Startup e grandi imprese si incontrano al Simposio AFI 2021: parola alle startup

Per provare a conciliare le visioni di realtà così diverse e creare un terreno comune che possa portare a fruttuose collaborazioni, al Simposio AFI 2021 si dà voce a entrambe le parti. A cominciare dalle startup.

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Le grandi compagnie farmaceutiche e le startup votate all’innovazione non guardano sempre nella stessa direzione. Conciliare i loro punti di vista, però, è possibile e anzi auspicabile, soprattutto al giorno d’oggi. Infatti, come sottolinea Maria Luisa Nolli di AFI, in questo momento in Italia ci sono condizioni molto favorevoli per lo sviluppo delle startup. Inoltre il loro riconoscimento come punto di partenza del processo che dall’idea porta al prodotto finito e alla commercializzazione è ormai avvenuto. Importante è allora parlare di startup, ma anche del modo in cui integrare il loro linguaggio con quello delle grandi imprese. Proprio come ha pensato di fare AFI organizzando anche per il 2021 una sessione del Simposio AFI dedicata alle startup, in collaborazione con Innovup. Un impegno che, come ricorda Lorenzo Cottini, responsabile del gruppo di sperimentazione clinica di AFI, continua dal 2016, anno in cui l’associazione ha iniziato a occuparsi di queste realtà.

Voce alle startup

Per tradurre il linguaggio delle startup in quello delle grandi imprese, il primo passaggio è certamente farle parlare. Per questo l’evento ha dato voce a quattro realtà del panorama italiano molto diverse per obiettivi e grado di maturità, che si sono raccontate in un percorso moderato da Fabrizio Conicella di Innovup.

Trattamento non invasivo dei disturbi visivi

A iniziare è Regensight, startup romana presentata da Marco Lombardo. Il fulcro delle attività di questa azienda è la teragnostica applicata all’occhio, che consente una correzione chirurgica non invasiva dei disturbi visivi. Benché infatti le soluzioni chirurgiche classiche siano molto efficaci, pochi pazienti le utilizzano a causa dei timori legati all’invasività di queste tecniche.

Regensight allora propone un approccio basato su colliri fotosensibili a base di riboflavina e luce ultravioletta. Grazie a questa tecnica è possibile infatti costituire nuovi legami chimici nei tessuti dell’occhio, modificandone così le proprietà meccaniche e quindi la capacità di messa a fuoco.

Per Lombardo i punti chiave che hanno portato al successo di Regensight, che si traduce in due dispositivi medici certificati e un terzo in fase di studio clinico, sono il team e la condivisione degli obiettivi con le imprese finanziatrici. In particolare, secondo Lombardo, il gruppo di lavoro deve essere piccolo e altamente multidisciplinare, per contenere i costi ma avere comunque tutte le competenze necessarie.

Intelligenza artificiale applicata alle malattie neurodegenerative

A Erika Rovini spetta invece il compito di presentare la neonata COAIMED, spin-off dell’Università degli Studi di Firenze. Si tratta di una strartup che si occupa di intelligenza artificiale applicata al campo medico, con particolare riguardo alle malattie neurodegenerative.

L’obiettivo della startup è sviluppare, produrre e commercializzare prodotti e servizi basati sull’intelligenza artificiale che possano migliorare l’intero percorso di cura sia per i pazienti, sia per i clinici. La prima idea di business è quindi WEARnCARE, strumento che punta ad aiutare il personale medico nella diagnosi e nella gestione della malattia di Parkinson. Le difficoltà dovute allo scarso tempo di visita, alla soggettività del medico che la effettua e alla mancanza di monitoraggio domiciliare dei sintomi possono infatti venire risolte da questo strumento, che grazie a sensori indossabili, opportuni algoritmi e una piattaforma cloud permette di ottimizzare e oggettivare la raccolta dei dati relativi ai sintomi, con vantaggi a tutto tondo.

Il team che compone COAIMED, affiatato e multidisciplinare, lavora insieme già da diversi anni e in questo modo ha già potuto testare i prototipi in ospedale, tessere collaborazioni internazionali e partecipare a diversi progetti di incubazione.

Biotecnologie vegetali per la produzione di botanicals

È quindi il turno di PlantaRei, presentata da Elena Sgaravatti. La startup punta tutto sulle piante e sui botanicals da esse derivati, che possono essere impiegati sia in campo farmaceutico che nutraceutico. Riallacciandosi al concetto di One Health, PlantaRei si pone infatti l’obiettivo di produrre sostanze e preparati vegetali di alto valore, i cosiddetti botanicals, a partire dagli scarti alimentari o con la tecnica di plant cell culture.

La manipolazione delle cellule vegetali non è una novità. Già nel 1994 infatti la FAO raccomandava la tecnica di plant cell culture per la produzione di botanicals. Utilizzare però questa tecnologia, anche attraverso il plant molecular farming, per la produzione di anticorpi monoclonali e vaccini è qualcosa di innovativo e molto promettente. PlantaRei si muove proprio in questa direzione, grazie alla collaborazione con una rete di università e imprese.

Ma la startup si muove anche in una seconda direzione: quella del recupero degli scarti vegetali in un’ottica di economia circolare. Da quelli provenienti da colture biologiche, quindi privi di residui chimici, possono infatti venire estratti preziosi ingredienti per la cosmesi e la farmaceutica, spesso maggiormente concentrati proprio nelle parti vegetali che vengono scartate dal consumo alimentare.

Terapia genica applicata all’immunoterapia oncologica

Infine Stefania Mazzoleni racconta Genenta Science e la sua idea di business. La startup, nata nel 2014, si è prefissa l’obiettivo di traslare nell’immunoterapia oncologica i successi ottenuti con la terapia genica per il trattamento delle malattie rare.

Operando un’ingegnerizzazione delle cellule staminali ematopoietiche dei pazienti, infatti, è possibile renderle dei reservoir di prodotti terapeutici. Il target della piattaforma di Genenta Science sono cellule specifiche, associate al tumore. Rendendo infatti queste cellule vettori degli agenti immunoterapeutici è possibile ottenere un’azione locale che diminuisce la possibile tossicità del trattamento.

Il prodotto di questa startup, arrivato alla sperimentazione clinica con dati incoraggianti di efficacia e sicurezza, ha anche il vantaggio di poter essere applicato a qualunque tipologia di tumore. Il grado di sviluppo della startup è già piuttosto avanzato e Genenta Science è una delle poche startup italiane ad affacciarsi alla quotazione Nasdaq.

Startup e grandi imprese: alla ricerca di collaborazione

Come sottolinea Maria Luisa Nolli, le startup sono avventure, quindi. Avventure di successo, ma anche avventure che affrontano mari agitati prima di arrivare a un porto sicuro o che possono concludersi con un fallimento. Startup che spesso cercano anche la collaborazione con le grandi imprese per amplificare la portata delle loro idee. Ma cosa cercano le compagnie farmaceutiche? La sessione startup del Simposio AFI 2021 continua proprio con il loro punto di vista.