La piazza AFI per il futuro dei giovani laureati: l’industria farmaceutica

Nel webinar organizzato da AFI tanti esperti per illustrare le prospettive che il settore farmaceutico offre oggi ai giovani laureati.

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Nei tanti sbocchi professionali offerti dal settore farmaceutico possono trovare spazio giovani provenienti da diversi percorsi formativi. AFI, in collaborazione con CRS e ADRITELF, ha cercato di fare ordine organizzando un webinar in cui una serie di esperti ha illustrato le possibilità concrete che il settore farmaceutico offre oggi ai giovani laureati. A partire dai ruoli più classici e trasversali. A moderare l’evento Carla Caramella, professoressa al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pavia e Maria Luisa Nolli, CEO di NCNbio.

Sperimentazione clinica

La carrellata comincia con Francesca Vaccari, che si occupa di sperimentazione clinica presso Bayer. Vaccari inizia col suddividere i possibili ruoli tra sponsor e centro sperimentale. Nel primo trova spazio innanzitutto il Local Project Manager, che coordina le attività dal punto di vista progettuale e manageriale. Partecipano inoltre alla sperimentazione il Clinical Research Associate, responsabile del monitoraggio e del rispetto delle norme GCP, del protocollo e delle normative e il Clinical Trial Assistant, che supporta le figure precedenti da un punto di vista burocratico. Infine vi sono i membri della Study Startup Unit, che si occupa delle richieste all’autorità regolatoria e ai comitati etici.

Nel centro sperimentale lavorano invece l’Investigator, responsabile dello studio dal punto di vista medico, e lo Study Coordinator, responsabile delle attività dal punto di vista non medico. Ma anche il Data Manager, preposto principalmente al data entry, l’Infermiere di Ricerca, che si occupa dei pazienti arruolati e il Farmacista, che si occupa della gestione del farmaco sperimentale. In ultimo troviamo i membri del Clinical Trial Office, composto da figure legali e amministrative, che rivedono la documentazione da sottomettere al comitato etico.

Oltre a competenze personali adeguate, questi ruoli prevedono il possesso di qualifiche ben precise. Innanzitutto la laurea, che deve essere in discipline scientifiche o in scienze statistiche. Importanti sono anche la conoscenza della metodologia e della normativa in materia di sperimentazione clinica, l’inglese e le competenze digitali. Dopo la laurea si possono seguire dei master specifici che aprano ai giovani laureati le porte di questo ambito lavorativo.

Sviluppo farmaceutico

Salvatore Agostino Giammillari, formulatore presso Doppel Farmaceutici, racconta invece i ruoli dello sviluppo farmaceutico e i requisiti per accedervi. Diverse sono le figure professionali che trovano impiego in questo ambito, a cominciare dal formulatore, che si occupa di preformulare e formulare il prodotto. Vi sono poi l’analista di sviluppo, che esegue i test nelle diverse fasi e il tecnologo di processo, che si dedica maggiormente agli aspetti di valutazione e mitigazione del rischio. La documentazione e le relazioni con le autorità competenti sono invece gestite da una figura di QA e da una che si occupa di affari regolatori. Infine uno specialista in forniture cliniche si dedicherà agli aspetti legati al packaging.

In tutti i casi Giammillari sottolinea l’importanza della multidisciplinarietà, visto che tutte le figure devono collaborare per la buona riuscita dell’obiettivo finale. Per entrare in questo mondo infine Giammillari consiglia di scegliere tesi sperimentali in azienda, di frequentare un master o di partecipare a eventi, congressi e Career Day universitari.

Controllo qualità

A parlare di questo passaggio fondamentale per avere farmaci sicuri sono Daniele Fraioli, esperto di CQ in Recordati, e Cristina Viganò, responsabile del laboratorio di CQ microbiologico in IBSA Farmaceutici. Comunemente esistono due laboratori di controllo qualità, uno chimico e uno microbiologico, sui quali si soffermano i relatori. In base alle specificità produttive e all’organizzazione interna, ogni azienda può poi averne altri, dedicati ad esempio ai materiali di confezionamento o alle analisi di biologia molecolare. La figura predominante è quella dell’analista, gestita dal responsabile di laboratorio e seguita a volte da dei supervisori.

Nel laboratorio CQ chimico si utilizzano svariati strumenti, come HPLC o NIR e sono quindi necessarie prevalentemente lauree in CTF o chimica. Nel laboratorio CQ microbiologico, invece, il lavoro prevede tecniche soprattutto manuali, affiancate all’utilizzo di alcuni strumenti di supporto. Questo lavoro impiega quindi in particolar modo biologi e biotecnologi, ma anche laureati in altre discipline scientifiche come chimica, CTF o scienze alimentari, purché abbiano la giusta attitudine. La capacità di lavorare in gruppo, la proattività e l’atteggiamento positivo sono infine soft skills indispensabili per questo tipo di lavoro.

Produzione farmaceutica

Le possibilità che la produzione farmaceutica offre ai giovani laureati sono descritte da Lino Pontello di AFI. Entrando in questo ambito da laureati, generalmente si può ambire da subito a ruoli di piccolo coordinamento, come il responsabile di reparto o il capoturno. Con il crescere dell’esperienza si può inoltre diventare responsabile di produzione e raggiungere la posizione apicale di responsabile di stabilimento, oltre che di persona qualificata.

Insieme alla laurea, sono quindi necessarie competenze specifiche nella gestione delle persone e la disponibilità al lavoro su turni, che frequentemente scandisce il ritmo di questo reparto. Se poi si ambisce al ruolo di persona qualificata, non bisogna tralasciare l’Esame di Stato che, insieme a un periodo di lavoro nel CQ, è fondamentale per ricoprire questa posizione.

Esistono inoltre figure a supporto della produzione, che svolgono ad esempio manutenzioni, convalide e batch record review e che possono provenire anche dalle funzioni QA e ingegneria. E ruoli connessi alla gestione degli artworks e dei materiali di confezionamento, in collaborazione con CQ, regolatorio e ingegneria. Infine la serializzazione impone oggi la ricerca di competenze specifiche per gestire il flusso dei dati.

Assicurazione qualità

Le competenze utili ad approcciarsi al mondo del QA vengono illustrate da Devis Lamberti di MITIM srl. Lavoro in cui precisione e puntualità sono fondamentali, il QA necessita di persone sempre aggiornate e capaci di dialogare con gli altri reparti aziendali. Un’esperienza nel CQ può essere utile a costruirsi la mentalità adatta, così come l’acquisizione di competenze matematiche e statistiche.

La dimensione della funzione è generalmente correlata alla complessità dell’azienda, ma in ogni caso il dialogo con gli altri reparti è una costante. Il QA detta le regole che il resto dell’azienda deve rispettare, quindi sapersi approcciare agli altri è una capacità fondamentale. Per favorire l’ingresso dei giovani laureati in questa funzione, secondo Lamberti sono importanti gli stage, i master e i corsi ITS.

Affari regolatori e farmacovigilanza

I lavori che colgono gli aspetti più burocratici del mondo farmaceutico non possono essere ridotti allo scrivere foglietti illustrativi e archiviare documenti importanti. A dirlo sono Sveva Sanzone, manager nella funzione affari regolatori, e Alessandra Musumeci, senior associate della Drug Safety Unit, entrambe in Biogen Italia.

Chi si occupa di affari regolatori e farmacovigilanza, infatti, riveste un ruolo dinamico. Oltre a collaborare in modo reciproco, queste due funzioni intessono relazioni con le autorità regolatorie e con altre funzioni aziendali, in particolare gli affari legali, la qualità, il marketing. Le competenze tecniche sono quindi fondamentali, così come un buon bagaglio di soft skills, capacità relazionali e tendenza a tenersi aggiornati.

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