Pubblicato a luglio da AIFA, il report relativo al “Monitoraggio della Spesa Farmaceutica
Nazionale e Regionale | Gennaio-Dicembre 2023 | Consuntivo” mostra una spesa complessiva a carico dello Stato vicina ai 22 miliardi di euro, con uno scostamento di +3,28 miliardi rispetto al tetto di spesa per acquisti diretti previsto e con una convenzionata che scende sotto il tetto di 846 milioni.
Nessuna inappropriatezza prescrittiva
In un comunicato, Pierluigi Russo, direttore tecnico scientifico di Aifa, commenta l’aumento di spesa di 1,1 miliardi per acquisti diretti rispetto a quella dell’anno precedente, compensato solo in parte dall’aumento del tetto di spesa per il 2023 pari a 383 milioni:
“Lo sforamento di spesa per i medicinali acquistati direttamente dalle ASL, in larga parte ad uso ospedaliero, è difficilmente attribuibile ad un loro uso inappropriato, essendo dovuto a medicinali innovativi per malattie rare, oncologiche, autoimmuni, cardiovascolari o per gli antidiabetici di ultima generazione – dice Russo. – Farmaci in molti casi salvavita e in larga parte sottoposti a strumenti di controllo sul loro uso appropriato, come le Note AIFA che ne circoscrivono la rimborsabilità, piani terapeutici o registri di monitoraggio informatizzati”.
Già nel 2022 lo sforamento del tetto di spesa per i farmaci ad acquisto diretto ammontava a 2 miliardi e 706 milioni, “Per effetto di trascinamento dello sforamento degli anni precedenti e dell’ulteriore incremento di spesa per farmaci essenziali e innovativi si è così arrivati a uno splafonamento di quasi 3,2 miliardi nel 2023. Ma l’analisi più approfondita dei farmaci che hanno avuto il maggior incremento di spesa – spiega Russo – mostra come si tratti di una spesa difficilmente comprimibile”.
L’incidenza dei farmaci innovativi
“Oltre il 40% dell’incremento (pari a 410 milioni di euro) è dovuto a 12 farmaci antineoplastici e immunomodulatori, indicati principalmente per il trattamento di patologie oncologiche e malattie autoimmuni, tra cui vengono annoverati farmaci ad alto costo; tra questi si evidenzia la presenza di quattro farmaci innovativi, due dei quali utilizzati per il trattamento di malattie rare gravi, come la fibrosi cistica e l’atrofia muscolare spinale”, spiega il direttore tecnico scientifico di AIFA.
“Per la maggior parte di questi farmaci l’ammissione alla rimborsabilità di nuove indicazioni terapeutiche nel corso del 2023 potrebbe inoltre aver determinato un maggior utilizzo e di conseguenza un incremento della spesa, come nel caso di una terapia avanzata cellulare, cosiddetta CAR-T”, aggiunge Russo.
Poco più del 30% dell’incremento (oltre 307 milioni di euro) è poi imputabile a nove farmaci indicati per la cura di malattie cardiovascolari o che impattano sul rischio cardiovascolare, come gli ultimi antidiabetici di recente introduzione sul mercato, che da soli sono responsabili di un incremento di 144 milioni di euro e che richiedono un trattamento di tipo cronico. Tra questi solo la oramai nota semaglutide, farmaco antidiabetico efficace anche nella riduzione del peso corporeo, rappresenta l’8,2% (+82,9 milioni di euro) dell’aumento di spesa complessivo registrato. Il restante 30% è rappresentato da otto farmaci, la metà dei quali sono farmaci innovativi per malattie ultra-rare.
“Infine – spiega ancora Russo – si segnala anche il remdesivir, antivirale per il trattamento del COVID-19, il cui acquisto nel 2022 avveniva a opera della struttura commissariale del Ministero della Salute per l’acquisto di vaccini e farmaci anti-COVID-19 e la cui spesa (53 milioni) ora viene contabilizzata nel flusso degli acquisti diretti”.