto qualità o affari regolatori dedicato, scegliendo comunque una laurea scientifica.

Dispositivi medici

Strumenti, apparecchiature, attrezzature e relativi servizi di assistenza, dispositivi biomedicali e a base di sostanze, ausili, diagnostica in vitro, dispositivi per la medicina estetica, ma anche applicazioni per smartphone e terapie digitali. Il mondo dei dispositivi medici offre molte opportunità, come illustra Mauro Rainoni, vicepresidente del gruppo Dispositivi Medici di Farmindustria.

I ruoli in questo campo ricalcano quelli di un’azienda che produce farmaci, con funzioni come R&D, sperimentazione clinica, produzione, QA, affari regolari, vigilanza. In più esistono ulteriori possibilità presso gli organismi notificati, cioè incaricati di valutare la conformità dei dispositivi medici ai fini della marcatura CE. È il caso ad esempio del lavoro come tossicologo o ispettore.

Per entrare in questo mondo esistono dei master, dei seminari e dei corsi post-laurea. La conoscenza dell’inglese, un buon CV e una pregressa esperienza lavorativa o formativa significativa, magari all’estero, aiutano a passare le selezioni.

Nuove opportunità

Le nuove sfide lanciate al settore farmaceutico e l’innovazione tecnologica che lo ha investito hanno anche aperto possibilità inedite. Simone Cossari di AFI, ad esempio, parla del suo ruolo di laboratory systems and data integrity specialist. Una figura innovativa che si occupa di integrità del dato, concetto tanto importante e ricercato dalle autorità regolatorie, declinandolo all’interno dei laboratori. La digitalizzazione è fondamentale per questo lavoro. Quindi possedere adeguate competenze informatiche è indispensabile. D’altra parte è necessario anche avere dimestichezza con i processi aziendali e capacità interpersonali per poter collaborare con le varie funzioni. Infine la formazione continua è importante per tenersi aggiornati.

Silvia Vernotico, in qualità di fondatrice di Farmaceutica Younger, ha scelto invece di parlare della possibilità di iniziare un’attività propria in campo farmaceutico, nel suo caso nell’ambito della comunicazione. Farmaceutica Younger è infatti un blog che si è poi trasformato in associazione, con l’obiettivo di aiutare i giovani che, usciti dall’università, si trovano disorientati dal divario tra accademia e mondo aziendale. Con questo focus l’associazione punta inoltre a costruire un network di giovani appassionati di farmaceutica, fornendo anche una sezione dedicata alle offerte di lavoro. Questo genere di attività può essere condotta in parallelo ad altri impieghi. Vernotico infatti è impiegata in Eli Lilly come Manufacturing Supervisor.

Dottorato e industria farmaceutica

Parlando dei requisiti per entrare nel mondo farmaceutico i diversi relatori si sono soffermati soprattutto su laurea e master. E il dottorato? Un dottorato di ricerca può essere spendibile non solo a livello accademico, ma anche nell’industria. Lo conferma Fabio Frigerio, che lavora nella sezione R&D di Recordati. Il dottorato è infatti un’occasione di crescita professionale che insegna come gestire un progetto in modo efficace, spesso con interazioni multidisciplinari, rimanendo nei tempi prestabiliti.

Altre capacità che vengono stimolate dal percorso di dottorato sono l’elaborazione autonoma dei risultati e la gestione delle persone, visto che spesso si ha un team con cui collaborare. La possibilità di passare un periodo all’estero offre inoltre l’occasione di stimolare apertura mentale e apprendimento di una lingua straniera. Oltre a permettere di acquisire un’esperienza vista di buon occhio nel mondo del lavoro in azienda.

Orientamento e head hunting

Dopo questa carrellata, quali consigli può dare una head hunter ai giovani che si affacciano al settore farmaceutico? La parola passa a Paola Castaldelli, formatrice, coach e counselor, oltre che fondatrice dell’Academy di Orientamento La Bussola da Carteggio. Innanzitutto Castaldelli comincia con l’elencare gli sbocchi professionali che il settore offre, non solo dal punto di vista aziendale e di ricerca e sviluppo. Il lavoro in ambito farmaceutico abbraccia infatti anche aspetti commerciali, ad esempio con il ruolo di informatore scientifico. Oppure aspetti più legati alla vendita, come il lavoro in farmacia, parafarmacia ed erboristeria. Gli sbocchi sono quindi multisfaccettati e ognuno di loro richiede, oltre alle competenze tecniche necessarie, caratteristiche personali differenti.

Il dove e il come

Castaldelli continua prendendo in considerazione i canali di reclutamento più indicati nel mondo farmaceutico. L’autocandidatura, spesso considerata un metodo aggressivo, risulta invece molto efficace se indirizzata alla persona giusta e studiata nel dettaglio. Anche LinkedIn sta prendendo sempre più piede in campo farmaceutico, soprattutto nelle multinazionali. Il candidato deve però lavorare al proprio profilo e alla propria rete di contatti per sfruttare le possibilità offerte da questo social media. Inoltre Castaldelli parla delle società di ricerca e selezione, ben diverse dalle agenzie del lavoro. Queste società offrono il vantaggio di non proporre contratti di somministrazione e tendono a condurre ricerche molto specifiche e a selezionare profili particolari, in cui le singole competenze vengono realmente valorizzate.

Castaldelli si sofferma infine sulle competenze. Le aziende farmaceutiche oggi cercano persone motivate e con un bagaglio tecnico solido e soprattutto consapevole. Le università italiane forniscono tutte le competenze necessarie ad affacciarsi al mondo del lavoro, ma bisogna esserne consapevoli per poterle sfruttare. A fare la differenza oggi però sono sempre più le soft skills. Change management, resilienza e lavoro di gruppo sono le tre parole chiave attorno a cui ruotano le competenze personali più ricercate nel settore farmaceutico odierno, specchio di un mondo del lavoro sempre più aperto e dinamico.

Se vuoi andare veloce, cammina da solo. Se vuoi andare lontano, cammina in gruppo.

Paola Castaldelli, head hunter