E se i parassiti intestinali dessero una mano alla nostra salute?

Numerose evidenze scientifiche supportano l'idea che diversi membri del nostro microbiota non batterico, come protozoi ed elminti, non abbiano solo effetti negativi ma portino anzi benefici per la salute.

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Dannosi. O quantomeno disgustosi. È così che abbiamo sempre considerato i parassiti intestinali. Ma sull’onda della rivalutazione del microbiota batterico intestinale si sta cominciando a guardare con altri occhi anche questi organismi, tanto da aver fatto nascere nuove linee terapeutiche contro le malattie infiammatorie basate proprio sulla loro presenza. Un gruppo di ricercatori romani ha fatto il punto sulle attuali conoscenze in merito, pubblicando il proprio lavoro su Therapeutic Advances in Gastroenterology.

Il nostro superorganismo

Il tratto gastrointestinale degli esseri umani è uno degli ecosistemi batterici più complessi del mondo. Al suo interno la densità di organismi procarioti va dalle 10¹¹ alle 10¹² cellule/mL. Questa abbondanza è ulteriormente arricchita da una serie di funghi, protozoi ed elminti che, anche se meno numerosi, hanno un ruolo importante nell’ecosistema. L’insieme del microbioma che abita il nostro intestino viene quindi chiamato superorganismo, proprio a causa della sua importanza per gli equilibri che regolano il nostro benessere e dei complessi legami che uniscono tutti i suoi membri.

Le relazioni che intercorrono tra le varie componenti del microbioma intestinale sono infatti particolarmente complesse e tuttora oggetto di studio e dibattito. Ad esempio il batterio Escherichia coli può influenzare la schiusa delle uova del nematode Trichiuris muris, mentre il protozoo Entamoeba histolytica è in grado di peggiorare la salute dell’ecosistema intestinale fagocitando selettivamente i batteri del genere Lactobacillus.

Tra i protozoi più diffusi nel nostro intestino si contano Giardia intestinalis, Entamoeba histolytica, Cyclospora caietanenensis e le specie del genere Cryptosporidium. Gli elminti più comuni sono invece nematodi, cestodi e trematodi. Tutti organismi capaci di causare stati patologici, anche gravi, negli esseri umani. Tuttavia fermare l’analisi a questo punto sarebbe un errore e considerarli solo parassiti vorrebbe dire avere una visione parziale della situazione.

Non solo parassiti

I parassiti intestinali possono anche portare insospettabili benefici alla nostra salute. Infatti la loro interazione con gli altri membri del microbioma può a volte essere positiva per il nostro benessere.

Ad esempio, la presenza di specie di protozoo dei generi Entamoeba e Blastocystis è associata a una maggiore biodiversità del microbioma intestinale, nota positiva per la salute umana. Nello specifico la selezione che alcune specie di Entamoeba operano sulla componente batterica del microbioma intestinale sembra favorire microrganismi correlati negativamente alla presenza di malattie autoimmuni. La carenza di questi due generi di protisti invece è stata correlata alla sindrome del colon irritabile e ad altre malattie infiammatorie dell’apparato gastrointestinale, come la colite ulcerativa. Inoltre i protozoi appartenenti al genere Blastocystis sembrano avere anche un ruolo nella protezione da altri disturbi connessi all’intestino: morbo di Crohn, obesità e cancro del colon-retto.

Anche la presenza di elminti, come le specie dei generi Trichuris e Ascaris, favorisce la ricchezza del nostro superorganismo e può proteggere da alcuni disturbi gastrointestinali. Esperimenti su modelli murini hanno infatti dimostrato che Trichuris muris e Heligmosomoides polygyrus sono in grado di sopprimere i sintomi del morbo di Crohn, inibendo la crescita dei batteri preinfiammatori appartenenti al genere Bacteroides. Esperimenti con il nematode Necator americanus hanno invece dimostrato la capacità di indurre la tolleranza al glutine in pazienti celiaci. Inoltre gli elminti hanno evoluto diversi meccanismi per evadere il sistema immunitario dell’ospite ed evitare quindi l’espulsione. Gli esseri umani hanno accolto questa sfida coevolvendo una risposta immunitaria innata che non solo minimizza la loro virulenza, ma promuove anche la tolleranza intestinale.

Oltre i confini dell’intestino

Ma i vantaggi che possono portare i protozoi e gli elminti che abitano il nostro intestino non si limitano ai disturbi legati a questo organo. Insieme alle loro secrezioni, infatti, questi organismi modulano la nostra risposta immunitaria stimolando i percorsi sia innati sia adattativi, con conseguenze molto più ampie.

Ad esempio la presenza del protozoo Tritrichomonas musculis conferisce protezione contro le infezioni da Salmonella typhimurium. Molti elminti sono invece connessi a una bassa probabilità di sviluppare malattie autoimmuni e alcune specie, tra cui Schistosoma mansoni, Heligmosomoides polygyrus e Trichinella spiralis sono note per alleviare i sintomi delle allergie. Inoltre gli elminti Ascaris lumbricoides, Trichuris trichiura e Strongyloides stercoraris hanno dimostrato di avere un ruolo protettivo contro la malaria. Altre specie sembrano invece avere un effetto positivo sulla progressione della tubercolosi. Heligmosomoides polygyrus è anche in grado di stimolare la risposta immunitaria contro le infezioni da Pseudomonas eaeruginosa. Anche l’efficacia dei vaccini sembra beneficiare della presenza di alcuni parassiti intestinali. Sempre gli elminti possono poi essere correlati alla bassa incidenza di alcune malattie infiammatorie, di diabete e di cancro.

La linea tra parassitismo e commensalismo però è molto sottile. L’equilibrio tra i benefici e i danni che protozoi ed elminti possono portare alla nostra salute è quindi subordinato a diversi fattori. Il benessere del nostro microbiota intestinale e le specificità legate al singolo individuo, non in ultimo la sua provenienza geografica, sono infatti di primaria importanza per stabilire il ruolo svolto da questi organismi. Ulteriori ricerche saranno invece necessarie per chiarire i meccanismi con cui agiscono, ancora largamente sconosciuti.

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