CPhI Worldwide: l’appuntamento di novembre a Milano per l’industria farmaceutica

CPhI Worldwide si svolgerà dal 9 all’11 novembre 2021 alla Fiera Milano (Rho). Alla conferenza stampa di presentazione dell'evento, sono stati riassunti i dati riguardanti il valore del settore farmaceutico in Italia e in Lombardia

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Giorgio Bruno, presidente Gruppo CDMO di Farmindustria - Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria 

Si è svolta il 14 ottobre 2021 a Milano ad Assolombarda la conferenza stampa per la presentazione del CPhI Worldwide, il più grande appuntamento mondiale dedicato all’industria farmaceutica che comprende sia i principi attivi sia i prodotti finiti. CPhI Worldwide si svolgerà dal 9 all’11 novembre 2021 alla Fiera Milano (Rho).

Alla conferenza stampa, Sergio Dompé, vicepresidente Assolombarda con delega alle Life Science e Diana Bracco, comitato esecutivo Fondazione Fiera Milano, hanno portato i saluti istituzionali. Sono poi intervenuti:

  • Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare Regione Lombardia
  • Luca Palermo, amministratore delegato e direttore generale Fiera Milano
  • Paolo Russolo, presidente Federchimica ASCHIMFARMA
  • Giorgio Bruno, presidente del Gruppo CDMO-Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria
  • Andrea Costa, sottosegretario di Stato al Ministero della Salute.

Ha moderato i lavori il giornalista Sergio Luciano.

«L’emergenza sanitaria ha evidenziato quanto sia strategico il settore farmaceutico, che ha un ruolo di primo piano a livello nazionale e internazionale. È quindi prioritario aumentare gli investimenti nel comparto, soprattutto nell’ambito della ricerca, costituendo e valorizzando una rafforzata alleanza strategica tra le imprese private e le istituzioni pubbliche – afferma Andrea Costa, sottosegretario di Stato al Ministero della Salute. – Investire in ricerca significa migliorare la salute e l’aspettativa di vita dei cittadini, attrarre nuove risorse e talenti per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Le conoscenze che accumuliamo oggi saranno alla base dei nuovi farmaci approvati fra 10-20 anni. La creazione di una massa critica di competenze sarà alla base di un ecosistema integrato e sinergico. Questo, valorizzando tutti gli attori coinvolti (pubblico, privato, terzo settore, volontariato e settore farmaceutico) sarà in grado di rafforzare il nostro Sistema Sanitario e renderlo così sempre più universalistico».

La trentesima edizione del CPhI Worldwide

CPhI Worldwide è la manifestazione fieristica di riferimento più completa per il mondo farmaceutico. Rappresenta un’occasione per fare networking e new business, promuovendo la crescita del settore.

L’evento mondiale accoglierà dal 9 all’11 novembre 2021, nei padiglioni del centro espositivo di Rho, tutta l’industria farmaceutica e chimico farmaceutica, coprendo l’intera supply chain del comparto.

Dopo lo stop imposto dalla pandemia, CPhI Worldwide giungerà quest’anno alla sua trentesima edizione.

L’evento è organizzato da Informa, uno dei più grandi gruppi internazionali di eventi e ricerca accademica.

«È davvero significativo che, dopo la lunga pausa per la pandemia, Milano accolga in Fiera tutti i professionisti del settore per un evento internazionale che copre l’intera supply chain dell’industria farmaceutica e che rappresenta il punto di riferimento più completo per il farma globale – dice Diana Bracco, componente del comitato esecutivo di Fondazione Fiera Milano. – Per tutte le aziende del comparto, partecipare a questa manifestazione è anche un modo per avere una visione globale aggiornata dello scenario chimico-farmaceutico. Da questo potranno ricavare considerazioni strategiche ed eventualmente nuove opportunità di crescita o di collaborazione. L’edizione di quest’anno a Milano è particolarmente interessante anche perché l’industria farmaceutica lombarda è un’eccellenza a livello europeo. Si distingue infatti per la propria capacità competitività e apertura internazionale».

La ripresa dell’attività fieristica e congressuale a Milano con il CPhI

«Con l’industria in ripresa a livello globale, Milano si appresta nuovamente a ospitare grandi eventi che metteranno la città sotto i riflettori mondiali da qui ai prossimi anni – dice Luca Palermo, amministratore delegato e direttore generale di Fiera Milano. – Con CPhI Worldwide abbiamo l’occasione di consolidare il nostro posizionamento in Europa come hub principale per le grandi manifestazioni internazionali. I nostri spazi espositivi si confermano le sedi adatte a ospitare eventi di tale portata oltre che a generare ricchezza per Milano e la Lombardia. Gli eventi che si svolgono nei nostri padiglioni, infatti, generano ricadute economiche sul territorio per circa 8,3 miliardi di euro ogni anno; la spesa di ogni visitatore internazionale che arriva a Milano è pari a 346 euro per ogni giorno di permanenza. Numeri importanti che dimostrano quanto il business fieristico e congressuale sia un asset fondamentale per la ripartenza dell’economia del Paese».

Le prospettive per il settore farmaceutico nel prossimo futuro al CPhI

«Il ritorno in presenza di un evento di questa portata è fondamentale – sottolinea Orhan Caglayan, brand director di CPhI Worldwide. – Le aziende farmaceutiche e biotecnologiche hanno ripreso a pianificare le loro attività sul lungo periodo e sono alla ricerca costante di partner secondari, terziari e persino quaternari. Per la community CDMO (aziende che sviluppano e producono farmaci “per conto” delle grandi multinazionali), la fornitura di vaccini, unita a una ripresa degli investimenti nella pipeline di sviluppo, indica che i prossimi 12 mesi saranno probabilmente i più redditizi in termini di incontro di nuovi clienti anche per i piccoli player. Questo è quindi un momento favorevole per CPhI Worldwide che sarà in grado di garantire un volume di affari considerevole per i prossimi anni. La chiave per supportare la crescita del settore è ovviamente incontrare i partner strategici, per questo riteniamo che la manifestazione possa avere un ruolo cruciale».

Il comparto farmaceutico in Italia

L’industria farmaceutica e il suo indotto formano in Italia un network di eccellenza internazionale altamente innovativo, che contribuisce allo sviluppo economico dei territori dove le imprese operano.

Il comparto in Italia vale oltre 34 miliardi di euro grazie anche a un export crescente (34,3 miliardi di produzione nel 2020, +74% tra il 2015 e il 2020, rispetto al 48% della media Ue).

«L’Italia è il primo Paese europeo sia per fatturato, con oltre 4,8 miliardi, sia per numero di imprese produttrici di principi attivi farmaceutici, con oltre 72 Aziende per 109 siti produttivi e una quota export pari all’85% – afferma Paolo Russolo, presidente di ASCHIMFARMA, Associazione di settore di Federchimica che rappresenta i produttori di principi attivi e intermedi farmaceutici. – Qualità e sicurezza nella produzione, attività di ricerca e innovazione superiore alla media manifatturiera, rispetto dell’ambiente sono sempre stati i criteri distintivi dei produttori italiani».

L’Italia si conferma importante polo manifatturiero dell’Ue per la produzione di farmaci e vaccini

L’Italia si conferma tra i grandi poli farmaceutici in Ue, insieme a Francia e Germania. Deve questo risultato a diversi fattori:

  • la capacità delle imprese di coniugare altissimi livelli qualitativi, innovazione, investimenti e produzione a elevato valore aggiunto,
  • una radicata tradizione scientifica e industriale,
  • competenze elevate,
  • una filiera forte e diversificata, sia nelle tipologie di aziende sia nelle fasi produttive, che ha sostenuto lo sviluppo del settore e l’attrazione di rilevanti investimenti nazionali ed esteri.

L’export (+74% tra il 2015 e il 2020), infatti, è cresciuto a ritmi superiori a quelli della media Ue (+48%): sono aumentati i valori medi dei farmaci esportati (+50%), il che ne riflette l’aumento del contenuto innovativo. Tale accelerazione ha portato il saldo con l’estero in attivo, +4,4 miliardi nel 2020, sostenendo anche l’incremento significativo del valore aggiunto per addetto (+33% nell’ultimo decennio) che, in livelli, è oggi superiore ai Big europei: +12% è il differenziale tra Italia e media aritmetica dei big europei.

L’Italia è oggi un giacimento di risorse ed eccellenze nelle Life Sciences: nella lotta al COVID-19, è già coinvolta nelle fasi produttive di diversi vaccini, ha progetti di eccellenza per gli anticorpi monoclonali ed è parte della rete internazionale di produzione di antivirali.

Altre aree di eccellenza per la ricerca farmaceutica in Italia

Anche per molte altre patologie l’Italia è sede di veri e propri centri di eccellenza globali, per la ricerca (con studi clinici e programmi avanzati di open innovation) e per la produzione, con impianti riconosciuti tra i più avanzati al mondo dal punto di vista degli standard ambientali e tecnologici. Le attività di ricerca riguardano, ad esempio:

  • farmaci oncologici,
  • antibiotici di nuova generazione,
  • plasmaderivati,
  • prodotti coperti da brevetto che hanno consentito di riportare in Italia tutta la filiera,
  • immunoterapie,
  • farmaci orfani,
  • tecnologie mRNA,
  • insulina e antidiabetici innovativi,
  • prodotti iniettivi e sterili,
  • farmaci innovativi contro lo scompenso cardiaco o antiepatite,
  • vaccini non covid resi più efficaci dagli adiuvanti,
  • farmaci in asepsi,
  • principi attivi e nanomateriali innovativi.

La produzione conto terzi (CDMO) farmaceutica in Italia

Se l’Italia è oggi un hub per la farmaceutica, è grazie anche alla crescita e alla specializzazione del CDMO farmaceutico.

Nel decennio 2010-2020 il CDMO in Italia si è caratterizzato per un fortissimo sviluppo. I dati Prometeia-Farmindustria mettono infatti in luce il ruolo di leadership che il nostro CDMO farmaceutico ha in Europa. L’Italia è il primo produttore continentale con 2,3 miliardi di euro di valore della produzione sviluppati (23% dei 9,9 miliardi stimati per il totale Ue).  Supera sia la Germania (2,1 mld. di euro) sia la Francia (1,9 mld.). Un ruolo importante in Ue e in Italia, che si riflette anche nel numero di persone impiegate: 11.500 addetti, il 90% laureato o diplomato.

Le imprese attive in Italia hanno saputo conquistarsi spazi sempre più rilevanti nel panorama europeo. Nel 2010 infatti la quota dei CDMO italiani era pari al 19%, ancora analoga a quella di Germania e Francia. Gli investimenti per lo sviluppo in produzioni a maggiore complessità e valore aggiunto, come le produzioni biologiche e ad alta attività, hanno sostenuto la forte crescita delle vendite estere e permesso un costante rafforzamento delle performance di questo comparto rispetto alla media manifatturiera.

Il fatturato esportato è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, facendo salire la quota di produzione diretta oltre i confini nazionali dal 57% a oltre il 70% tra il 2010 e il 2020. Un significativo contributo a questa crescita è stato offerto dal continuo rafforzamento delle vendite dirette ai mercati più complessi, come Stati Uniti, Ue e Giappone.

I punti di forza del CDMO italiano

La forza della filiera è uno dei fattori chiave per lo sviluppo e la competitività dei CDMO attivi in Italia, anche in chiave prospettica. L’elevato grado d’integrazione con gli operatori a monte e a valle consente infatti ai CDMO di rispondere velocemente e con un elevato grado di flessibilità e innovatività alle richieste dei clienti finali. La stabilità delle relazioni lungo la catena di fornitura è pertanto un aspetto strategico per una filiera che, considerando anche input produttivi, beni di investimento e servizi specialistici strumentali alla produzione, arriva ad attivare oltre 3,8 miliardi di euro.

Anche la costante propensione all’investimento ha un ruolo importante. Dal 2015 al 2020 gli investimenti in percentuale del fatturato siano passati dal 9% al 17%, un’incidenza più che doppia rispetto alla media manifatturiera. I 2/3 del totale riguardano le linee produttive, con una spiccata tendenza a convogliare risorse sullo sviluppo di nuove linee/impianti oltre che sull’upgrading dell’esistente.

L’investimento nel 4.0 e l’attenzione all’ambente

In particolare, negli anni più recenti è elevata la propensione a investire nella digitalizzazione degli impianti: in media, l’80% circa dei macchinari/impianti/attrezzature attualmente in uso è integrato o potenzialmente integrabile in modalità 4.0. Questa quota è in aumento rispetto a due soli anni fa, in particolare per le linee produttive e, soprattutto, per quelle di packaging. I piani d’investimento futuri sono comunque rivolti a un generale ulteriore rafforzamento nel medio termine degli investimenti in tecnologie 4.0, per tutte le tipologie.

Le imprese del CDMO farmaceutico mostrano, inoltre, un’elevata sensibilità all’aspetto della sostenibilità ambientale: circa il 7% degli investimenti totali è dedicato all’ambiente, una quota molto più elevata di quella che si riscontra nella media dell’industria (2%). Di questi investimenti, il 57% è diretto all’abbattimento dell’inquinamento, il restante 43% allo sviluppo/introduzione di tecnologie pulite, ovvero di attrezzature e impianti che abbattono o riducono l’impatto dell’inquinamento alla fonte. Negli anni più recenti risulta in significativo aumento l’incidenza degli investimenti per la gestione dei rifiuti e per la protezione di aria e clima.

L’importanza del CPhI Worldwide per l’Italia e la Lombardia

«Il CPhI Worldwide – prosegue Paolo Russolo – è la fiera più importante per il settore. La presenza come espositori delle imprese italiane è sempre stata molto rilevante. Negli ultimi anni Aschimfarma ha lavorato con determinazione per ottenere che la manifestazione si svolgesse a Milano e che questa città rientrasse nella lista delle città europee dove svolgere con cadenza regolare il CPhI. Purtroppo, l’emergenza Covid-19 non ha consentito ad Aschimfarma di dare all’evento l’importanza che le imprese avrebbero voluto, organizzando eventi a supporto. Il 55% degli impianti del settore sono situati nell’area lombarda. Questo dimostra quanto Milano e la Lombardia siano particolarmente importanti per il settore».

«CPhI è una grande opportunità per l’Italia e la Lombardia, prima regione farmaceutica per presenza industriale – aggiunge Giorgio Bruno, presidente del Gruppo CDMO-Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria. – Con 34,3 miliardi di produzione totale (sia per principi attivi sia per prodotti finiti) nel 2020 il nostro Paese si conferma tra i grandi poli farmaceutici in Ue, insieme a Francia e Germania, grazie a un export crescente (+74% tra il 2015 e il 2020) che ne testimonia la qualità. Ed è addirittura al primo posto in Europa per produzione conto terzi (CDMO), con 2,3 miliardi. Un comparto, il CDMO, innovativo e flessibile, che investe sempre di più (il 17% del fatturato nel 2020, il doppio rispetto al 2015) anche nel digitale e nel green e che ha nella filiera uno dei fattori strategici di sviluppo».

«CPhI rappresenta una straordinaria occasione per attrarre nuovi investimenti, nuove realtà produttive ad alto contenuto innovativo e valorizzare centri di eccellenza come MIND» – conclude Sergio Dompé, vicepresidente di Assolombarda con delega alle Life Sciences e Chair della Task Force Health & Life Sciences del B20.

CPhI
Giorgio Bruno, presidente Gruppo CDMO di Farmindustria – Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria

Il comparto farmaceutico in Lombardia

La Lombardia è la prima regione farmaceutica per presenza industriale in Italia (e tra le principali in Europa) con:

  • oltre 100 aziende,
  • 24.000 addetti diretti
  • oltre 28.000 addetti nell’indotto.

Genera un valore aggiunto superiore ai benchmark (539 euro per abitante) e ha una robusta proiettività internazionale che ha trainato l’Italia negli ultimi anni.

È la prima regione in Italia per investimenti in Ricerca e Sviluppo, che ammontano a oltre 400 milioni di euro, e ha più di 3.000 ricercatori.

È la seconda regione italiana per valore dell’export manifatturiero. Questo è pari a 8,2 miliardi di euro nel 2020 (il 24% dell’intero settore) e rappresenta il 52% dell’export hi-tech della regione.

Milano: seconda provincia italiana per export farmaceutico

Milano è la seconda provincia italiana per export farmaceutico; Monza-Brianza, Bergamo, Pavia e Varese sono tra le prime 20 province.

«La Lombardia e Milano sono un hub riconosciuto per le Scienze della Vita – dichiara Sergio Dompé. – In quest’area si concentrano il 35,4% delle imprese farmaceutiche a livello italiano e più del 50% della sperimentazione clinica nazionale. Gli investimenti triplicano il loro impatto grazie ai costi evitati per il SSN. Ora occorre continuare a lavorare per stimolare la crescita della filiera e del settore farmaceutico lombardo; la strada da seguire è quella di una maggiore cooperazione tra pubblico e privato. Lo stesso Mario Draghi, in qualità di Chair del G20, ha pochi giorni fa sottolineato l’importanza della cooperazione tra Governi e imprese per garantire la salute dei cittadini».

«Milano si conferma il cuore pulsante del settore farmaceutico – afferma Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare Regione Lombardia. – Un modello vincente composto da un network virtuoso, fatto di aziende, università e centri di ricerca, imprese di impiantistica e servizi avanzati, che va ancora più valorizzato e potenziato. Innovazione, ricerca e sostenibilità sono le caratteristiche di un comparto che rappresenta una forte leva di sviluppo per il nostro territorio e un asset strategico per l’intero Paese».