In Europa, la transizione verso una società a minori emissioni di carbonio e più sostenibile sta già rimodellando l’economia, creando nuove opportunità e modificando il costo delle attività commerciali. Per le aziende, le implicazioni sono evidenti. Non diventare più sostenibili le renderà vulnerabili alla perdita di entrate e reputazione, così come a contenziosi e sanzioni regolamentari.
Proprio la regolamentazione è un importante motore di questi cambiamenti e un fattore critico per le aziende nel pianificare le modalità per rispettare gli impegni presi in termini di trasformazione delle proprie attività. Il 2024 sarà un anno cruciale per il lancio delle regolamentazioni legate alla sostenibilità. Diverse iniziative chiave sulla sostenibilità saranno portate a realizzazione e le elezioni del Parlamento europeo a giugno determineranno la direzione e il livello di ambizione della prossima ondata di attività legislativa sull’economia verde dell’Unione.
Gli esperti di Deloitte hanno dedicato un approfondito outlook alla regolamentazione della sostenibilità, esplorando gli sviluppi ritenuti più urgenti e le loro implicazioni sulle le strategie aziendali e i modelli operativi.
La risposta dell’Unione europea a quello che viene definito “imperativo climatico” inizia con la Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese (Csrd – Corporate sustainability reporting directive) e, per la maggior parte delle aziende, resta ancora molto da fare per soddisfare pienamente i nuovi requisiti. La Csrd può essere sfruttata per generare cambiamenti e migliorare l’efficienza attraverso altri sviluppi guidati dalla regolamentazione.
Oltre ai requisiti di segnalazione, il documento di Deloitte evidenzia quattro temi su cui le aziende dovrebbero concentrarsi quest’anno. Le parole chiave sono: circolarità, supply chain, decarbonizzazione e greenwashing.
Circolarità
Quello della circolarità è un tema ineludibile. «Nel 2024 – scrivono gli esperti – le aziende dovrebbero concentrarsi nel comprendere cosa significa il design circolare per i loro prodotti e servizi, con iniziative regolamentari dell’Ue che stabiliscono requisiti per il design del prodotto, l’imballaggio e i rifiuti di imballaggio, la possibilità di riparare i prodotti e le disposizioni sullo smaltimento dei rifiuti a fine vita, tra le altre cose. Il focus sul design circolare può anche creare opportunità per le aziende. Ad esempio, nell’approvvigionamento di materiali secondari, nel progettare prodotti utilizzando i rifiuti di altre aziende e nell’offrire servizi di riparazione».
Supply chain
L’Unione europea è accreditata come istituzione pionieristica a livello globale nella definizione della sostenibilità delle catene di approvvigionamento come parte della sua strategia per decarbonizzare l’economia. La Csrd obbliga le aziende a effettuare report non solo sulle proprie operazioni, ma anche sulle catene di approvvigionamento a monte e a valle. Ciò significa che le aziende devono investire più risorse nei rapporti con i loro fornitori e integrare la valutazione del rischio legato alla sostenibilità nelle loro decisioni di acquisto.
L’uso di metalli rari, il contributo alla deforestazione e i rapporti con le aziende nei Paesi con abusi dei diritti umani sono tra i fattori che le aziende devono valutare. La regolamentazione, ad esempio, vieta la vendita, l’importazione o l’esportazione di determinate commodity a meno che non si possa dimostrare che non contribuiscono alla deforestazione e che sono prodotte in conformità con la legislazione pertinente del paese produttore.
Decarbonizzazione
La decarbonizzazione è l’obiettivo finale di molte delle iniziative dell’Unione. La Csrd influenzerà la maggior parte dei settori industriali, obbligando le aziende a monitorare le emissioni e a segnalare i loro obiettivi in termini di riduzione.
Il cosiddetto “Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cdam – Carbon border adjustment mechanism) è un’altra delle molte iniziative in tema di regolamentazione avviate dall’Ue. Il Cdam impone di segnalare i dati sulle emissioni di prodotti ad alta intensità di emissione di carbonio importati come alluminio, acciaio e cemento, che saranno tassati sulla base del loro contenuto di carbonio dal 2026.
Anche la gestione degli immobili è chiamata a sfide importanti: dal 2024, la Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (Epbd) cercherà di garantire che gli edifici in tutta l’Unione soddisfino alcuni requisiti minimi di prestazione energetica. Per raggiungere “net zero”, le aziende dovrebbero investire in progetti o adottare misure per evitare le emissioni di gas serra o per rimuoverle dall’atmosfera.
Greenwashing
Infine, per ridurre al minimo l’esposizione al rischio di greenwashing, le aziende devono garantire che non ci sia discrepanza tra ciò che dicono di fare e ciò che effettivamente fanno. In base alla Direttiva sull’empowerment dei consumatori per la transizione verde (Ecgt – Empowering consumers for the green transition), le comunicazioni aziendali devono cambiare per evitare il greenwashing.
A partire dal 2026, frasi generiche come “verde”, “carbon neutral”, “biodegradabile” ed “ecologico” non saranno più permesse. Le aziende dovranno garantire che i loro messaggi ambientali siano chiari e pienamente supportati.
«In questo scenario – si legge nel documento elaborato da Deloitte – le aziende hanno bisogno di un piano d’azione che colleghi le parti che agiscono sulla sostenibilità attraverso la regolamentazione e la strategia aziendale, e individui opportunità per aumentare la collaborazione tra finanza, gestione interna del rischio e reparti di approvvigionamento».
Within this plan, companies can consider what best practices are, the most effective way to manage and sequence the required changes, and what additional modifications to the requirements are expected.
Deloitte, Sustainability regulation outlook 2024