La Review on Antimicrobial Resistance commissionata nel 2014 dal Primo Ministro britannico all’economista Jim O’Neill, ha stimato che a livello globale nel 2050, le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all’anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2 milioni), diabete (1,5 milioni) o incidenti stradali (1,2 milioni) con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari.
La pandemia di COVID-19 ha lasciato in ombra questa tematica, ma in realtà ha contribuito a diffondere il problema.
Come fa notare Pierluigi Viale, direttore Unità Operativa IRCCS Policlinico Sant’Orsola di Bologna, durante l’emergenza si è notato un aumento dei germi multiresistenti soprattutto nei pazienti ricoverati nelle terapie intensive.
Sono soprattutto i batteri Gram negativi, quelli più resistenti alle terapie antibiotiche, a colpire questi pazienti, compresi quelli con le forme più gravi di COVID-19.
Nel nostro Paese, già nel 2019, secondo i dati del Rapporto Nazionale AIFA sull’uso degli antibiotici in Italia, si registravano circa 10-11.000 dei 33.000 decessi annui causati in Europa da infezioni di germi multiresistenti. Una spiegazione razionale di questa alta incidenza risiede nel fatto che il nostro Sistema Sanitario è tra i più etici al mondo. Infatti si prefigge di dare una chance a ogni paziente, anche se questo implica un costo in termini di elevata ospedalizzazione e di complicanze infettive.
Nel caso dell’Italia, le resistenze dei germi sono un effetto collaterale di un sistema efficiente – Pierluigi Viale
Principali strumenti forniti dalle organizzazioni internazionali per il contrasto all’intimicrobico-resistenza
L’OMS ha classificato 12 famiglie di batteri al fine di stabilire gli interventi prioritari e sviluppare nuove strategie terapeutiche per contrastarne la diffusione. I criteri seguiti per la classificazione indicata nella Global priority list of antibiotic-resistant bacteria to guide research, discovery, and development of new antibiotics comprendono le conseguenze dovute alle infezioni sostenute dalle varie famiglie batteriche: mortalità, necessità di lunghi ricoveri ospedalieri, frequenza delle resistenze registrata all’interno delle comunità, facilità di diffusione tra persone, tra animali e tra i due gruppi, possibilità di prevenzione con misure igieniche o vaccinali, opzioni di trattamento già disponibili e in sviluppo.
Nel 2019 l’OMS ha lanciato lo strumento AWaRe che contiene la classificazione di diversi antibiotici nelle tre categorie Access, Watch e Reserve. AWaRe illustra le opzioni antibiotiche preferibili per alcune malattie infettive comuni, bilanciando benefici, danni e potenziale di resistenza. AWaRe identifica inoltre gli antibiotici prioritari per il monitoraggio e la sorveglianza dell’uso.
Il Gruppo consultivo dell’OMS sulla sorveglianza integrata della resistenza antimicrobica (AGISAR) aggiorna con cadenza biennale la lista dei Critically Important Antimicrobials. Si tratta della classifica degli antimicrobici importanti dal punto di vista medico per la gestione del rischio di AMR dovuto all’uso non umano. La lista CIA è attualmente arrivata alla sua sesta revisione.
Sulla base della lista CIA, l’OMS fornisce le Linee guida dell’OMS sull’uso di antimicrobici importanti dal punto di vista medico negli animali da produzione alimentare.
Sempre in ambito veterinario, EMA rende disponibile la categorizzazione degli antibiotici destinati all’impiego negli animali.
Il contributo della ricerca scientifica su nuovi antibiotici
La ricerca si sta concentrando soprattutto su nuove tetracicline, nuovi aminoglicosidi, nuove cefalosporine (cefiderocol), nuovi glicopeptidi.
Anche la combinazione tra antibiotici o di antibiotici con altre molecole può contribuire a:
- restringerne lo spettro d’azione in modo da salvaguardare i “batteri buoni” affinché non trasferiscano resistenze ai patogeni,
- prevenire la ricomparsa del patogeno eliminato.
La ricerca di antibiotici contro batteri multiresistenti è resa particolarmente difficile perché spesso i pazienti con infezioni sostenute da questi agenti presentano diverse comorbosità. Questo rende complicato inserirli nei trial clinici.
Inoltre servono incentivi a chi investe in questa ricerca perché, dal punto di vista economico, i farmaci che si usano per un breve lasso di tempo (come gli antibiotici) sono meno remunerativi di quelli per le malattie croniche.
Enormi risorse sono attualmente impiegate nella ricerca su farmaci e vaccini per COVOD-19, ma occorre mantenere alta la concentrazione anche sulla lotta all’antimicrobico-resistenza
L’impegno del settore farmaceutico è stato sottolineato attraverso il lancio, nel luglio 2020, del Fondo di azione contro la resistenza antimicrobica (Amr Action Fund), un’alleanza tra più di venti importanti aziende biofarmaceutiche che si prefigge di rendere disponibili ai pazienti da 2 a 4 nuovi antibiotici entro il 2030.
Questa iniziativa si affianca alla Dichiarazione di Davos del 2016 firmata da oltre 85 aziende biofarmaceutiche e diagnostiche e 9 associazioni industriali (compresa Efpia) per siglare l’impegno a intraprendere un’azione globale di lotta all’AMR coinvolgendo Governi e mondo imprenditoriale. Tale impegno era stato rafforzato attraverso la definizione di una Roadmap da settembre 2016 al 2020 da parte di 13 aziende farmaceutiche durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. A seguito di queste iniziative era nata una delle più grandi coalizioni del settore privato tra oltre 100 società e associazioni di industrie farmaceutiche (anche di generici), biotecnologiche e diagnostiche (Amr Industry Alliance).
Altre azioni di contrasto all’antimicrobico-resistenza
È sicuramente indispensabile rendere accessibili a tutti i Paesi del mondo le nuove terapie e le conoscenze sul contrasto al fenomeno AMR.
Al tempo stesso, il consumo di antimicrobici richiede sorveglianza continua.
Va inoltre monitorata l’efficacia delle strategie già disponibili per contrastare le infezioni. Questa deve essere conservata il più possibile attraverso l’uso corretto degli antimicrobici, delle vaccinazioni e delle pratiche igieniche.
Avere nuove molecole significa avere più opportunità, ma i nuovi antibiotici non rappresentano la soluzione a tutti i problemi. Il contrasto all’antibiotico-resistenza è una partita di cultura medica, di qualità scientifica e di coscienza civile. È una responsabilità di tutti e necessita di un endorsement politico – Pierluigi Viale
Al miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva sul territorio, bisogna affiancare un più razionale uso degli antimicrobici in ambito ospedaliero. Qui, come nelle residenze sanitarie di assistenza, sarà utile continuare anche ad applicare le misure che abbiamo imparato a conoscere con la pandemia da COVID-19:
- lavare correttamente le mani,
- effettuare screening dei pazienti con infezioni e isolarli,
- tracciare i contatti,
- effettuare diagnosi con rapidità,
- dedicare risorse umane e logistiche esclusivamente a queste criticità.
Un altro aspetto fondamentale è la riduzione dell’emissione di sostanze antimicrobiche nell’ambiente a partire dalle fasi produttive per evitare lo sviluppo di resistenze nei batteri ambientali. Anche queste infatti possono trasmettersi dai microrganismi innocui a quelli patogeni.