Ricerca, industria, istituzioni: un’alleanza virtuosa per la risoluzione della pandemia

In un video, sintetizzate le tematiche toccate nel webinar “Ricerca, industria, istituzioni: un’alleanza virtuosa per la risoluzione della pandemia” organizzato da Women&Technologies in media partnership con MakingLife

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In tempi di pandemia, la ricerca ferve e il progresso nel settore farmaceutico sta esprimendo un’accelerazione senza precedenti
Women&Technologies nel webinar “Ricerca, industria, istituzioni: un’alleanza virtuosa per la risoluzione della pandemia”, organizzato in media partnership con MakingLife, affronta questo tema con un panel d’eccezione.

Moltissime le tematiche toccate e sintetizzate in questo video:

Parola chiave collaborazione

Maria Luisa Nolli, CEO di NCNBio e moderatrice dell’incontro, ricorda che il Webinar, data l’importanza dei temi che coinvolgono tutti i giovani, è stato inserito nella piattaforma Ready4Future, ideata proprio per le professioni del futuro.

E sono numerosi i giovani universitari e di istituti di istruzione superiore a indirizzo scientifico che hanno partecipato a questo momento di riflessione, invitati dalla stessa professoressa Nolli e da Augusta Celada, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale lombardo. Questo ultimo anno, sottolinea, ha messo la scuola nella necessità di una collaborazione per certi versi inedita con istituzioni, enti di ricerca, università e industria che hanno unito le loro competenze per dare speranze concrete per la gestione della pandemia.

L’impegno della comunità scientifica nella gestione della pandemia

Collaborazione è stata la parola chiave che ha caratterizzato anche l’operato della comunità scientifica che non ha mai alzato paletti e muri per ostacolare la diffusione di informazioni potenzialmente utili e per proteggere le conoscenze dei singoli centri di ricerca. Lo precisa Maria Pia Abbracchio, prorettore dell’Università degli Studi di Milano.
Nel 2020 la produzione di studi scientifici è esplosa, specialmente nel settore degli anti-infettivi, ambito nel quale ha compiuto un balzo in avanti di oltre il 22%.

Anticorpi monoclonali e vaccini, la ricerca ferve

In questo contesto, le biotecnologie crescono senza interruzioni, specialmente per quanto riguarda gli strumenti più importanti per vincere la battaglia contro il SARS-CoV-2, anticorpi monoclonali e vaccini.
Sono attualmente 348 i vaccini in sviluppo, 91 dei quali in fase di sperimentazione clinica, mentre 13 prodotti hanno già ricevuto un’autorizzazione all’immissione in commercio. Loredana Bergamini, Direttore Medico di Janssen, chiarisce le caratteristiche salienti del vaccino prodotto dall’azienda per cui lavora ed evidenzia che mai, come nella pandemia, ci siamo resi conto che nessuno è sicuro e protetto finché non lo saranno tutti.

Il futuro delle strategie formulative può essere la nanotecnologia

Insomma, nessuno si salva da solo e solamente attraverso una collaborazione multidisciplinare – che va dalle scienze di base fino alla produzione, alla distribuzione e al regolatorio – è possibile arrivare alla formulazione di farmaci efficaci, sicuri e di qualità e quindi somministrabili, così come spiega Maria Carafa, docente di Tecnologia e Legislazione Farmaceutiche dell’università Sapienza di Roma, mettendo in luce come il futuro delle strategie formulative potrà essere basato sulle nanotecnologie.

L’importanza dei sistemi di diagnostica

Ma prima ancora dell’ottenimento dei vaccini, all’origine della pandemia è stato necessario tracciare la diffusione del contagio, comprendere come si trasmettesse il virus. A quell’epoca non esistevano piattaforme tecnologiche in grado di supportare l’attività di tracciamento. È stato grazie agli isolamenti e all’impegno profuso dalle aziende nel campo diagnostico che ci si è potuti spingere verso lo sviluppo di sistemi adeguati per identificare i soggetti positivi e isolarli, minimizzando le possibilità di diffusione, così come ricorda Pierangelo Clerici, presidente Fismelab (Federazione delle Società Scientifiche del Laboratorio) e Amcli (Associazione Microbiologi Clinici).

La questione brevettuale

Uno degli argomenti più caldi del momento è quello della proprietà intellettuale.
Paola Minghetti, docente presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano, riporta alla memoria la decisione presa nel 1939 nel nostro Paese, che negava la possibilità di brevettare i medicinali nella convinzione che il medicinale dovesse essere appannaggio di tutti e quindi di proprietà di nessuno. Ma questo si è rivelato un boomerang: la rinuncia alla proprietà intellettuale ha dimostrato di portare a una riduzione degli investimenti in ricerca. I brevetti sui farmaci sono stati reintrodotti solamente nel 1978, lasciando all’Italia un gap rispetto ad altre nazioni. sostiene che il brevetto è strumento di promozione della ricerca e, lontano dall’ostacolare il progresso, permette una condivisione di informazioni e diventa il punto di inizio per nuovi e più avanzati progetti. In definitiva, più che sospendere la proprietà intellettuale, sarebbe molto più efficace favorire i rapporti fra le aziende in modo da estendere la produzione.
Sulla prospettiva internazionale della proprietà intellettuale torna Paola Sangiovanni, socio dello Studio Legale Gitti And Partners, che parla del trattato TRIPS siglato dai 164 stati membri del WTO (organizzazione mondiale del commercio), per disciplinare la proprietà intellettuale quale fattore di funzionamento del libero commercio internazionale. L’avvocato conclude affermando che è fondamentale la collaborazione, perché anche in assenza di brevetti, senza l’aiuto e le conoscenze delle case farmaceutiche titolari dei brevetti non sarebbe possibile implementare la produzione dei vaccini.

Il non auspicabile “ritorno alla normalità”

Vaccini che sono strumento indispensabile per tornare alla normalità, ma siamo sicuri di volerla? Perché è dalla normalità che tutto è iniziato e auspicare un ritorno al “prima” è quantomeno pericoloso.
È invece necessario, ricorda la presidente di Plantarei Elena Sgaravatti, ragionare con una visione one health di salute universale, individuando sistemi che sappiano coniugare lo sviluppo economico necessario a scongiurare un impoverimento globale con la tutela dell’ambiente.
La dimensione della circolarità potrebbe costituire l’elemento decisivo nella soluzione di questo rompicapo. Se le risorse scarseggiano e i sistemi di produzione tradizionali non sono più sostenibili, la bioeconomia circolare può fornirci la possibilità di dare nuova vita a quelli che oggi consideriamo sottoprodotti.
Invenzione, innovazione, etica, solidarietà sono state le parole di questo webinar, insieme a quella su cui Gianna Martinengo, presidente di Woman&Technologies, punta l’attenzione: business ethics.