Candida pan-resistente: dove finirà la prima linea di trattamento?

L'osservazione di ceppi di Candida auris pan-resistente in pazienti non trattati ha riacceso il dibattito sulla necessità di sviluppare nuovi antimicotici

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candida pan-resistente
courtesy CDC

La comparsa e la diffusione di microrganismi antibiotico resistenti non fa più notizia, ma i ceppi di candida pan-resistente di recente diagnosticati ad alcuni pazienti statunitensi ha destato l’attenzione di molti.

Per più di una ragione.

La candida pan-resistente

Perché è così interessante, dal punto di vista clinico questa notizia?

Intanto perché si tratta di un caso di candida resistente a tutti i farmaci antimicotici disponibili, cioè pan-resistente.

Come prevedibile il ceppo si è diffuso in ambiente nosocomiale, il setting più rischioso per le infezioni resistenti.

Che cos’è la Candida Auris

La Candida auris è un fungo osservato per la prima volta nel 2009 e che da subito ha mostrato caratteristiche di resistenza pronunciate.

Si tratta di un microrganismo che tende a colonizzare le persone ricoverate in strutture sanitarie per lunghi periodi.

Molti ceppi di questo fungo rilevati negli Stati Uniti si sono rivelati sensibili nei confronti delle echinocandine, ma il numero dei casi resistenti a questi farmaci è in continuo aumento.

La Candida auris mostra una certa tendenza invasiva e di sviluppo rapido di forme resistenti.

È correlata con lo sviluppo di infezioni ricorrenti e persistenti e con frequenti casi di disseminazione dell’infezione in tutto l’organismo attraverso la circolazione sanguigna.

Per tutte queste ragioni, come raccomandato per tutti gli altri ceppi di candida, le condizioni dei pazienti devono essere monitorate nel tempo e mantenuta stretta appropriatezza prescrittiva.

Dove finirà la prima linea di trattamento?

Sono 3 le classi di medicinali antimicotici usate per il trattamento dell’infezione da Candida auris: gli azoli, i polieni e le echinocandine.

Si stima, tuttavia, che l’85% dei casi registrati negli USA siano resistenti agli azoli e che il 38% siano insensibili ai polieni.

Fino ad oggi il 99% di questi era sensibile alle echinocandine, considerate la prima linea della terapia.

Oggi, per trattare i casi resistenti alle echinocandine viene consigliato lo switch verso l’amfotericina B liposomiale. Ci si domanda dove finirà la prima linea di trattamento…

Qual è la novità?

Ceppi di Candida auris pan-resistenti sono già stati osservati nel 2019, ma in pazienti trattati con antifungini.

Il punto che scatena maggiore allarme è che i casi recenti sono stati diagnosticati in pazienti mai trattati prima. Questo significa che i microrganismi non erano già resistenti, ma lo sono diventati nel corso della terapia. Un comportamento mai visto prima per questo tipo di microrganismo.

I primi soggetti interessati sono 5 (3 a Washington D.C. e 2 in Texas), tutti coinvolti in cluster che si sono generati all’interno di strutture sanitarie, ma non collegati fra loro.

E tutti interessati da un coinvolgimento generale dell’organismo.

Il tasso di mortalità al 30esimo giorno è stato del 30%, ma viste le condizioni pre-esistenti dei pazienti è impossibile stabilire quanto l’infezione da candida pan-resistente abbia contribuito al decesso.

La situazione sembra suggerire che ci siano molti più casi di infezione da ceppi di candida pan-resistente di quanti siano stati registrati.

Candida pan-resistente: cosa fare

Non sono disponibili molti dati che possano indicare la terapia più appropriata per i ceppi di candida pan-resistente.

Ad oggi, sono state testate in laboratorio alcune combinazioni di antimicotici, che tuttavia non sono state ancora valutate clinicamente.

Esistono anche alcune molecole nuove ancora in fase di sperimentazione che potrebbero essere testate nei casi di candida pan-resistente.

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