La spinta del Covid al pharma italiano

Medicinali e vaccini anti-Covid trascinano il settore farmaceutico italiano che nel 2022 ottiene ottime performance di produzione, esportazioni e investimenti

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L’analisi dell’Osservatorio Nomisma sul sistema dei farmaci generici in Italia, appena presentata da Egualia, fotografa un settore che conferma molte delle sue caratteristiche strutturali ma evidenzia una crescita congiunturale straordinaria trainata dal mercato dei medicinali e dei vaccini contro il Covid-19.

Il report rivela che, nel 2022, la produzione del settore farmaceutico è cresciuta del 42% raggiungendo i 49 miliardi di euro, dai 34 (o poco più) miliardi annuali che hanno caratterizzato il triennio 2019-2021. “La crescita – afferma il report – è integralmente legata alle esportazioni e deriva da ingenti quantità prodotte di medicinali e vaccini contro il Covid-19”.

 

Produzione settore della farmaceutica (valori in milioni di euro) e quota % su totale produzione manifatturiera

L’andamento dell’export farmaceutico, in effetti, risulta speculare, con una crescita del 43% a 47,6 miliardi di euro, una ulteriore conferma di un trend già in atto da anni che ha trascinato la quota delle esportazioni sul totale manifatturiero all’80%, dal 34% del 2008. Il balzo 2021-2022 è descritto come la “dinamica più virtuosa tra tutti i comparti del settore manifatturiero dopo quella del petrolifero”. Quest’ultimo, però, risulta in qualche misura “drogato” dall’aumento dei prezzi delle fonti fossili a seguito della crisi energetica globale.

Occupazione in crescita

Il settore farmaceutico italiano si configura come un pilastro robusto e in crescita dell’economia nazionale. Pur caratterizzato da una predominanza di microimprese, vede anche una buona presenza di medie e grandi realtà: le aziende con oltre 50 addetti rappresentano il 38,5% del comparto farmaceutico, un valore 13 volte superiore al modesto 2,9% della media complessiva manifatturiera. Questo dato non solo riflette la struttura del settore, ma ne evidenzia anche l’importanza in termini di occupazione: nel 2022, il settore farmaceutico italiano contava circa 65.600 occupati, rappresentando il 17% della forza lavoro complessiva del manifattura nostrana.

Il farmaceutico è anche uno dei pochi comparti a mostrare una crescita della forza lavoro. Contrariamente al trend generale del manifatturiero, che dal 2010 ha registrato una riduzione dell’occupazione del 5,5%, il pharma ha visto nello stesso periodo un incremento, seppur modesto (+1,4%). Questa tendenza è stata confermata anche nell’ultimo anno di analisi, il 2022 , in cui il settore ha aumentato la propria base occupazionale dell’1,9% rispetto all’anno precedente, un dato anche in questo caso leggermente migliore rispetto alla media del settore (+1,5%) e secondo solo a quello del comparto metallurgico.

Un aspetto da sempre distintivo del settore è il suo elevato valore aggiunto per addetto. Nel 2022 questo parametro ha raggiunto i 159.800 euro, quasi due e volte e mezza il valore medio del settore manifatturiero (65.200 euro). Tale cifra pone il settore farmaceutico al secondo posto in Italia, dopo il settore petrolifero (anche in questo caso, però, va considerato l’impatto della crisi globale sui prezzi dei carburanti).

Valore aggiunto* per occupato nei settori manifatturieri (valori in migliaia di euro) anno 2022

Anche in termini di investimenti il settore ha confermato le tendenze in atto. Negli ultimi dodici anni le imprese del pharma hanno incrementato la quota di capitali investiti di quasi un miliardo di euro (920 milioni, pari a un incremento del 50%). Nel 2021, il settore ha raggiunto un investimento complessivo di 2,76 miliardi di euro, cifra vicina al record del 2017, l’anno di massimo rendimento del decennio. Questo importo, che segna un aumento del 6% rispetto all’anno precedente, rappresenta il 4,2% del totale degli investimenti nel settore manifatturiero.

Il rimbalzo dei generici

Per quanto riguarda il confronto tra farmaci branded e generici, le imprese specializzate in generici mostrano una struttura più ridotta ma in progressiva crescita, con fatturati medi che nel quinquennio 2017-2021 sono saliti dai 44 ai 52 milioni di euro e un’occupazione media cresciuta da 94 a 106 addetti. Per confronto, le imprese di farmaci non generici nell’ultimo biennio hanno evidenziato un calo – seppur minimo – passando dai 157 occupati per azienda del 2020 ai 154 nel 2021.

“D’altro canto le aziende che si occupano di farmaci non generici presentano ricavi medi che “doppiano” le imprese di farmaci generici”. Il trend positivo degli ultimi cinque anni, comunque si è rivelato più contenuto rispetto alle società “non-branded”.

Osservatorio Nomisma sul sistema dei farmaci generici in Italia,

 

Il 2021, infatti, segna una riduzione per certi versi inaspettata della forbice tra i settori generici e branded anche dal punto di vista della capacità di generare redditività: la differenza di redditività tra i farmaci generici e quelli di marca, che era aumentata notevolmente nel biennio 2019-2020, si è quasi annullata.

In precedenza, le imprese specializzate in farmaci non generici avevano registrato un margine operativo lordo (Ebitda, è l’utile prima degli interessi, delle tasse, del deprezzamento e dell’ammortamento ed è utilizzato come misura della capacità di un’azienda di generare profitto) del 14,7%, mentre quelle dei farmaci generici si erano fermate al 12,4%. Tuttavia, nel 2021, questo divario si è ristretto considerevolmente, con il margine delle imprese di farmaci non generici che è sceso al 13,4% e quello delle aziende di farmaci generici che è salito al 12,7%.

A livello europeo, le imprese di farmaci generici hanno dimostrato un ambiente di mercato attivo e dinamico. Responsabili della produzione di circa il 75% dei farmaci consumati globalmente, hanno registrato nel 2021 ricavi per 15,8 miliardi di euro, una crescita del 7% rispetto al 2020 e del 14% rispetto al 2019.