L’Italia è ai massimi livelli in Europa per l’efficacia del contrasto al crimine farmaceutico, tanto che ad Aifa è stato affidato il coordinamento del progetto MEDI-THEFT con l’obiettivo di trasferire agli altri Stati membri le buone pratiche che caratterizzano il nostro sistema nazionale. Se l’azione di contrasto non viene condotta in parallelo tra tutti i Paesi, infatti, il rischio è di ottenere risultati limitati, che spostano magari i criminali dall’Italia ad altri Stati membri, senza però eradicare il fenomeno.
Come spiega Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Ufficio qualità dei prodotti e contrasto al crimine farmaceutico dell’Aifa, “chiudere i canali di vendita è la migliore maniera per scoraggiare i criminali che si dedicano al furto e al riciclaggio di farmaci, ma il meccanismo può funzionare soltanto se si chiudono tutti i canali, ovvero se si riesce a bloccare anche i mercati esteri con gli stessi accorgimenti in uso da anni in Italia”.
Furto e riciclaggio i reati principali
In particolare, il progetto, conclusosi a ottobre 2023 dopo due anni di attività, puntava ad aumentare l’efficacia delle indagini, dei processi di analisi strategica e della cooperazione internazionale tra pubblico e privato, grazie a una piattaforma dalla triplice funzione: raccogliere e analizzare i dati relativi ai crimini farmaceutici in un’ottica di prevenzione, evitare un nuovo accesso nel mercato dei farmaci rubati attraverso la creazione di indicatori tempestivi di rischio e migliorare la sinergia internazionale e tra pubblico e privato.
Che si tratti di furto su commissione oppure finalizzato al riciclaggio, alla vendita su mercati esteri, online o per passaparola, la supply chain farmaceutica offre diversi punti deboli. Magazzini di appoggio, terzisti, farmacie, mezzi di trasporto: la catena di distribuzione del farmaco è un sistema spesso molto articolato, che può risultare sensibile a un tipo di crimine pericoloso sia per le aziende, sia per i consumatori.
Per di più, come evidenziato dalla ricerca The theft of medicines in the EU, condotta dal centro di ricerca TRANSCRIME dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la raccolta dati al riguardo è spesso lacunosa e la reale entità del problema è con ogni probabilità sottostimata.
Le indagini coordinate da Aifa dal 2014 per la cosiddetta Operazione Volcano hanno evidenziato come il furto e il riciclaggio di farmaci rappresentino la principale forma di falsificazione sul mercato europeo: i medicinali vengono sottratti dai criminali agli ospedali del nostro e di altri Paesi, manipolati e conservati in condizioni inidonee e ripuliti attraverso fatture che ne mascherano la provenienza illegale, generando pericolo per i pazienti di tutti quei Paesi dove la filiera è più permeabile di quella italiana.
La leadership italiana
Negli anni, l’Italia ha implementato in maniera convinta e rapida gli strumenti che permettono una collaborazione tempestiva e trasparente tra amministrazioni e stakeholder privati su questi temi. Aifa si occupa del contrasto al crimine farmaceutico da quasi vent’anni, quando supportò la fondazione di “Impact”, la task-force anticontraffazione dell’Oms.
Già allora c’era la chiara percezione della crescente incidenza anche sui mercati europei di fenomeni illegali di varia natura, come la falsificazione: la Falsified medicines directive pubblicata dalla CE nel 2011, alla cui negoziazione Aifa ha partecipato attivamente, testimonia quanto la sensibilità delle istituzioni rispetto a questo tipo di pericoli sia progressivamente cresciuta.
La task-force IMPACT Italia, operativa dal 2006, formalmente strutturata nel 2007 e infine consolidata nella task-force nazionale anti-falsificazione col recepimento della Direttiva 2011/62, si è affiancata ad altri tavoli tecnici tematici.
Esempi sono quello per il contrasto ai furti di farmaci o la conferenza dei servizi sulla vendita web illegale, che permettono una cooperazione sistematica non solo su iniziative di formazione e informazione della rete e del pubblico, ma anche su indagini e attività mirate a bloccare le evoluzioni criminali che vediamo a livello internazionale.
La condivisione rapida di segnali e casistiche e il supporto alle attività che Aifa, Carabinieri NAS e ministero della Salute portano avanti sul tema è garantita da questi strumenti ormai consolidati: gli attori della filiera possono fare riferimento alle loro associazioni e ai canali di comunicazione con Aifa per poter partecipare in maniera operativa al contrasto ai traffici illeciti.
In Italia abbiamo già sistemi di sicurezza che garantiscono la rete dalle infiltrazioni. La tracciabilità del farmaco con sistema bollino, attivo ormai da quasi vent’anni, la presenza di una forza di polizia specializzata che è un unicum in Europa, cioè i Carabinieri NAS, e la collaborazione consolidata e operativa tra istituzioni e stakeholder privati sul tema sono tutti parte di un quadro complessivo molto rassicurante.
I criminali che si sono dedicati in questi anni all’infiltrazione di prodotti illegali hanno utilizzato il nostro Paese al più come fonte di prodotti da rubare per tentare di accedere ad altri mercati e non come mercato. Questo proprio per la solidità della nostra rete, che è molto poco permeabile ai tentativi di immissione in commercio di prodotti non autorizzati.
Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Ufficio qualità dei prodotti e contrasto al crimine farmaceutico dell’Aifa
Un’attività in continua evoluzione
Il lavoro di implementazione – spiega Di Giorgio – deve proseguire, perché ci confrontiamo con una controparte che si evolve per cercare di evitare gli ostacoli che costruiamo.
Come spiegato nella pubblicazione sulle buone pratiche, che abbiamo anche inserito nella Libreria dello Stato grazie alla collaborazione col Poligrafico, il furto di farmaci è un fenomeno purtroppo naturale visto l’alto valore dei prodotti, la loro conservazione in strutture poco protette e l’accessibilità ai canali di riciclaggio. Di conseguenza via via che noi sviluppiamo strumenti, le organizzazioni criminali cercano simmetricamente di definire nuove vie che tutelino il loro mercato illegale. Per questo, di là dai temi che approfondiremo ulteriormente, è importante tenere presente che si tratta di un processo in continua evoluzione.
Ma siamo certi che il rafforzamento della collaborazione internazionale ci permetterà di costruire ostacoli sempre più difficili da eludere.