Startup e Big Pharma, un incontro possibile

La collaborazione tra piccole imprese innovative e grandi aziende farmaceutiche può rivelarsi estremamente fruttuosa per i partecipanti e l’intero settore, ma richiede di conciliare il desiderio di novità con le necessità del mercato.

0
211

Piccole realtà dal sapore innovativo pronte a portare avanti idee originali. Grandi compagnie con esigenze ben definite che devono fare i conti con competitor e fattibilità economica. Apparentemente l’incontro tra startup e aziende farmaceutiche consolidate può sembrare un miraggio. Invece, sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda non solo è possibile, ma anche desiderabile per ottenere collaborazioni di successo e guardare insieme a un futuro fatto di innovazione e digitalizzazione.

STARTUP L’INNOVAZIONE NEL CUORE

La definizione di startup e le sue caratteristiche costitutive inquadrano questo tipo di impresa in modo piuttosto preciso.

Secondo la normativa italiana di riferimento, infatti, una startup deve essere una realtà nuova, con meno di cinque anni di vita, e non risultare da una fusione, scissione o cessione aziendale. Inoltre, non può essere quotata in un mercato azionario né distribuire utili, e il suo fatturato deve mantenersi sotto i cinque milioni di euro. Infine, il contenuto dell’iniziativa deve essere ad alto valore tecnologico: che si tratti di sviluppo, produzione o commercializzazione, il prodotto o servizio intorno a cui si costruisce l’attività deve rappresentare una vera novità.

Ma per essere realmente considerata innovativa ci sono altri criteri che una startup deve rispettare: impiegare personale altamente qualificato, possedere almeno un brevetto o un software registrato e investire considerevolmente in ricerca e sviluppo.

Tante regole, quindi, che permettono di inquadrare con precisione una tipologia di azienda ma anche di accedere a molte agevolazioni, non solamente in materia fiscale. Infatti, come ha sottolineato Maria Luisa Nolli durante la sessione del Simposio AFI 2021 dedicata a queste realtà, in Italia oggi ci sono condizioni molto favorevoli allo sviluppo delle startup. Inoltre, i tempi non potrebbero essere più maturi, visto anche che il loro riconoscimento da parte delle grandi aziende produttive come punto di partenza del processo che dall’idea conduce al prodotto finito e alla commercializzazione è ormai avvenuto.

Ed è proprio con le grandi imprese che spesso le startup cercano una collaborazione che permetta di amplificare la portata delle loro idee. I benefici di queste unioni di intenti possono essere grandi in termini di innovazione e digitalizzazione del settore, a patto però che il desiderio di novità riesca a integrarsi con le necessità di mercato e fatturato. A patto, insomma, che startup e grandi imprese riescano a parlare la stessa lingua.

 

LE NECESSITÀ DELLE GRANDI IMPRESE

Il mercato farmaceutico è molto competitivo e regolamentato e le aziende produttive lo sanno bene. Anche se il settore ha connotati fortemente innovativi, non sempre le aziende hanno la possibilità o la volontà di investire in ricerca e sviluppo. Certo la pandemia ha spostato l’attenzione di grandi e piccole imprese dal mercato all’R&D, come dimostrato da un’indagine condotta da Deloitte su 60 aziende tra marzo e aprile 2020, in piena emergenza Covid-19. Tuttavia, non è sempre conveniente o necessario farlo con risorse interne.

Per le aziende, infatti, rivolgersi all’esterno può essere importante ed è qui che le startup innovative entrano in gioco. Come ha spiegato Alessandro Maiocchi, responsabile dell’Innovation hub di Bracco, al giorno d’oggi nessuna compagnia, pur grande che sia, può permettersi di evitare il confronto con l’esterno. Le startup, in particolare, possono suggerire visioni di come diventerà il mondo dell’healthcare nel prossimo futuro, proprio grazie alla loro natura giovane e innovativa, conferendo vantaggi sia alle aziende che dovessero puntare su di loro, sia all’intero settore. Un punto di vista condiviso da Roche e Novartis. Infatti, come raccontano Alice Zilioli – che si occupa di open innovation in Roche – e Laura Antonioli e Ottavia Barboni – impegnate nei progetti di innovazione di Novartis – anche le due multinazionali svizzere tengono gli occhi puntati sulle startup ormai da diversi anni.

L’incontro con le realtà innovative è quindi spesso caldeggiato dalle grandi imprese, ma non per questo si tratta di un’operazione semplice. Il carattere commerciale delle aziende, le loro necessità di fatturato e di incontrare le esigenze del mercato potrebbero infatti sposarsi male con il desiderio di innovazione tout court. Allo stesso tempo, una startup deve possedere precisi requisiti per trovare il consenso delle grandi compagnie.

 

A CACCIA DI STARTUP

Le grandi compagnie Farmaceutiche comunque non aspettano passivamente che le startup si facciano avanti. Negli ultimi anni i progetti di open innovation si sono moltiplicati anche nel nostro Paese e le strategie messe in atto dalle aziende per andare a caccia di startup sono numerose. Ad esempio le compagnie possono attuare uno scouting costante del panorama innovativo, che aiuta a non farsi sfuggire le novità più interessanti per soddisfare i bisogni dell’azienda.

Il monitoraggio può avvenire anche attraverso network di angel, che indicano all’impresa le startup più promettenti su cui puntare. Un altro strumento molto utilizzato sono le call for startup: diverse aziende hanno piattaforme dedicate che periodicamente lanciano selezioni con obiettivi specifici. Infine, alcune realtà investono in veri e propri incubatori: reti di hub e campus di innovazione che permettono alle startup di ricevere finanziamenti, supporto tecnico e a volte anche di approfittare delle strutture di proprietà dell’azienda.

Le aziende prevedono veri e propri percorsi di incubazione, accelerazione e sviluppo per le startup ma chiedono in cambio flessibilità e disponibilità.

Questa profusione di impegno e risorse non può che dimostrare il vantaggio che le imprese traggono dall’individuazione della startup giusta. Le aziende prevedono infatti veri e propri percorsi di incubazione, accelerazione e sviluppo per le startup che riescono a entrare nella loro orbita, ma chiedono anche qualcosa in cambio: grande flessibilità e disponibilità a incontrare i bisogni aziendali.

Ma cosa succede quando finalmente la sintonizzazione avviene e la collaborazione può avere inizio? Nella migliore delle ipotesi potrà esserci un’acquisizione o la co-proprietà di una soluzione completamente sviluppata, ma esiste anche la possibilità che non si arrivi al risultato sperato. Maria Luisa Nolli, infatti, ha ricordato come le startup siano avventure: avventure di successo, ma anche avventure che affrontano mari agitati prima di arrivare a un porto sicuro e possono concludersi con un fallimento. Questo però non deve spaventare, ma dare nuova energia per rialzarsi e provare di nuovo a innovare, a beneficio dell’intero settore e, naturalmente, dei pazienti.

 

RIFERIMENTI
1) D.L. 179/2012.
2) Ford J, Blair A, Naaz B, Overman
J, Biopharma leaders prioritize
R&D, technological transformation,
and global market presence.
Deloitte. 2020
3) AFI, Simposio AFI 2021 –
sessione startup. Novembre 2021