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Addio NASH, per Intercept c’è Alfasigma

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Addio NASH, per Intercept c’è Alfasigma

Non appena annunciato l’acquisto da parte di Alfasigma, il valore delle azioni di Intercept Pharmaceuticals (società specializzata in malattie rare e gravi del fegato) è schizzato di oltre il 77%. Il prezzo a cui la farmaceutica italiana stava procedendo, infatti, implicava un premio dell’82% rispetto alle quotazioni di quel momento, per una spesa complessiva – tutta in cash – di 793 milioni di dollari.

Per quanto elevata, questa cifra non è neanche il pallido ricordo delle quotazioni che Intercept aveva qualche anno fa: solo nel 2019, la sua capitalizzazione (il valore complessivo di borsa) era pari a 4 miliardi di dollari e nel 2014, anno in cui ha raggiunto le massime quotazioni, valeva il doppio, oltre 8 miliardi di dollari.

La punta di diamante nell’arsenale di Intercept è l’acido obeticolico: venduto col nome commerciale di Ocaliva, il farmaco è stato approvato dalla FDA nel 2016 per il trattamento della colangite biliare primaria, una rara malattia dei dotti biliari, ed entra ora a far parte del portafoglio di Alfasigma. Dall’approvazione, il fatturato di Intercept è progressivamente cresciuto fino a raggiungere nel 2022 i 340 milioni di dollari (livello che, secondo le previsioni, dovrebbe essere mantenuto anche quest’anno).

Le speranze su Nash

Le quotazioni da record, però, non erano dovute tanto ai risultati ottenuti da Ocaliva sulla colangite biliare, piuttosto alle aspettative che il farmaco potesse essere approvato come primo trattamento per i pazienti affetti da steatoepatite non alcolica (NASH), una malattia del fegato che colpisce il 5% degli adulti statunitensi e per il quale attualmente non vi sono farmaci approvati dalla FDA.

L’acido obeticolico, infatti, è un analogo di un acido biliare presente nell’uomo ed è progettato per legarsi a un recettore presente nel fegato e nell’intestino che regola i percorsi che governano l’infiammazione, la fibrosi e il metabolismo. Intercept, dunque, sperava che a un dosaggio diverso il meccanismo d’azione potesse essere efficace anche per la NASH e per questo ha avviato studi clinici in quella direzione.

Il No di FDA

Nel 2020, però, la FDA ha respinto una prima volta la domanda di approvazione chiedendo ulteriori dati. A giugno di quest’anno Intercept ha ripresentato la domanda ma l’agenzia americana ha nuovamente rifiutato la richiesta. A questo punto la biotech ha annunciato la fine del suo impegno nella ricerca sulla NASH e una coneguente ristrutturazione aziendale. Secondo i vertici aziendali, i licenziamenti permetteranno risparmi di circa 140 milioni di dollari all’anno permettendo all’azienda di diventare redditizia nel 2024.

L’ora di Alfasigma

A quel punto le quotazioni di Intercept sono crollate sotto gli 11$ ad azione (erano a 455$ nel 2014) permettendo ad Alfasigma un acquisto a sconto.

Un buon affare per la big italiana, secondo gli analisti, anche perché, come sostiene Michael Yee, della società di consulenza finanziaria Jefferies, l’acquisizione possiede “il miglior senso dal punto di vista dei costi economici”, dato che un’azienda più grande può commercializzare il farmaco con margini ed economie di scala migliori rispetto a una biotech più piccola.

Alfasigma, da parte sua, ha dichiarato che l’accordo “si integra perfettamente con il loro business core, la gastroenterologia e l’epatologia” e che permetterà di rafforzare la presenza dell’azienda nel mercato statunitense, attualmente il secondo sbocco dopo quello italiano. Già nel 2016 la società italiana aveva acquisito Pamlab per introdursi nel mercato Usa.
L’aggiunta di Ocaliva rappresenterà anche una spinta significativa al suo fatturato che, nel 2022 ha superato 1,2 miliardi di euro.