La disuguaglianza non è donna

La questione di genere fonda le sue radici in un sistema socio-economico che sulle diseguaglianze - esasperate oggi dalla pandemia - si regge e che è ben lungi dall’essere scardinato

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disuguaglianza di genere

Nel 2021 Kamala Harris è vicepresidente degli Stati Uniti… e la notizia è che è donna! 

Ecco, finché sarà questo a fare notizia, la strada da percorrere per raggiungere una vera uguaglianza di genere sarà ancora lunga. 

Finché sarà necessaria una Giornata internazionale della donna per celebrare i progressi in ambito economico, politico e culturale raggiunti dalle donne nel mondo, le distanze da colmare saranno enormi. 

Finché della diffusione di un virus sono ancora le donne a pagare il prezzo più alto in termini di perdita di occupazione, saremo lontani di un bel 98% (che secondo l’Istat è in Italia la percentuale di donne sul totale di lavoratori finiti disoccupati o inattivi a dicembre 2020) dalla meta. 

Finché sarà necessario un numero di MakingLife al femminile, che da un lato celebra i successi delle donne nel Life Science e che dall’altro denuncia le disparità di genere nel mercato del lavoro, nonché lo squilibrio tra i sessi negli studi clinici, avremo perso. Tutti, uomini e donne. 

leggi MakingLife Women&Pharma

I have a dream

E allora perché proprio l’8 marzo mi ritrovo a scrivere questo editoriale? Perché il sogno è che la mia storia – sovrapponibile a molte che abbiamo raccontato in questo numero, e che è fatta di fatica per raggiungere obiettivi che sarebbero stati scontati se il caso mi avesse fatto nascere maschio – non debba più essere raccontata dalle nostre figlie o dalle nostre nipoti. E perché la diversità sia solamente ciò che deve essere: una ricchezza. 

La punta di un iceberg

D’altra parte, la questione di genere è solamente una componente del problema, che fonda le sue radici in un sistema socio-economico che sulle diseguaglianze si regge e che è ben lungi dall’essere scardinato. Anzi, il momento storico che stiamo vivendo ha fatto sì che il divario economico, sociale, razziale e di genere già esistente si sia amplificato: non è vero che davanti alla pandemia siamo tutti uguali. E la forbice si sta allargando al punto da indurre Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni no profit, a intitolare il proprio rapporto “Il virus della disuguaglianza”: durante la pandemia, il sistema economico ha consentito a un’élite di miliardari di continuare ad accumulare ricchezza, mentre centinaia di milioni di persone hanno perso il lavoro e sono state condannate all’indigenza e alla povertà. Nel sondaggio Oxfam, l’89% dei 295 economisti intervistati ha sostenuto che a seguito della pandemia la diseguaglianza di reddito aumenterà o aumenterà fortemente (opinione espressa dagli economisti di 77 Paesi su 79), così come aumenteranno la disuguaglianza di genere (per oltre la metà degli interpellati) e quella razziale (per più dei due terzi). 

Della stessa opinione il Fondo monetario internazionale (Fmi), la Banca mondiale e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), seriamente preoccupati degli effetti devastati che la pandemia, accrescendo il livello di disuguaglianza, potrà avere in tutto il mondo.  

Mi piace concludere con le parole di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, citate nel report Oxfam: 

Il Covid-19 è stato paragonato a raggi X che svelano le fratture presenti nel fragile scheletro delle società che abbiamo costruito. Mette in luce errori e falsità dovunque: la menzogna secondo cui i liberi mercati possono offrire assistenza sanitaria a tutti, la finzione che il lavoro di cura non retribuito non sia lavoro, l’illusione di vivere in un mondo post-razzista, il mito secondo cui siamo tutti sulla stessa barca. È vero che galleggiamo tutti sullo stesso mare, ma è altrettanto chiaro che alcuni viaggiano in super yacht mentre altri sono aggrappati a rottami alla deriva. 

Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite