Home PRODUZIONE Packaging Packaging e riciclo: sostenibilità ambientale o economica?

Packaging e riciclo: sostenibilità ambientale o economica?

0
Packaging e riciclo: sostenibilità ambientale o economica?

L’adozione di misure di sostenibilità ambientale sta impegnando duramente l’intera filiera dei farmaci, già stressata da pandemia, carenze e rincari della bolletta energetica. Se è ragionevole immaginare che si proceda verso gli obiettivi di neutralità climatica per step graduali e che i successivi adeguamenti siano progettati in maniera specifica per ogni settore produttivo, il target rimane comunque ambizioso.
Ciò che emerge dalle esperienze di transizione green finora esaminate è che un approccio pragmatico è, come spesso succede, d’aiuto nell’identificare soluzioni in grado di dare il via a cicli virtuosi. Fare in modo, in sostanza, che gli adeguamenti necessari al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità non rappresentino un costo tout court, ma che rappresentino un investimento.

Un problema (ma grande) e tante piccole soluzioni

Da un punto di vista generale, il primo passo è quello, già intrapreso da tutto il settore, di individuare i punti di efficienza lungo l’intera catena del valore. Fin qui l’approccio è chiaramente vantaggioso, perché ottimizzare i processi garantisce benefici potenzialmente non trascurabili sotto il profilo dei consumi e, dati i prezzi alle stelle di materie prime ed energia, risparmi notevoli.

Un secondo intervento è quello rappresentato dall’efficientamento, che deve essere ben calibrato per assumere le necessarie caratteristiche di cost effectiveness.
Diversi analisti sposano, inoltre, l’idea di ispirarsi al modello tracciato dall’industria cosmetica, che presenta alcune significative affinità con quella farmaceutica.

I produttori di cosmetici hanno puntato sulla sostenibilità del packaging per ridurre l’impatto ambientale della loro attività senza intaccare gli standard di sicurezza. Sono numerose le soluzioni già applicate per i prodotti beauty.

 

Airless&Co

Fra le più interessanti, l’impiego di vasetti airless in carta o vetro, in grado di prevenire l’ossidazione e la contaminazione microbica del contenuto e di garantire precisione nel dosaggio. Gli airless promettono una vera e propria esplosione nel settore: Research&Markets, big delle ricerche di mercato, ha stimato che il mercato degli airless, oggi valutato intorno ai 3,2 miliardi di euro, dovrebbe superare i 7 miliardi entro il 2027, con una crescita media annua del 5,7%.

Altri esempi virtuosi sono l’utilizzo di materiali composti da RPet proveniente fino all’80% da bottiglie riciclate, le macchine termoformatrici-riempitrici verticali (che lavorano garantendo uno scarto industriale in produzione vicino allo zero), le fiale stand-up e squeezable, i contenitori termoformati in carta (differenziabili direttamente nel contenitore della carta), e il packaging biobased (realizzato con biopolimeri completamente riciclabili derivanti da risorse rinnovabili e materiali naturali non legati alla catena alimentare).
L’innovazione riguarda anche i processi produttivi: la sfida è quella di avere siti produttivi alimentati esclusivamente con energia da fonti rinnovabili e basati sull’utilizzo di macchinari 4.0 ad alta efficienza e ridotto impatto ambientale.

 

La normativa europea sul packaging waste

Nell’ambito del Green Deal, lo scorso novembre la Commissione europea ha presentato una proposta di Regolamento per il riciclo e il riuso degli imballaggi, che sono fra i prodotti che impegnano maggiori quantità di materie prime (il 40% della plastica utilizzata in UE, per citare un esempio) e che generano i maggiori volumi di rifiuti.

La proposta prevede di ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040 e, per usare un eufemismo, non è stata accolta con grande favore dai rappresentanti delle aziende.
Il fatto è che le recenti stime destano seria preoccupazione circa il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e autorizzano a ritenere che, in mancanza di provvedimenti seri da attuare al più presto, entro il 2030 in UE si registrerebbe (addirittura) un aumento (del 19% circa) del volume dei rifiuti provenienti dagli imballaggi (+ 46% se si parla di plastica).

Gli obiettivi della normativa sono quelli di prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio (anche imponendo più restrizioni e promuovendo il ricorso a elementi riutilizzabili e ricaricabili), promuovere il riciclaggio di qualità elevata (il cosiddetto “riciclaggio a circuito chiuso”, in modo da rendere tutti i packaging presenti nel mercato riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030) e ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie (aumentando l’uso della plastica riciclata attraverso obiettivi vincolanti).

Per rendere raggiungibili questi obiettivi, i formati degli imballaggi verranno standardizzati, la possibilità di riutilizzare i packaging sarà evidenziata chiaramente in etichetta e verranno vietati alcuni tipi di imballaggi monouso.
Malgrado la proposta sia stata descritta come un’opportunità commerciale per l’industria, soprattutto nella misura in cui potrebbe ridurre la dipendenza dalle risorse primarie e accorciare la supply chain, il mondo dell’industria ha reagito con molto scetticismo, anche alla luce dei rischi che tale normativa genererebbe in termini di sopravvivenza delle stesse aziende.

Vantaggi e difficoltà

I vantaggi prospettati dalla bozza del regolamento sono concreti. Aumentare l’efficienza del riciclo e del riutilizzo e stimolare modelli basati sull’economia circolare è un modo per disaccoppiare la crescita economica dall’utilizzo di materie prime vergini con ripercussioni positive sulla biodiversità e in generale sulla salute nostra e del nostro pianeta.

L’utilizzo di nuove materie prime, inoltre, implica spesso un acquisto legato a importazioni che rendono le aziende dipendenti da altri Paesi e dai combustibili fossili necessari alla loro produzione e al loro trasporto. E oggi più che mai i vantaggi di una maggiore indipendenza energetica ed economica sono evidenti, non solo dal punto di vista ambientale.
Certo, resta da valutare l’impatto negativo di una simile regolamentazione, che pone paletti logistici e temporali molto sfidanti, per la filiera del farmaco così come per gli altri settori coinvolti. Mentre il documento prosegue l’iter approvativo, la discussione tra associazioni di settore e Commissione europea è aperta.
La nuova normativa andrebbe ad affrontare molti punti irrisolti relativi a riciclo e riutilizzo dei materiali per il packaging: le deroghe previste per il settore farmaceutico saranno sufficienti?