Avviato nel febbraio 2021, il progetto FLAMIN-GO ha un obiettivo ambizioso: trattare efficacemente l’artrite reumatoide con un approccio personalizzato basato sulla tecnologia organo-su-chip. A portarlo avanti è l’Università del Piemonte Orientale, in collaborazione con una serie di eccellenze italiane ed europee, pubbliche e private. Tra gli altri partecipano infatti al progetto l’Istituto di nanotecnologia del CNR di Lecce, la Queen Mary University di Londra, il tedesco Max Planck Institute e lo svizzero AO Research Institute Davos-ARI, oltre che diverse aziende private come Trustech, Fluidigm, Enginsoft and regenHU.
Le potenzialità del progetto sono state presto riconosciute anche a livello comunitario, attraverso il finanziamento UE da 6 milioni di euro ottenuto nell’ambito del programma Horizon 2020.
Trattare l’artrite reumatoide oggi
L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune. Si caratterizza per l’infiammazione cronica della sinovia, cioè della membrana che permette il corretto funzionamento delle articolazioni. Solo in Italia più di 400000 persone sono affette da questa malattia, che può compromettere in modo serio la qualità della vita.
L’infiammazione infatti provoca una crescita incontrollata della sinovia, che finisce per erodere cartilagine e tessuto osseo. Il dolore e la rigidità articolare che ne derivano possono anche arrivare a provocare un’invalidità permanente, oltre che un danno anatomico irreversibile.
Una cura al momento non è disponibile. Si può però lavorare sulla remissione dei sintomi utilizzando farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD). Se questo trattamento fallisce, si passa alle terapie biologiche (bDMARD), che puntano a specifiche vie cellulari e molecolari in modo più mirato. Tuttavia il loro costo elevato le relega al ruolo di seconda scelta.
Il progetto FLAMIN-GO
Per provare a dare un nuovo volto al trattamento dell’artrite reumatoide è nato quindi il progetto FLAMIN-GO, il cui nome è un gioco di parole. Possiamo leggervi la parola flamingo, fenicottero in inglese, che riporta alla mente il mito della fenice capace di rinascere più forte di prima dalle sue stesse ceneri. Ma possiamo anche tradurlo più letteralmente e scoprire in infiammazione che va via la mission del progetto.
Il team multidisciplinare e internazionale di FLAMIN-GO vuole infatti proporre un nuovo approccio per il trattamento dell’artrite reumatoide, moderno ma soprattutto efficace. La malattia si presenta infatti spesso con un quadro eterogeneo, che rende complicata l’individuazione della terapia giusta. E i numeri lo dimostrano.
Circa il 40% dei pazienti affetti da questa infiammazione non riesce ad ottenere miglioramenti significativi e il 10-20% non risponde a nessun farmaco. Questi dati dimostrano la necessità di un approccio calibrato sul singolo paziente, che possa cogliere le particolarità della sua specifica patologia. L’idea è quindi sviluppare una soluzione organo-su-chip ah hoc per ciascun paziente su cui testare i farmaci disponibili in modo da trovare la terapia migliore.
Medicina, nanotecnologie e colture 3D
La soluzione proposta si basa su una piattaforma microfluidica multi-compartimento per la coltura 3D e la successiva perfusione dei tessuti rilevanti per la malattia. Non solo il liquido e il tessuto sinoviale, quindi, ma anche quello cartilagineo e quello osseo, oltre a vasi sanguigni e globuli bianchi.
Partendo dalle biopsie del paziente sarà possibile costruire dei veri e propri micro-tessuti, sviluppati e validati in modo indipendente. Successivamente, come tanti mattoncini, questi singoli tessuti andranno ad assemblarsi per replicare l’articolazione del paziente in un chip completo.
Il progetto FLAMIN-GO si pone quindi come una manifestazione di alto livello della ricerca italiana ed europea su più fronti. Oltre a puntare a migliorare il benessere dei pazienti con percorsi personalizzati, infatti, la piattaforma potrà essere utilizzata per la sperimentazione di nuovi farmaci, per approfondire le conoscenze sui meccanismi molecolari dell’artrite reumatoide e per ideare terapie personalizzate per altre malattie.