Segnali di ripresa per il mercato ATMP

Dopo un difficile 2023, il mercato delle terapie avanzate mostra qualche segno di inversione ma gli investitori restano prudenti

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Finanziariamente, il 2023 non è stato un anno facile per il settore biotecnologico, che ha dovuto affrontare alcune sfide significative tra cui gli elevati tassi di interesse negli Stati Uniti e un complessivo calo delle entrate (un dato questo pesantemente condizionato dalla netta flessione delle vendite per vaccini contro il Covid-19).

Il crollo dei vaccini

Lo rivela l’EY Biotechnology Report 2024, secondo il quale i fatturati delle aziende biotecnologiche quotate negli Stati Uniti e in Europa sono diminuiti del 10,7% rispetto al 2022, scendendo a 191,9 miliardi di dollari. L’utile netto è sceso di 12,9 miliardi di dollari, pari al 43,4%, scivolando in territorio negativo. Sul dato pesano soprattutto i risultati negativi dei produttori di vaccini, che hanno subito una battuta d’arresto dopo aver beneficiato negli anni scorsi dell’onda anomala dovuta alla pandemia: i ricavi attribuiti a Covid-19 nel 2023, rappresentano solo il 5,2% dei ricavi totali (erano il 15% nel 2021).

Chi sale e chi scende

A farne le spese sono soprattutto i nomi noti, particolarmente attivi nel periodo pandemico, i cui risultati trascinano in basso il comparto. BioNTech, per esempio, ha registrato un crollo delle entrate del 77,2% mentre Moderna del 64,4% ma se si escludono queste due company i ricavi delle biotecnologiche mostrano una crescita di 9,8 miliardi di dollari (+9,4%). Per contro, alcune società hanno offerto prestazioni estremamente brillanti. L’olandese Argenx, ad esempio, ha superato il miliardo di dollari di fatturato (1,3 miliardi) con un incremento del 188%, grazie soprattutto alle vendite di Vyvgart (efgartigimod alfa-fcab), il trattamento per la miastenia grave approvato sia negli Stati Uniti che in Europa, rispettivamente nel 2022 e 2023. Complessivamente, comunque, il numero di aziende biotecnologiche quotate in borsa negli Stati Uniti e nell’Unione europea nel 2023 è diminuito del 5,3%, riflettendo un ambiente operativo difficile.

Il peso dei tassi USA

A trascinare al ribasso le performance del mercato biotecnologico sono stati anche i ripetuti rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. La banca centrale degli Stati Uniti ha operato ben undici aumentati in un anno e mezzo raggiungendo a luglio 2023 quota 5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni (percentuale rimasta invariata fino alla scrittura di questo articolo). Nella riunione di luglio, però, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha dichiarato “che si sta avvicinando il momento” per un taglio dei tassi, prospettando un cambio di rotta che, secondo la consulente finanziaria Barbara Ryan, potrebbe segnare l’avvio di una sostanziale sovraperformance del biotech.

Investimenti in frenata

Il contenimento della pandemia di Covid-19 ha influito anche sulla ravvolta di finanziamenti. Il 2023 ha visto rallentare gli investimenti in startup con una parziale ripresa delle Ipo (Initial public offering, la prima quotazione in Borsa di una società). Anche in questo caso, dopo l’hype del 2021 che aveva spinto alcune società a quotazioni stellari, il mercato ha subìto una significativa correzione, manifestando un chiaro spostamento nelle priorità degli investitori.

I ventur capitalist si sono tenuti lontano soprattutto dalle aziende negli early stage. Sebbene nel complesso il livello dei finanziamenti sia rimasto relativamente solido, il numero e il valore degli investimenti nelle prime fasi di sviluppo (seed, primo e secondo round) sono diminuiti per il secondo anno consecutivo. Il numero di round è sceso del 12%, attestandosi a 497, con un valore totale generato di 12,5 miliardi di dollari, in calo del 9% rispetto all’anno precedente.

Segnali di schiarita

Il 2024 sta mostrando finora qualche segno di ripresa, sia perché la stretta sui tassi di interesse sembra destinata ad allentarsi, sia perché è all’orizzonte la perdita di esclusività per alcuni dei farmaci biologici più venduti degli ultimi dieci anni. Secondo le stime, questo potrebbe costare alle big pharma fino a 350 miliardi di dollari nel quinquennio 2023-28 inducendole a cercare urgentemente nuove pipeline per sostituire quelle in uscita.

M&A da record

La via più immediata e più utilizzata dalle aziende a grande capitalizzazione è quella delle fusioni e delle acquisizioni che, quindi, dovrebbero vedere un aumento nei prossimi mesi. Non stupisce dunque che le operazioni M&A siano sulla buona strada per raggiungere un ritmo record nel 2024. Secondo un report della BIA (Bioindustry Association inglese), nel 1° trimestre 2024 gli investimenti globali di venture capital nel settore biotech sono rimbalzati a 4,1 miliardi di sterline (4,9 miliardi di euro, +33% rispetto al Q1 del 2023). Di questi l’85% (4,2 miliardi di euro) – neanche a dirlo – è stato raccolto negli Usa (2,85 miliardi solo in California) mentre l’Europa ha messo insieme 437 milioni di euro (+59% rispetto al 2023).

Dietro agli USA

Tra gli Stati europei, il Regno Unito è risultato essere il primo beneficiario dei finanziamenti VC in Europa, con 240 milioni di sterline (285 milioni di euro) seguito da Germania (150 milioni di euro) e Norvegia (76 milioni). Anche la Cina ha registrato un trend positivo, con 226 milioni di sterline.

Comunque, la prudenza resta: le microcap hanno sempre più difficoltà a ottenere finanziamenti e la riduzione della liquidità, le ristrutturazioni, le fusioni e le chiusure continueranno anche in futuro. Tuttavia, secondo gli analisti “si tratta probabilmente di un’uscita salutare dall’inebriante periodo di eccesso del 2020 e del 2021”.