Oltre 100 associazioni che rappresentano l’industria europea degli imballaggi hanno scritto una lettera agli Stati membri dell’UE per esprimere la loro preoccupazione che l’attuale approccio del PPWR (la proposta di Regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio) possa vanificare il mercato unico europeo riportando “indietro l’orologio del Green Deal”.
Secondo le organizzazioni – tra le quali figurano MedTech Europe (associazione dell’industria europea della tecnologia medica.), EDIAF (European Petfood Association), AIC (Associação dos Industriais de Cosmética, Perfumaria e Higiene Corporal), Cosmetics Europe, AIM – European Brands Association – la proposta in discussione lascia ai singoli governi troppo spazio per introdurre barriere commerciali nazionali che potrebbero minare le fondamenta stesse del mercato unico europeo.
L’impatto ambientale degli imballaggi
Il PPWR (Packaging and packaging waste regulation) è una proposta che si inserisce nell’ambito del Green Deal europeo e del nuovo piano d’azione per l’economia circolare, con l’obiettivo di garantire che tutti gli imballaggi sul mercato dell’UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030.
Secondo i dati del Parlamento e del Consiglio europei, gli imballaggi rappresentano un problema ambientale di primaria importanza dato che il settore è uno dei principali utilizzatori di materiali vergini (il 40% della plastica e il 50% della carta impiegati in UE sono destinati a questo scopo) e genera il 36% dei rifiuti solidi urbani.
Negli ultimi anni, gli imballaggi sono aumentati “più rapidamente del reddito nazionale lordo (indice analogo al Pil ma che include la differenza tra il reddito guadagnato all’estero e quello generato all’interno del Paese da soggetti non residenti, NdR)” e il design del packaging introduce sempre più spesso caratteristiche che ostacolano le possibilità di riciclo.
Nella proposta, i rappresentanti UE sottolineano l’importanza del mercato interno per la competitività e la prosperità dell’Unione: “tra gli ostacoli che impediscono agli operatori e al pubblico in generale di beneficiare a pieno del mercato interno – spiega il documento – vi sono norme nazionali restrittive e complesse, capacità amministrative limitate, recepimento imperfetto delle norme dell’UE e loro inadeguata applicazione”.
Le preoccupazioni delle associazioni degli imballaggi
Paradossalmente, è proprio su questo punto che le associazioni europee dell’imballaggio sollevano le principali obiezioni. Secondo la loro analisi, questa proposta lascia carta bianca ai singoli Stati membri per introdurre limitazioni più restrittive che impedirebbero un’applicazione efficace e omogenea del regolamento.
Se agli Stati membri è permesso introdurre nuovi requisiti nazionali di sostenibilità e informazione – affermano i firmatari – ai prodotti conformi al PPWR potrebbe essere negato l’accesso ai mercati nazionali.
Le regole per ridurre i rifiuti di imballaggio e ripulire l’ambiente avranno successo solo se saranno praticabili per le imprese, il che significa proteggere l’integrità del mercato unico.
Francesca Stevens, segretario generale di EUROPEN
Se i governi agiscono individualmente, ignorando il mercato unico dell’UE, si creeranno barriere nazionali in Europa, scoraggiando gli investimenti nelle nuove tecnologie necessarie per l’evoluzione delle catene di valore degli imballaggi e la gestione dei rifiuti.
Il successo del PPWR – affermano ancora le organizzazioni di categoria – dipende in larga misura dalla capacità di attrarre investimenti nell’imballaggio circolare e nella gestione dei rifiuti a livello continentale. Ogni restrizione sulla disponibilità o circolazione degli imballaggi, come le normative nazionali, può compromettere la resilienza delle catene di approvvigionamento europee, costringendo le aziende a navigare in un insieme complesso e variabile di nuove regole e burocrazia, con ripercussioni economiche significative.
«Siamo determinati a vedere il successo del PPWR – afferma Francesca Stevens, segretario generale di EUROPEN. – Ma deve basarsi sulla scienza, su un mercato unico forte e sul bisogno dell’industria di una chiara tabella di marcia verso la piena circolarità».
La maggior parte dei beni venduti in Europa impiega qualche forma di imballaggio. Perturbare le catene di approvvigionamento europee con restrizioni unilaterali da parte dei governi avrebbe un impatto negativo sull’occupazione, la crescita e la competitività delle aziende europee.
Ciò, concludono gli autori della lettera, è in contrasto con gli obiettivi del Green Deal e rischia di rallentare i progressi verso una maggiore sostenibilità ambientale.
Un cammino ancora lungo
Il cammino di questa proposta è stato piuttosto travagliato essendosi attirata fin dall’inizio critiche da parte dei vari stakeholder, dalle aziende preoccupate per la sostenibilità economica della proposta, alle singole associazioni deluse per i mancati incentivi a qualche specifica soluzione (Krassimira Kazashka, Ceo di Metal Packaging Europe aveva ad esempio criticato il Parlamento per non aver incentivato i materiali in grado di resistere a più cicli di riciclo, mentre European Bioplastics aveva espresso espresso rammarico per il mancato sostegno alle bioplastiche) fino alle organizzazioni ambientaliste, critiche perché la proposta si concentrava sul riciclo anziché sul riutilizzo.
Nel passaggio dal Parlamento al Consiglio il tiro è stato aggiustato e alcuni elementi riequilibrati ma le opinioni non sono significativamente migliorate, come dimostra la lettera delle associazioni europeee degli imballaggi agli Stati membri.
Il prossimo passo sarà il processo di negoziazione trilogo, che coinvolge il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europei per raggiungere un accordo comune sul testo finale del regolamento. Una volta raggiunto, il testo concordato deve essere formalmente adottato sia dal Parlamento Europeo che dal Consiglio e, infine, adottato dai singoli Stati membri.