La compliance sanitaria: il Clinical Risk Management

Come definire la compliance e cosa significa valutare ed eliminare i rischi in ambito sanitario?

Legal Lens

In ambito sanitario il concetto di compliance si presta a una molteplicità di interpretazioni:

  • rispetto della specifica normativa di settore
  • definizione dei rapporti tra medico e paziente secondo il nuovo schema della “compliance, concordance and adherence” che prevede un ruolo più proattivo e responsabile (c.d. “patient empowerment and engagement”) del paziente, cui è affidato il compito di seguire le cure prescritte in conformità alle indicazioni ‘contrattate’ con il medico
  • valutazione ed eliminazione del rischio organizzativo e clinico

Mentre è facile intuire il significato dei primi due, qualche approfondimento in più merita il terzo tema.

Cosa significa, dunque, valutazione ed eliminazione dei rischi in ambito sanitario?

La Legge 8 marzo 2017, n. 24 (c.d. Legge Gelli-Bianco), recante “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, nel riformare l’assetto della responsabilità professionale degli esercenti la professione sanitaria, ha introdotto il concetto di prevenzione dei potenziali rischi correlati all’esercizio dell’attività sanitaria, con il preciso scopo di evitare il verificarsi di eventi dannosi per il paziente. È stato quindi introdotto un nuovo sistema di gestione della responsabilità sanitaria nel caso in cui, nonostante le attività di clinical risk management, il paziente subisca un danno ascrivibile a una condotta sanitaria inadeguata.

In tal senso, l’implementazione dei sistemi di risk management è utile non solo a prevenire il verificarsi di eventi dannosi per il paziente, ma anche per scongiurare l’insorgere di contenziosi – sia penali sia civili volti alla richiesta di risarcimento danni nei confronti della struttura sanitaria – limitando, in tal modo, anche il fenomeno della c.d. “medicina difensiva”, ossia l’insieme delle prestazioni sanitarie erogate dai medici per prevenire il rischio di denunce legali da parte di pazienti (es. visite e/o esami superflui).

La gestione del rischio clinico si sostanzia, dunque, nell’attuazione di quel complesso di iniziative adottate a vari livelli (aziendale, regionale, nazionale), che comportano necessariamente un approccio multidisciplinare, al fine di ridurre il rischio di verificarsi di eventi avversi, e tanto per una tutela dell’organizzazione, dei professionisti sanitari che ivi prestano la propria attività e, non da ultimo, dei pazienti.