Combattere i batteri resistenti con i virus

Trattare un'infezione causata da batteri resistenti con opportuni virus batteriofagi potrebbe essere una delle nuove frontiere della lotta all'antibiotico-resistenza

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Mai come in quest’ultimo anno e mezzo ci siamo abituati a considerare i virus come portatori di malattia e sofferenza. Ma in alcuni casi possono anche diventare nostri alleati. Opportuni virus batteriofagi sono infatti stati utilizzati per contrastare un’infezione da batteri resistenti agli antibiotici in una giovane paziente affetta da fibrosi cistica. I promettenti risultati di questa terapia innovativa sono stati pubblicati su Nature Medicine.

Un’infezione complicata

La paziente, di soli quindici anni, era andata incontro a trapianto di entrambi i reni a seguito di una forma di fibrosi cistica caratterizzata da diverse comorbidità. La notizia che a questo quadro clinico decisamente complicato si aggiungeva un’infezione provocata da un ceppo resistente di Mycobacterium ascessus era quindi particolarmente preoccupante.

La terapia antibiotica somministrata a seguito del trapianto aveva provocato gravi effetti collaterali, che avevano portato alla sua sospensione. Ma a causa dell’insorgenza di infezione i medici avevano successivamente deciso di riprenderla, senza però ottenere grandi miglioramenti.

La dimissione della paziente arrivò sette mesi dopo il trapianto, con una diagnosi di infezione da micobatteri disseminata e una terapia antibiotica palliativa. Tuttavia dopo altre otto settimane la situazione andava peggiorando.

L’aiuto che viene dai virus

I ricercatori del dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Pittsburgh, in collaborazione con il dipartimento di Medicina dell’Università della California e con il personale del Great Ormond Street Hospital di Londra, sono allora scesi in campo. Per cercare di migliorare la situazione della giovane sono ricorsi ai virus batteriofagi, cercando quelli più idonei per elaborare una terapia.

I ricercatori allora hanno esaminato una collezione di più di 10000 batteriofagi in grado di infettare diversi ceppi di Mycobacterium, isolati dagli studenti del programma Science Education Alliance Phage Hunters Advancing Genomics and Evolutionary Science (SEA-PHAGES). Per individuare quelli potenzialmente terapeutici contro questa infezione specifica, il team ha quindi utilizzato la sottospecie massiliense di Mycobacterium abscessus, osservando quali batteriofagi erano in grado di infettarla.

Il risultato è stato l’isolamento di 3 virus: Muddy, Zoej e BPs. I ricercatori hanno utilizzato questi ceppi, gli ultimi due dei quali opportunamente ingegnerizzati, per produrre un cocktail dal promettente potere terapeutico. A questo punto non restava che testare il trattamento, con un’applicazione topica di prova su alcune delle ferite della paziente.

L’azione dei virus sui batteri resistenti

Dopo 24 ore da questa prima applicazione, i medici hanno iniziato la vera e propria terapia. Si trattava di una somministrazione per via endovenosa del cocktail di batteriofagi ogni 12 ore per almeno 32 settimane. La paziente tollerava bene la nuova terapia e dopo 9 giorni arrivò la dimissione, con l’indicazione di continuare il trattamento a casa. Dopo un mese il miglioramento era già evidente, ma si è comunque ritenuto opportuno integrare la terapia con delle applicazioni topiche del cocktail. La ferita oggetto dell’applicazione di prova, infatti, dava segni di miglioramento più marcati rispetto alle altre.

Dopo 6 mesi, al momento della pubblicazione dell’articolo, il miglioramento della paziente era davvero significativo. Le lesioni e le cicatrici del trapianto, infatti, continuavano a migliorare, così come le condizioni generali della paziente, con un incremento della funzionalità renale ed epatica e aumento di peso.

I ricercatori sottolineano che questo cocktail di batteriofagi è stato studiato appositamente per il caso specifico. La sua produzione ed efficacia non possono quindi essere standardizzate. Tuttavia i risultati aprono interessanti prospettive per il trattamento delle infezioni resistenti agli antibiotici: una strada che vale sicuramente la pena di provare a percorrere.

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