La pandemia ha riportato all’attenzione generale il ruolo dell’industria del pharma, apparsa come una delle poche attività ad aver fornito in tempi rapidi e con grande efficienza. Questo è stato reso possibile, a livello globale, da una rete imprenditoriale, di ricerca, di sorveglianza, di produzione estremamente sviluppata.
Impegno sociale
È accaduto anche in Italia, dove il settore, che è comparto trainante lo sviluppo economico, ha saputo largamente rispondere alle esigenze poste dalla situazione pandemica. Questa aumentata consapevolezza del ruolo porta naturalmente con sé anche un’aumentata responsabilità sociale, che l’industria farmaceutica – come tutte le attività industriali – deve esser pronta ad assumere e addirittura ad anticipare in molte sue declinazioni.
Aspetti relativi alla responsabilità etica – interna all’impresa e verso la filiera e gli stakeholder – cominciano a essere implementati in azioni concrete e misurabili in alcune realtà industriali (pensiamo ad esempio alle qualifiche B-corp e alle società benefit).
Aspetti relativi alla sostenibilità ambientale sono ben presenti nell’agenda di chi partecipa ad attività di sviluppo, e i temi relativi al controllo delle emissioni, al risparmio di carbonio e all’economia circolare sono stati toccati e sviluppati durante l’assemblea annuale di Farmindustria, lo scorso dicembre.
Industria 4.0
Tuttavia, queste azioni devono ragionevolmente trovare un minimo comune denominatore all’interno di un frame di sviluppo e di riorganizzazione globale. L’attuazione di modelli di sviluppo nel mondo imprenditoriale, incluso quello farmaceutico, segue le indicazioni della Industria 4.0 e della smart factory. Le smart factory avranno un’impronta digitale, sulla base della quale non solo si misurerà la visione innovativa, ma un vantaggio competitivo concreto e già evidente.
Il mondo farmaceutico italiano, con un valore di produzione annua che supera i 30 miliardi di euro, non può certo esimersi da questa sfida, con la considerazione che la digitalizzazione, quale tecnologia abilitante, non riguarda solo gli aspetti di logistica, gestione del personale e della blockchain, ma interviene direttamente nel core-business delle aziende.
Intelligenza Artificiale
Un aspetto su cui un sistema competitivo non può rimanere indietro riguarda l’uso della Intelligenza Artificiale (AI) o deep learning.
Questi termini, quando vengono riferiti al mondo farmaceutico, sono generalmente associati a una serie di tecniche e approcci – oramai ben stabiliti e largamente impiegati – utilizzati nella fase di discovery, ad esempio per predire la struttura del target biologico, fare screening di librerie e via dicendo.
Ma questa è una grave incomprensione del reale potere della AI, che è fondamentalmente basata sulla capacità di estrarre informazione latente in pattern di dati estremamente complessi. E l’industria farmaceutica è fortemente coinvolta in processi che necessitano di queste skill. Basti pensare ad esempio alla gestione dei dati dei trial clinici e alla stratificazione di sottopopolazioni per approcci di medicina personalizzata e individuale.
Oppure, forse ancora più rilevante, alla gestione della farmacovigilanza post-marketing, un’attività in cui l’estrazione di informazione da un rumore molto complesso è fondamentale e, soprattutto, riguarda non solo le aziende direttamente coinvolte in processi di scoperta e sviluppo, ma anche tutti i titolari di AIC generici, in capo ai quali la farmacovigilanza è delegata.
Augmented reality
Un altro aspetto su cui occorrerà in tempi brevi proporre strategie di ingresso e di ammodernamento è quello della realtà aumentata.
Le tecniche di realtà aumentata (augmented reality) diventeranno elemento di discrimine competitivo per qualsiasi azienda manifatturiera, e nel campo farmaceutico avranno il potenziale di impattare sulla produttività dalla fase di discovery al marketing post-vendita o all’informazione medico-scientifica.
La realtà aumentata, un asset tecnologico preso in prestito, ad esempio, dai giochi elettronici, consente di dimostrare le caratteristiche di un nuovo prodotto, di simulare la progressione di una malattia e la capacità di intervento di una terapia. Ma può giocare un ruolo chiave anche nel processo e nella produzione.
La qualità di processo è valore che attiene a qualsiasi impresa manifatturiera ma è particolarmente sfidante nel settore farmaceutico a causa delle rigide richieste regolatorie. Il progresso ingegneristico nell’impiantistica, nella formulazione, nell’infialamento ecc. ha aumentato la produttività e la riproducibilità dei batch, ma al contempo ha quasi azzerato la tolleranza agli errori dell’operatore.
Standard operating procedure
Le SOP (standard operating procedure) – spesso ancora cartacee – rappresentano uno strumento basilare ma probabilmente insufficiente per il training on-job dell’operatore e poi per il controllo durante le operazioni.
La lista delle opportunità create da una rapida transizione digitale e al deep learning è lunga (basti pensare ad esempio alla stampa 3D). Tuttavia è fondamentale che la transizione venga accompagnata da un ingaggio di tutti gli stakeholder che gravitano attorno al mondo del farmaco, dalle aziende ai formatori, ai medici, ai pazienti.
E un ruolo, nelle sfide digitali per il farmaceutico, lo avranno anche gli editori scientifici, cui è assegnato il compito di contribuire a questa disseminazione, utilizzando anche e proprio gli strumenti e le modalità che si intende disseminare.