Startup e grandi imprese si incontrano al Simposio AFI 2021: l’opinione delle compagnie farmaceutiche

Dopo una panoramica di realtà innovative, la sessione startup del Simposio AFI 2021 continua con il punto di vista delle grandi imprese sui requisiti e le modalità necessarie a formare una collaborazione di successo

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Per le grandi imprese il peso di tecnologie acquisite da startup esterne è sempre più rilevante. Per questo AFI e Innovup hanno deciso di organizzare una sessione del Simposio AFI 2021 in cui raccogliere idee e punti di vista per gettare le basi di una collaborazione non sempre semplice. Dopo aver dato voce a quattro promettenti realtà del panorama italiano dell’innovazione, la sessione dedicata alle startup continua con il punto di vista delle grandi compagnie farmaceutiche. Ad animare la tavola rotonda, quattro esponenti di realtà multinazionali con impatti rilevanti sul territorio italiano. Al centro della discussione il loro approccio all’innovazione e alle relazioni con le startup e la loro opinione sull’importanza di queste collaborazioni.

Le aziende

Le grandi aziende coinvolte nell’evento sono accomunate dalla propensione a essere stimolate dalle startup e a investire nella ricerca e sviluppo.

Novartis

Il colosso svizzero è rappresentato da Laura Antonioli e Ottavia Barboni, impegnate rispettivamente nella gestione dei progetti innovativi e di Novartis Biome Italy, rete di digital innovation hubs. Con i suoi investimenti in ricerca e sviluppo in territorio italiano e le sue iniziative di open innovation, Novartis è molto attenta ad agevolare lo sviluppo delle realtà innovative.

Un esempio degli strumenti utilizzati per farlo è la piattaforma BioUpper e le sue call for startup, divise in call for idea e call for scale, in modo da discriminare già in partenza le startup più mature da quelle più giovani. Attivo è inoltre un network di angels che segnalano startup per uno specifico bisogno aziendale. Le relatrici sottolineano anche la presenza di un campus di innovazione in Italia, a Torre Annunziata, che permette alle startup di collaborare utilizzando le strutture del sito produttivo. Infine il progetto Biome, rete di hubs innovativi dislocati in diverse parti del mondo, completa la proposta di open innovation aziendale.

Roche

Alice Zilioli, che si occupa di gestione dell’open innovation in Roche, ha il compito di rappresentare la multinazionale svizzera alla tavola rotonda di AFI. L’azienda è sempre più impegnata a migliorare l’intero percorso di cura dei pazienti, puntando a integrare l’offerta farmaceutica con servizi anche di tipo digitale. Ed è proprio in quest’ottica che Roche è aperta alle idee innovative provenienti dall’esterno.

Il paziente è infatti al centro del programma di open innovation aziendale chiamato HealthBuilders. Le startup che entrano nell’orbita di Roche attraverso questo o altri canali hanno la possibilità di avere accesso al network di investitori, oltre a quello di competenze e tecnologie. Il gruppo offre anche l’opportunità di una scalabilità a livello internazionale: i bisogni aziendali sono infatti condivisi su scala globale.

Bracco

Alessandro Maiocchi, responsabile dell’innovation hub di Bracco spa, spiega come l’apporto esterno sia una risorsa importante per la storica azienda multinazionale italiana. Al giorno d’oggi infatti nessuna azienda può permettersi di non confrontarsi con il mondo esterno. Con un vantaggio reciproco. Se è vero che dall’esterno possono arrivare tecnologie e visioni che rispecchiano il futuro dell’healthcare, allo stesso tempo le grandi compagnie farmaceutiche possono amplificare le idee nate da piccole startup che portano novità positive per il benessere dei pazienti.

Per mettere in pratica questa apertura, Bracco attua uno scouting costante su base regionale. Attivi sono inoltre diversi strumenti di innovation in base al livello di maturazione della startup. I progetti poco avanzati sono particolarmente interessanti, perché si possono plasmare più facilmente sulle necessità aziendali. La propensione a modificare la propria idea da parte di una startup infatti è inversamente proporzionale al suo stadio di sviluppo. L’azienda inoltre porta avanti anche un altro approccio, che prevede un ribaltamento dei ruoli. Le startup possono infatti acquisire tecnologie dalle grandi aziende per portarle avanti in un’ottica di sperimentazione.

I requisiti per una presentazione di successo

Gli esponenti delle multinazionali invitate all’evento sono concordi su quello che vorrebbero sentire quando una startup presenta loro la propria idea. Innanzitutto è importante saper descrivere il team di lavoro e riuscire a chiarire il problema che si vuole approcciare, così da poter dare un’idea del valore intrinseco del progetto.

A questo punto la soluzione proposta dalla startup si inserisce già in un contesto, che può essere arricchito da una descrizione del mercato in cui ci si muove. Questo risulta particolarmente utile soprattutto se la compagnia a cui ci si rivolge non opera esattamente nello stesso mercato a cui punta la startup.

Interessante per una grande azienda è anche capire a quale pubblico vorrebbe rivolgersi la startup e in che modo si vorrebbe entrare in collaborazione. Suggerire un innesto con le strategie aziendali e con i prodotti già esistenti, ad esempio, aiuta sicuramente l’azienda a inquadrare meglio il progetto.

Infine è importante dare rilevo al valore economico dell’idea, magari con il supporto di dati di efficacia. Non tutte le idee nuove e interessanti infatti arrivano necessariamente sul mercato e diventano redditizie. Il mondo dell’healthcare è piuttosto conservativo e complesso, quindi una nuova idea deve saper dimostrare la propria fattibilità, soprattutto economica.

L’incontro tra le realtà innovative e grandi compagnie farmaceutiche

Ma quali sono le caratteristiche chiave per suscitare l’interesse delle grandi imprese? E quali sono i percorsi che si attivano quando una startup accende la curiosità delle compagnie farmaceutiche?

Chiarezza e completezza del materiale informativo presentato dalle startup sono essenziali. La macchina burocratica che si attiva, infatti, è piuttosto complessa e la documentazione passerà di mano in mano attraverso molte funzioni aziendali diverse.

Fondamentale è anche far capire il proprio stadio di sviluppo. Il viaggio nei circuiti delle grandi compagnie farmaceutiche di una startup matura, che necessita solo di un’accelerazione, sarà infatti molto diverso rispetto a quello di una early stage, in cui c’è la necessità di costruire insieme un vero e proprio percorso.

Un ulteriore punto chiave è l’aderenza agli obiettivi aziendali. Una volta incontrato questo primo requisito, le startup vengono passate al vaglio di parametri come fattibilità, innovatività, scalabilità e flessibilità. Quest’ultimo punto in particolare è molto importante. A fronte dell’accesso al proprio network di conoscenze ed esperienza, infatti, le aziende chiedono l’apertura delle startup ad adattare il progetto alle esigenze dei propri pazienti.

Una volta entrata nell’orbita della grande azienda, per la startup arriva il momento di iniziare a prendere contatto con la corporate. Inizia così un percorso a step successivi, che può portare a una collaborazione e, nella migliore delle ipotesi, a un’acquisizione o alla co-proprietà di una soluzione completamente sviluppata.

Le grandi compagnie farmaceutiche non devono quindi essere viste solo come veicoli per arrivare al mercato. Sono invece realtà che possono essere considerate complementari alle startup e che possono offrire molto in termini di strutture, tecnologie e conoscenze.