Trasformazione e crescita, i mantra di Alfasigma

Il panorama italiano del pharma sta cambiando: una volta composto da aziende familiari di piccole dimensioni, oggi descrive un quadro eterogeneo, nel quale spiccano realtà ormai internazionali. Come Alfasigma.

0
697

Come ricordato in più occasioni negli ultimi mesi dal presidente di Farmindustria Marcello Cattani, il settore farmaceutico è un vero e proprio traino all’economia del nostro Paese. Con una produzione che nel 2022 ha toccato i 49 miliardi di euro (47 dei quali provenienti dalle esportazioni), il valore del risultato colpisce ancor di più se messo a confronto con la dimensione delle realtà che costituiscono il tessuto industriale italiano. 

Ma qualcosa sta cambiando. Gli ultimi anni hanno visto una serie di aziende farmaceutiche italiane impegnate in una strategia di rafforzamento interno ed espansione internazionale. Non si tratta di operazioni sporadiche, frutto di manovre ambiziose ma isolate, quanto di un processo di sviluppo ed emancipazione che sta progressivamente modificando la realtà industriale da costellazione di piccole imprese di famiglia ad aggregato di aziende di medie e relativamente grandi dimensioni, saldamente inserite nel framework internazionale. 

Fra le più attive, la parmense Chiesi, che ha chiuso il primo semestre del 2023 con un fatturato di 1.497 miliardi € (in crescita del 12%) e un rapporto Ebitda/vendite superiore al 30% nel 2022. La prima parte dello scorso anno ha visto una crescita sostanziale che ha toccato tutte le attività e che ha ricevuto l’apporto più consistente dal settore Air, quello della salute respiratoria, tradizionalmente capofila, con 1.047 milioni €. Un’ulteriore solida crescita è attesa per il 2024. Importante anche l’impegno di Chiesi nel settore delle malattie rare e nelle iniziative SRG, nell’ambito delle quali l’azienda si è aggiudicata il cinquantanovesimo Oscar di Bilancio per il report di sostenibilità nella categoria Società benefit, promosso da Federazione relazioni pubbliche italiana (Ferpi) e Università Bocconi.

Vivace anche l’ambito dei dispositivi medici. A valle dell’acquisizione di Luminex, che ha permesso all’azienda di rafforzare la propria presenza nella diagnostica molecolare, il consiglio di amministrazione di Diasorin ha esaminato e approvato nel dicembre scorso il piano industriale 2024-2027 che amplia significativamente le traiettorie strategiche che guideranno lo sviluppo dell’azienda nei prossimi anni. Fra le iniziative annunciate dall’azienda, anche il lancio (previsto per il 2024) di un test rapido per l’epatite D, sviluppato in collaborazione con Gilead.

Al di là della realizzazione di prodotti farmaceutici in senso stretto, notevole il caso di Stevanato Group, una realtà nata a Mestre nel 1949 dal genio di Giovanni Stevanato come soffieria di vetro e oggi azienda internazionale quotata al NYSE che ha chiuso il 2023 con un fatturato di un miliardo di euro. Stevanato produce contenitori in vetro per il settore farmaceutico, di cui ha saputo seguire lo sviluppo, evolvendosi per assecondarne le nuove esigenze via via che queste emergevano. Stevanato è ormai un colosso nel suo campo: possiede 16 stabilimenti in 9 Paesi diversi e rifornisce 9 aziende farmaceutiche su 10. 


I numeri di Alfasigma

Fra i nomi che si stanno facendo conoscere all’estero su palcoscenici importanti, spicca Alfasigma, gruppo farmaceutico da 1,2 miliardi € di fatturato e 3.000 dipendenti (di cui 1.800 in Italia) nato, nella sua versione attuale, nel 2017 dalla fusione fra Alfa Wassermann, Biofutura Pharma e Sigma-Tau Industrie Farmaceutiche Riunite. Alfasigma è focalizzata sull’area gastrointestinale, un segmento che incide attualmente per oltre il 20% sul fatturato complessivo del gruppo e in cui l’azienda continua a cercare e cogliere nuovi margini di sviluppo. Il gruppo è presente sul territorio con i centri di ricerca di Bologna (la sede storica dell’R&D dell’azienda) e Pomezia (dove è situato il centro polifunzionale di ricerca e sviluppo di Pomezia intitolato al fondatore Marino Golinelli), con quattro stabilimenti produttivi in Italia (Pomezia e Sermoneta nel Lazio, Trezzano Rosa in Lombardia e Alanno in Abruzzo, quest’ultimo oggetto di un importante progetto di espansione nel 2018 che ha portato all’aggiunta di due nuovi reparti sterili, un investimento costato 20 milioni €) e due all’estero (in Spagna e negli Stati Uniti). Il portafoglio di prodotti del gruppo è ricco ed eterogeneo, spaziando dalla categoria dei farmaci con obbligo di prescrizione a quella degli OTC, fino a toccare quella degli integratori alimentari.

La strategia di crescita

Il piano di sviluppo implementato negli ultimi anni da Alfasigma implica una duplice strategia di crescita interna associata ad azioni di tipo espansionistico all’esterno. Le iniziative del gruppo sono improntate da un lato a una decisa focalizzazione sulla ricerca e sulla produzione di alcune molecole proprietarie (che costituiscono approssimativamente il 50% delle vendite complessive) e dall’altro a una serie di acquisizioni di realtà industriali sia italiane che estere, in particolare nord-europee e statunitensi. Gli obiettivi sono quelli di cogliere possibili input all’ampliamento del raggio delle attività e di intercettare le opportunità offerte dall’internazionalizzazione. Com’è noto, l’asset statunitense della compagnia è nato nel 2017, con l’acquisizione da Nestlé Health Science di Pamlab (società con sede in Louisiana attiva nella produzione e distribuzione di prodotti medical food), ribattezzata Alfasigma USA.

Sofar, un boost sul mercato interno

Nel 2022, il gruppo con headquarter a Bologna ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione dell’intero capitale sociale di Sofar, azienda italiana produttrice di medicinali, dispositivi medici e integratori alimentari che ha chiuso il 2021 con un fatturato di oltre 113 milioni €, in crescita a doppia cifra rispetto all’anno precedente. L’accordo ha permesso al gruppo di aggiungere al proprio portafoglio alcuni fra gli integratori più noti e venduti, concentrati soprattutto nel gastrointestinale, area terapeutica in cui Sofar sviluppa l’80% della sua attività. Una mossa, quella di Alfasigma, che ha galvanizzato le attenzioni dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) per le possibili ripercussioni sul mercato in termini di ricadute sulla concorrenza. Dopo avere esaminato la questione, l’Antitrust ha escluso le preoccupazioni paventate e dato luce verde all’operazione “in quanto non comporta modifiche sostanziali alle posizioni delle due aziende sui mercati rilevanti tali da pregiudicare la struttura dell’offerta”. L’acquisizione di Sofar ha permesso ad Alfasigma di aggiungere ai propri centri anche i laboratori di ricerca sul microbiota presenti all’interno del Parco scientifico tecnologico Kilometro Rosso di Bergamo.

La zampata in territorio USA

Del settembre 2023 l’accordo stipulato per la fusione con Intercept Pharmaceuticals, completata poi a novembre e realizzata attraverso Interstellar Inc, società interamente detenuta dal gruppo italiano. Il focus dell’operazione è rappresentato da Ocaliva (acido obeticolico), il farmaco di punta di Intercept. Si tratta di una molecola agonista del recettore X farnesoide approvata negli Stati Uniti e in diversi altri Paesi per il trattamento della colangite biliare primitiva (PBC, una malattia autoimmune progressiva del fegato) in combinazione con l’acido ursodesossicolico (Udca) nei pazienti adulti con una risposta inadeguata all’Udca, o come monoterapia nei pazienti adulti intolleranti all’Udca. In quanto unica terapia di seconda linea approvata per la PBC, Ocaliva ha fatto registrare una crescita a due cifre su base annua, sostenuta da una forza vendita specializzata e da una base solida di medici specialisti. Intercept possiede anche una più ampia pipeline di progetti in diverse fasi di sviluppo, tra i quali una nuova combinazione a dose fissa di acido obeticolico e bezafibrato attualmente in fase 2 di sperimentazione per la PBC. La mossa di Alfasigma, del valore complessivo di 793 milioni di dollari, deve essere interpretata come parte di una strategia destinata ad ampliare in modo sostanziale il portafoglio del gruppo nella specialità clinica gastrointestinale ed epatologica e la sua presenza sul mercato statunitense, dove l’azienda ha importanti obiettivi di sviluppo. Un tassello in più, inoltre, nel quadro generale dell’ampliamento dell’impegno nella farmaceutica innovativa.

L’espansione nel Nord Europa

Lo scorso ottobre, Alfasigma ha siglato una lettera di intenti per l’acquisizione della divisione Jyseleca di Galapagos, azienda belga specializzata nello sviluppo di farmaci innovativi in ambito oncologico e immunologico. Jyseleca è il nome commerciale in Europa e Giappone del farmaco a base di filgotinib, approvato per due indicazioni (artrite reumatoide e colite ulcerosa) e che nella prima metà del 2023 ha registrato vendite nette in Europa per 54 milioni €.

Con la sottoscrizione dell’accordo, Galapagos ha ceduto ad Alfasigma il business del prodotto, comprese le autorizzazioni alla commercializzazione in Europa e nel Regno Unito e le attività di ricerca e sviluppo, oltre a circa 400 dipendenti in quattro Paesi europei. L’azienda bolognese ha pagato un anticipo di 50 milioni € a Galapagos, su un’operazione complessiva da 120 milioni € e royalty da una a due cifre sulle vendite europee. Galapagos pagherà ad Alfasigma fino a 40 milioni di euro entro giugno 2025 per ulteriori attività di sviluppo legate al prodotto Jyseleca. 

L’operazione è parte della strategia ormai intrapresa da tempo della realizzazione di un percorso di irrobustimento nel settore delle terapie biotech e nei mercati del Nord Europa, territorio coperto dalle vendite dell’azienda belga. In questa prospettiva, l’accordo con Galapagos ha permesso al gruppo italiano di acquisire un prodotto innovativo, e con esso l’accesso al mercato reumatologico. Interessante anche il fatto che Jyseleca si appresti a puntare all’approvazione di una terza indicazione terapeutica.