Congressi medici: aspettative per il futuro

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congressi medici

Solo fino a qualche mese fa, prima della comparsa del virus Sars-Cov-2 e della pandemia da COVID-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus, i congressi medici erano frequentatissimi e affollati da operatori sanitari spesso provenienti da tutte le parti del mondo. Enormi quantità di denaro venivano profuse dall’industria farmaceutica e dagli organizzatori di questi eventi.
Ora però le cose sono cambiate e il futuro dei congressi medici, oltre ad apparire incerto, comporta anche riflessioni e pianificazioni strategiche che devono essere adattate alla situazione pandemica che non si sa quanto potrà ancora durare.
Diverse organizzazioni, tra le quali Reuters Events Pharma e ASCO, si sono mossi per tempo trasferendo con successo in formato digitale i loro eventi, altri hanno invece preferito aspettare per vedere che cosa accadeva.

Cosa succederà in futuro?

Diversi esperti del settore hanno espresso le loro autorevoli opinioni in merito e per tutti è evidente che un ritorno al passato, così come l’abbiamo conosciuto, è impensabile, perlomeno allo stato attuale.
Tra questi, Christoph Schmidt, ex Global Head of Commercial Excellence presso Actelion Pharmaceuticals, ritiene che la pandemia abbia solo accelerato la già esistente tendenza alla trasformazione degli eventi in presenza fisica in strutture e organizzazioni più complete e funzionali sotto l’aspetto digitale. Prevede che i giorni dei congressi super-affollati, nei quali decine di migliaia di medici viaggiavano in tutto il mondo per trovarsi nella sede congressuale, siano definitivamente terminati. Ha infatti affermato che “in futuro, tali eventi avverranno su una scala molto più ridotta con comunicazioni sui social media e tramite la condivisione delle informazioni attraverso canali diversi”. Dello stesso parere è anche Jessica Federer, ex Chief Digital Officer di Bayer, la quale ha infatti detto che: “la tendenza era già quella di ridurre il numero dei partecipanti ai congressi perché l’impatto dei viaggi, a livello economico e ambientale, era comunque alto“.

Webinar

Una grossa mano in questo senso sembra essere offerto dai webinar, che vengono sempre di più utilizzati per formazione e apprendimento senza la necessità di doversi spostare fisicamente. Certo, questo sistema dovrà essere perfezionato, ma sembra essere promettente per il futuro.
Inoltre, i webinar, che hanno sicuramente caratteristiche ‘individuali’, potrebbero permettere al settore farmaceutico di aprire e utilizzare una sorta di sistema di comunicazione digitale che può andare oltre il webinar stesso, come afferma Haider Alleg, Global Head of Digital Excellence presso Ferring Pharmaceuticals. In pratica, il mondo farmaceutico ha la possibilità di mettere i clienti al centro dell’attenzione e li può seguire nel tempo anche dopo un evento, una sorta di ‘follow up’.
D’altra parte, la pandemia non si è certo spenta e quindi il rischio di contagio deve essere ridotto al minimo lasciando, in definitiva, ben poco spazio ad altro che non sia l’utilizzo sempre più affinato e diffuso dei sistemi digitali di comunicazione e di informazione.
Molto chiaro è il parere in merito di Jessica Federer: “Abbiamo la responsabilità di utilizzare le soluzioni digitali perché il settore sanitario è in grado di comprendere l’impatto di COVID-19”, afferma. “Se siamo in grado di ottenere gli stessi risultati di prima attraverso una piattaforma virtuale con un impatto meno negativo per il nostro ambiente, penso che dobbiamo impegnarci in questa direzione”. È anche vero. però che l’industria farmaceutica non è all’avanguardia, sotto l’aspetto della trasformazione digitale, rispetto ad altri settori.

Quale modello congressuale per il futuro?

Molti operatori appaiono concordi nel ritenere che il più probabile sistema congressuale medico futuro sia quello ibrido. Con questo sistema, infatti, potranno essere combinati i vantaggi del sistema digitale con quelli tradizionali ai quali siamo abituati da sempre.
Luca Dezzani, Vice President of US Medical Affairs presso Eisai, ha detto in merito: “Penso che un modello ibrido sia il più probabile e anzi, secondo i colleghi, il migliore. Infatti, può essere utilizzato sia da coloro che sono disposti e in grado di viaggiare per essere al congresso di persona, sia da coloro che, per qualsiasi motivo, non possono spostarsi dalla loro sede”.
D’altra parte, ha dichiarato ancora Dezzani, quest’anno si è verificato “un cambiamento radicale” per quello che riguarda i social media e si è visto che “I dati sono qualcosa che può essere comunicata in modo molto efficace anche in uno spazio virtuale, ma parte del valore aggiunto di questi eventi è data dal fatto di poter coinvolgere e porre domande ai relatori. Quest’anno all’ASCO (American Society of Clinical Oncology) stavo lavorando su due schermi separati: uno riportava il programma, l’altro il mio feed Twitter perché c’erano tante discussioni in corso proprio lì”.
Circa quarantaduemila persone hanno infatti preso parte ad ASCO  – un record – e circa il 35% di loro era attivo su Twitter.
Dezzani non è comunque l’unico a pensarla così; anche Giovanni Di Sarro, Senior Business Partner Global Digital Solutions di Lundbeck, prevede infatti che in futuro si dovrà ricorrere a modelli congressuali misti, ma, per pensare che tale sistema ‘ibrido’ abbia successo, le capacità digitali devono essere aumentate. Di Sarro pensa che vi sarà un aumento di crescita esponenziale di tecnologie come l’intelligenza artificiale (AI), le stanze virtuali e le piattaforme di apprendimento.

Incontri fortuiti e collaborazioni professionali

Christoph Schmidt ha sollevato anche un argomento molto interessante: gli incontri fortuiti che spesso avvengono in occasione dei congressi medici e che talora portano a future e proficue collaborazioni professionali. Ovviamente, i sistemi digitali non li permettono. In questo senso, però, Jessica Federer ha raccontato che, nel corso della conferenza digitale eyeforpharma di quest’anno, “le persone erano già sedute ai loro computer e hanno potuto scrivere un’e-mail in base a ciò che era stato discusso, cosa che ha innescato idee e ha permesso una reazione immediata dimostrando un notevole potenziale nella direzione di future grandi partnership e collaborazioni”.

Vantaggi e svantaggi dei congressi ibridi

Mark Johnson, Director of Digital Engagements, Global Medical Information & Operations, GSK,  è sicuro del fatto che ci saranno grandi cambiamenti, potenzialmente molto positivi, in un prossimo futuro: “il digitale offre un’angolazione diversa: qualcuno che non si sente a proprio agio nel visitare fisicamente uno stand potrebbe farlo più volentieri in uno spazio digitale”, ha infatti affermato.
Ma ci sono anche dei rischi intrinseci. “Quando si passa al digitale c’è un diverso livello di aspettative. Si rischia di esagerare nella quantità di informazioni e di dati comunicati e si può quindi perdere la visione complessiva e organica dell’evento”.
Poi ci sono anche i rischi, afferma ancora Johnson. “Non appena passi al digitale, i contenuti esposti potrebbero essere tutti registrati”. Come gestire il rischio di un uso improprio di queste informazioni?
Anche se per ora sono più le domande che le risposte, sembra ormai certo che il panorama dei congressi medici cambierà. In meglio o in peggio, questo è ancora da stabilire e molto dipenderà da come evolverà la pandemia.
Il modello congressuale ibrido sta guadagnando molto terreno in questa direzione e il settore farmaceutico deve stare attento a non perdere quest’occasione utilizzando le tecnologie più all’avanguardia per adeguarsi alla nuova situazione. In caso contrario rischia di perdere terreno e un’ottima occasione per comunicare in modo più diretto ed efficace con gli operatori sanitari.